Cultura

“Sud e resistenza”, in un libro il grande contributo dei coratini alla lotta partigiana

La Redazione
Nunzio Marzocca
Pubblicato il saggio di Massimiliano Desiante, storico gravinese, che racconta le storie degli immigrati meridionali che parteciparono alla lotta antifascista nel settentrione
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Tutto è nato da una lettera di una giovane ragazza, emigrata ad Andorno Micca, testimone delle brutture della guerra dopo aver visto il corpo del padre fucilato davanti ad un cimitero nel luglio del ’44 dai fascisti. Quella ragazzina di 16 anni si chiamava Maria Nunzia ed era figlia di Felice Loiodice, partigiano coratino.

Da questa missiva, scovata sfogliando la rivista “Civiltà proletaria”, è partito il lungo lavoro di ricerca di Giacomo Massimiliano Desiante, ricercatore dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea “Tommaso Fiore” di Bari diretto dal professor Vito Antonio Leuzzi. In questi giorni è stato pubblicato il suo “Sud e resistenza. Storie mai raccontate” (Edizioni Dal Sud, 128 p.), un saggio che parte dalla vicenda di Felice Loiodice per approfondire l’apporto dato dagli immigrati pugliesi, in particolare coratini e minervinesi, sul fronte partigiano settentrionale.

«Quello della resistenza è un tema di strettissima attualità – spiega Desiante – che stavamo analizzando attraverso il nostro istituto dati del Piemonte. Abbiamo scoperto la presenza esponenziale di partigiani di Corato (112 in totale) sul territorio piemontese. Nel primo dopoguerra furono tanti i coratini che si stabilirono in provincia di Biella, in particolare nella Val Cervo come operati nelle fabbriche tessili. Emigravano a causa del grande disastro idrogeologico del ’22 e per le persecuzioni politiche. La lettera di Maria Nunzia e la storia di Felice Loiodice mi hanno portato, poi, ad andare più a fondo».

Due anni di ricerca attraverso fonti d’archivio, il fondo Ricompart, documenti dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri di Varallo e materiale procurato dalle famiglie. «Ho contattato diversi discendenti dei partigiani che hanno combattuto su quel fronte. A volte ho avuto fortuna, a volte no. Sono riuscito a trovare anche un partigiano ancora in vita: Giuseppe Miscioscia che oggi vive in Canada e ha 93 anni. Sul campo di battaglia si faceva chiamare Bercia».

Nel suo libro Desiante racconta le storie di tanti coratini (e non solo) che hanno contribuito alla causa, spesso morendo fucilati come Nunzio Strippoli, operaio attaccafili di Tollegno, ucciso a 19 anni. Talpa, il suo nome di battaglia, fu il titolo di un giornale stampato dalla sua brigata e a lui dedicato. Talpa fu anche battezzato il distaccamento della brigata che il 27 aprile del ’45 entrò nella Biella liberata.

Il volume, che fa parte di una collana dal titolo “Storia e società”, sarà presentato a Gravina, Bari, Roma e Biella ma è prevista anche una data a Corato in via di organizzazione. «È stato un percorso entusiasmante, emotivamente molto forte – racconta Desiante – Mirella, la figlia di Maria Nunzia Loiodice, ignorava la presenza della lettera scritta dalla madre, allora 15 enne, in quel momento di grande sofferenza. I coratini sono stati protagonisti nel territorio di Biella e i loro nomi sono ricordati attraverso strade, giardini e viali in quello che rappresenta un vero e proprio itinerario nei luoghi della memoria».

sabato 16 Novembre 2019

(modifica il 21 Luglio 2022, 10:36)

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salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
4 anni fa

C'è rispetto, da parte delle persone sensibili, verso chi si è immolato per un ideale, in particolar modo per chi l'ha fatto spontaneamente, e non spinto o influenzato da altri. I vincitori di qualunque tipo di conflitto stabiliscono poi quali siano stati gli ideali giusti (quelli loro) e quelli sbagliati (quelli degli avversari). Purtroppo l'oblio della Storia porta inevitabilmente ad accantonare, col tempo, ogni ricordo, e l'interesse della gente, più gli anni passano, più va scemando, se non tenuto in vita da celebrazioni e ricorrenze varie. Fra questi, gli argomenti riferiti alla seconda guerra mondiale: parlando in modo univoco di quel periodo si trascurano sfaccettature che più in là si sarebbero notate, fra le quali i motivi, ritenuti allora validi, per i quali entrammo in guerra.

Amnesia?
Amnesia?
4 anni fa

Parecchia gente imbecille ed ignorante non avendo subito o vissuto i crimini, gli orrori del fascismo aderisce a quella ideologia assassina. I fascisti e i loro seguaci erano e sono patrioti CON LA PELLE DEGLI ALTRI.

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
4 anni fa

“Amnesia?”, non specificando se abbia o meno conosciuto il periodo fascista, dimostra acredine verso coloro che seguono ancora quell'ideologia. Vorrei ribadire ancora una volta che la tendenza a destra si manifesta in un Paese, allorquando la stessa identità di quest'ultimo viene meno. La nostra formazione eterogenea, l'influenza della Chiesa che ha da sempre osteggiato la nostra unità, dato che aveva capito che sarebbe andata a discapito della sua realtà geografica secolare (lo Stato del Vaticano), una cultura ideologica che ha accelerato l'idea di Stato ampiamente assistenziale (si parla sempre di “diritti”, mai di “doveri”), un affossamento compiaciuto del nostro idioma e delle nostre tradizioni, ed altri fattori neganti il “senso dello Stato”, hanno favorito il sorgere della destra.

Mirella Recanzone
Mirella Recanzone
4 anni fa

Ho letto l'articolo è anche il libro che mi ha commosso molto leggere tante cose che in parte mi aveva raccontato la mia mamma Nunzia Loiodice che lei non era immigrata ma nata ad Andorno Micca Ringrazio di cuore Massimino per questo dono .

Antonio il biondo
Antonio il biondo
4 anni fa

Prima si combatteva per un ideale, oggi ci sediamo a ci mangiamo un bel primo abbondante con secondo e contorno. Nel frattempo alle nostre spalle Il governo mondiale ci sta schiavizzando e sta studiando il modo per rendere queste catene invisibili, così le nostre menti sempre più atrofizzate abbocchino con più facilità.!

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
4 anni fa

Marco, ormai tutto ciò che sa di destra, viene tacciato come fascista e reazionario. Riguardo a “Che tempo che fa”, già il fatto che ne parli, significa che lo conosci. Io non so nemmeno di che cosa si tratta.