L'intervista

Ettore Loconsolo, un sogno in maglia azzurra

Roberto Ferrante
Ettore Loconsolo
Biscegliese di nascita ma ciclisticamente (anche) coratino ha portato negli ultimi due anni i colori neroverdi sui podi più importanti d'Italia
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Dal maestro, Maurizio Carrer, all’allievo gli anni di differenza sono esattamente 34, ma a lungo tempo il primo ha tenuto il passo del secondo in allenamento, salvo poi dover rifiatare verso la fine della stagione, quando il giovane Ettore Loconsolo ha preso il volo, entrando nel giro della nazionale italiana di ciclocross. Loconsolo, biscegliese di nascita ma ciclisticamente (anche) coratino ha portato negli ultimi due anni i colori neroverdi sui podi più importanti d’Italia e ora, passato juniores nella formazione lucana CPS Professional, non solo non rinnega le sue origini, ma continua ad allenarsi qui da noi, con i compagni di sempre. Ecco lo spaccato di una delle più giovani maglie azzurre a pedali della Puglia ciclistica di sempre.

Per la seconda volta in poco tempo porti la Puglia con onore nel mondo, vestendo la maglia azzurra. Sei consapevole di questa responsabilità, che resterà legata a te sino all’inizio della prossima stagione?
«Vestire la maglia azzurra è difficilissimo, e non parlo solo del peso della responsabilità. Arrivarci è già un traguardo, fatto di tanta determinazione e soprattutto costanza negli allenamenti; è una responsabilità molto grande poiché il CT e tutto lo staff della nazionale investono su noi giovani promesse. Io personalmente sono molto motivato e punto a migliorare il piazzamento ottenuto alla mia prima presenza in maglia azzurra in Coppa del Mondo, confidando in cuor mio nella partenza al Mondiale».

Porti nel cuore un gran bel pezzo di “coratinità”. Cosa ti lega a questa città?
«Sono legato a doppio filo grazie al Team Eurobike, con i Carrer lui ho vinto ben 2 maglie rosa del Giro d’Italia Ciclocross e 2 campionati italiani in due anni consecutivi. Sono stati fondamentali per la mia crescita e, di riflesso, tutto l’ambiente ciclistico coratino».

Via Gravina: un campo, tanta terra, qualche albero e nessuna struttura. Cos’ha di speciale quel luogo?
«Si può definire un percorso completo di tutte le difficoltà che si possono trovare in ogni tipologia di gara; partendo dagli ostacoli per poi passare dalle collinette, contropendenze, curve da aggredire in velocità, scale, e rettilinei. È studiato nei minimi dettagli da Maurizio Carrer!» conclude ammiccando. A buon intenditor…

domenica 19 Gennaio 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 8:14)

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