Politica

Nuovo capitolo per Palazzo Gioia, il Comune punta all’acquisto di altri due appartamenti

Marianna Lotito
Marianna Lotito
Gli ambienti di Palazzo Gioia cui si riferisce la delibera
Approvata la proposta di prelazione per i due appartamenti al civico 32 di piazza Plebiscito: il primo di circa 360 metri quadri (10 vani) e il secondo di 247 (7 vani), entrambi dislocati al secondo e il terzo piano dell'edificio
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«Abbiamo visto altri due appartamenti di Palazzo Gioia e, ancora di più, ci siamo convinti: devono diventare patrimonio della nostra città. È sicuramente un atto impegnativo e se riusciremo a portarlo a termine richiederà ulteriori fondi. Significherà estendere quanto realizzato per gli ambienti già ristrutturati ma porterà un miglioramento generale del bene. Comporterà impegni successivi, ma il pregio storico e culturale è fuori discussione. O si decide adesso o non lo si potrà più fare».

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Con queste motivazioni il sindaco Mazzilli ha invitato il consiglio comunale a votare a favore della delibera per esercitare il diritto di prelazione sugli appartamenti al civico 32 di piazza Plebiscito: il primo di circa 360 metri quadri (10 vani) e il secondo di 247 (7 vani), entrambi dislocati al secondo e il terzo piano dell’edificio.

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La delibera è stata approvata con 16 voti a favore (sindaco, presidente Salerno, 12 consiglieri di maggioranza, Marcone e Loiodice), e tre contrari (Mazzone, Ventura e Di Tria). Unico voto del Pd a mancare all’appello è stato quello di Vito Bovino che, come si può vedere dagli ultimi 16 minuti della prima diretta video, aveva abbandonato l’aula dopo un’accesa lite che ha visto coinvolti i consiglieri Pomodoro e Amorese, il sindaco Mazzilli e il senatore Perrone.

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Prima che il Comune possa esercitare il diritto di prelazione tuttavia, come previsto dalla legge, è necessario che «Stato, Regione e Provincia rinuncino ad esercitare lo stesso diritto» come precisato dal segretario generale. Acquisito questo ulteriore passaggio il consiglio si riunirà nuovamente per deliberare la prelazione, probabilmente tra pochi giorni. L’urgenza di approvare lunedì la delibera era motivata dal fatto che, per legge, tale atto va licenziato entro venti giorni dalla denuncia fatta dal notaio alla Soprintendenza, in questo caso entro l’11 gennaio.

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Critica l’opposizione
nSebbene alla fine abbia votato a favore, Rosalba Marcone ha messo in luce una «ammissione di colpa del Comune. A pagina 3 della proposta di delibera – ha detto – si parla di un “ammasso di carte polverose abbandonate” che troverebbero sistemazione nei nuovi appartamenti. Una dicitura che potrebbe portare qualcuno ad impugnare questa delibera». Per prima inoltre ha sottolineato che la frase “in adiacenza della porzione di fabbricato già di proprietà del Comune di Corato” poteva essere attaccabile in virtù della sentenza del Tar per cui il Comune non è proprietario degli ambienti del Palazzo in cui è ospitata la mostra sull’800. Palesemente concordi sulla necessità di svincolare il nuovo atto anche Pomodoro e Tedeschi. Sullo stesso aspetto rifletteva anche Loizzo, che però ha abbandonato la seduta prima del voto, pur definendo «culturalmente valido il progetto».

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«Vorremmo anche capire in maniera tecnica quali sono gli interventi necessari da un punto di vista strutturale e di impianti» ha aggiunto Loiodice chiarendo fin da subito l’intenzione di approvare il punto a seguito dei necessari correttivi alla delibera inizialmente poco chiara in alcune parti.

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Per gran parte del consiglio si tratta di «un’opportunità da non perdere»
nIn sintesi «una proposta vista di buon occhio» da D’Introno, presidente della commissione cultura, in ragione del fatto che «i cittadini chiedono all’amministrazione di continuare su questa strada come si legge nelle pagine del libro che loro stessi stanno scrivendo dopo aver visitato il Palazzo».

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Attento a non incorrere in errori banali Pomodoro: «avendo vissuto un altro provvedimento simile, quello relativo alla parte del Palazzo che oggi ospita la mostra, dico che è opportuno non ripetere gli stessi sbagli. Se il più ignorante tra noi avesse letto gli articoli 60-62, si sarebbe evitato tutto quello che è successo dopo. Giacomo De Lillo all’epoca diede l’allarme». Da qui la proposta di precisare che si stia «procedendo ai sensi dell’art. comma 2 dell’art. 60 e fissando un importo pari alla base imponibile per importo di registro». Un’attenzione ai dettagli necessaria e richiesta anche da Caputo e da Filomena Maldera.   

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Le ragioni del voto a sfavore
n«Il nostro – ha esordito il consigliere Mazzone – sarà voto negativo: non vogliamo ripetere l’errore commesso con la delibera a favore dell’acquisto delle tombe di San Magno. I cittadini che ci hanno criticato avevano ragione: questa amministrazione è poco dinamica sulla produttività degli investimenti che fa, abbandona quello che compra. Non vediamo progettualità. Non si fa cultura con l’acquisto di un bene che poi non si sa gestire».

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Dalla Mazzone le prime valutazioni sugli aspetti economici: «leggiamo di un importo pattuito pari a 376mila euro (di cui 216mila – valore in permute indicato dalla Soprintendenza – e 160mila (valore compravendita da cedere in contanti), ma ritengo che la spesa necessaria sia superiore. Avrei preferito che la delibera chiarisse meglio intorno a quali importi, minimi e massimi, si aggirerebbe la spesa». Per comprendere con più precisione a quanto ammonterà l’investimento finanziario bisognerà attendere gli ulteriori sviluppi della procedura.

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Sintetico ma chiaro il pensiero di Di Tria: «voterò a sfavore perché Corato ha già dei beni per cui impegnarsi, non condivido questa spesa. Ci sono altre necessità più urgenti».

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mercoledì 11 Gennaio 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 17:40)

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