I coratini e la liberazione dell'Italia

​«Voi ci uccidete, i nostri fratelli ci vendicheranno». La storia del partigiano Felice Loiodice

La Redazione
Nunzio Marzocca
Il ricercatore Giacomo Massimiliano Desiante, nel suo nuovo saggio storico, narra la vicenda del sovversivo coratino e ha anche il merito di ricostruire l'intensa trama migrativa che lega la comunità coratina con l'antifascismo
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«Voi ci uccidete, ma i nostri fratelli ci vendicheranno». A pronunciare questa frase, il 24 marzo 1944 dinanzi al proprio plotone di esecuzione, fu il coratino Felice Loiodice. Con quella stessa frase ha intitolato il suo nuovo saggio Giacomo Massimiliano Desiante, ricercatore dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea “Tommaso Fiore” di Bari diretto dal prof. Vito Antonio Leuzzi.

La storia di Felice Loiodice
Loiodice in Piemonte lavorava come operaio senza però rinunciare alle proprie idee. A causa delle sue opinioni subì la carcerazione e il confino a Tremiti; nei mesi dell’occupazione nazista e della lotta di liberazione nazionale fu catturato e poi fucilato nel cimitero di Tollegno.

Il sovversivo coratino era sposato con Maria Nichilo, sua e nostra concittadina, ed emigrata con la famiglia a Tollegno negli anni venti. Con lei ebbe due figlie, Maria Nunzia e Laura Lia. Pochi mesi dopo la fucilazione del padre nel luglio 1944, rispettivamente all’età di 16 a 14 anni, le due ragazze raggiunsero le montagne e si unirono ai partigiani della 2 Brigata Pensiero (in cui militano diversi coratini) assumendo i nomi di battaglia Mirca e Nadia. Alla fine della guerra si guadagnarono la qualifica di partigiane combattenti.

Il saggio di Desiante
Nelle prossime settimane il volume sarà in libreria, edito dalla casa editrice Edizioni del Sud di Bari. Frutto di oltre due anni di ricerca, narra la vicenda del sovversivo coratino ed ha anche il merito di ricostruire l’intensa trama migrativa che negli anni venti e trenta lega la comunità coratina con le Prealpi Biellesi (in particolare con la Valle Cervo), la cospirazione clandestina antifascista, gli scioperi operai del 1943 e la lotta partigiana.

«È una comunità che s’impiega largamente nelle fabbriche tessili del luogo ma che non manca di fornire il proprio straordinario contributo agli scioperi operai del marzo e del dicembre 1943 così come alla lotta di liberazione – spiega Desiante – Tra i tanti, oltre al Loiodice, una menzione particolare meritano il quindicenne operaio Alfonso Strippoli fucilato per rappresaglia a Tollegno nel dicembre 1943; l’operaio Nunzio Strippoli caduto eroicamente a Rassa a cui verrà dedicato un giornale partigiano stampato alla macchia e il distaccamento che per primo entrerà nella città di Biella liberta; il partigiano Luigi Patruno deportato e ucciso nel campo di Mauthausen; Nicola Montaruli figlio di coratini fucilato a Mottalciata insieme ad altri 18 partigiani a cui in Andorno ha intitolato un giardino pubblico; Raffaele Loiodice fucilato per rappresaglia a Tollegno il 24 marzo 1944.

Numerosissimi i combattenti per la libertà impegnati nelle brigate della zona: i fratelli Miscioscia, il comandante di distaccamento Felice Masciavè, Sabino Menduni, Gennaro Caputo, Vincenzo Arbore, Luigi e Aldo Arresta, Cataldo Paganelli, Antonio Vivoli, Giuseppe Bruni, Vito Quinto, Francesco Tarricone, Donato Settilo, Nicola Bove, Salvatore Marcone, Nunzio e Francesco Marzocca, Vincenzo Varesano, Salvatore Capazza».

Il saggio risulta un contributo estremamente rilevante sia sul piano quantitativo che qualitativo in cui emergono profili esemplari quali il barese Vincenzo Lazzo impiccato per rappresaglia al Ponte della Pietà presso Quarona, il gioiese Cardetta Nicola “Tigre” fucilato a Rassa assieme ad altri dieci partigiani, i minervinesi Lombardi Michele “Buk” e Di Palma Giovanni “Gorilla” caduti in combattimento il primo a Rassa il secondo a Strona, i fratelli di Peschici Biscotti Vincenzo “Mitra 1” e Antonio “Mario” deceduti in uno scontro a fuoco a Pollone.

mercoledì 24 Aprile 2019

(modifica il 21 Luglio 2022, 21:10)

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Giuseppe Quercia
Giuseppe Quercia
5 anni fa

Sarebbe il caso di intitolare una strada a questo nostro concittadino coraggioso

Pippo Pippo
Pippo Pippo
5 anni fa

Raccontate queste storie ai nostri tracotanti e viziati ragazzi di oggi…

nerdrum
nerdrum
5 anni fa

Gazzetta dello Sport di oggi 24/04/2019: “Onore a Benito Mussolini”. …..sono stati proprio alcuni ultrà…. a srotolare un lungo striscione inneggiante al Duce a Milano……e tutto questo alla vigilia del 25 aprile, festa della Liberazione….. c'è chi non riesce a vivere in pace con se stesso e con il passato. La chiamano cultura della “memoria”, ricordare per non ripetere gli stessi errori, ma c'è chi vive nel ricordo anche per riproporli gli stessi errori, come si può vedere.

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
5 anni fa

Solo per ragioni storiche, occorrerebbe anche illustrare i motivi per i quali nacque il Fascismo in Italia. Essi sono riconducibili a quattro fattori: i disordini sociali che ci furono alla fine della guerra; l'incapacità decisionale di Vittorio Emanuele III; la contrapposizione atavica tra le classi sociali; le lacerazioni interne e la debolezza del partito socialista. Il riaffiorare del mito di Mussolini è indicativo del malessere che alberga in alcuni nel vedere il caos che regna sempre più in modo ampio, esaltato dall'apparente incapacità o impossibilità di gestire l'Italia con metodi “normali”. Prova ne è il numero dei governi succedutisi, quasi uguale a quello degli anni della Repubblica. Per i più, tutto questo è giusto e democratico che avvenga. Per i meno, no.

Lucio nichilo
Lucio nichilo
5 anni fa

Era mio zio. Marito della sorella di mio padre.