Spettacolo

​Una vedova (r)allegra il teatro comunale

Angela Iannone
​Una vedova (r)allegra il teatro comunale
Tripudio di eleganza e allegria nel quinto appuntamento della stagione Teatro Pubblico Pugliese
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Un’esplosione di eleganza, raffinatezza ed emozioni per “La vedova allegra” andato in scena ieri sul palco del teatro comunale. La Compagnia Italiana di Operette, con l’egregia direzione artistica di Flavio Trevisan, regala al pubblico uno spettacolo frizzante, vivo e coinvolgente.

L’opera classica di Victor Leòn e Leo Stein musicata da Franz Lehar, andata in scena per la prima volta nel 1905, è stata rivisitata, rinnovata e ammirabilmente contestualizzata.

La trama è la stessa, la storia si svolge all’interno dell’ambasciata di Pontevedro. La ricca vedova Hanna Glawari è fortemente contesa da conti e principi a causa della sua ricca eredità. Il Barone Zeta, tuttavia, incaricato dal sovrano e supportato, o meglio sopportato dal segretario Njegus, cerca di combinare il matrimonio tra la vedova e un compatriota, affinché la sua eredità entri a far parte delle casse dello Stato.

Da qui una serie di vicissitudini, tra promesse, sospetti, gelosie e tradimenti si susseguono e si caricano di potente ironia e frivolezza. Ondeggiano nella dimensione di un sogno sfumato di malinconia, soprattutto quando a causa di un equivoco il matrimonio tra la vedova e il Conte Danilo sta per saltare, tuttavia il lieto fine riesce a trionfare. E cosa, dunque, può essere più attuale di una storia imperniata su crisi economiche, stipendi mancati, matrimoni di convenienza e intrighi amorosi?

Lo spettacolo intervallato da musiche e balli coinvolgenti, prende per mano gli spettatori immergendoli nella dimensione della Bella Epoque degli anni ’20, tanto magica e sognante, quanto lontana. In particolare, è l’interpretazione di un cast ben compatto e armonico; della calda e duttile voce sfoggiata dai protagonisti, che cantano live, tra cui il soprano Hanna (Clementina Regina), il conte Danilo (Massimiliano Costantino), il Barone Zeta (Riccardo Sarti), la Baronessa Valencienne (Irene Geminatti Chiolero), il conte Camille (Vincenzo Tremante) la Contessa Prascowia Bogdanowitsch (Daniela D’Aragona), il Conte Bogdanowitsch (Riccardo Ciabò), di Cascada (Danilo Ramon Ginnini); la sublime leggiadria della danza di St- Brioche (Stefano Rufini) assieme al corpo di ballo Ensemble Nania Spettacolo composto dalle versatili ballerine Giada Lucarini, Martina Alessandro, Martina Coiro, Erika Pentima, Idiana Perrotta e Raffaella Siani; ad annullare la dimensione spazio- tempo tra palco e platea. E così il pubblico si ritrova a battere le mani a ritmo di “È scabroso le donne studiar”.

I ritratti psicologici e le situazioni sceniche tipici degli anni ’20 si rispecchiano e trovano concretezza nei costumi, curati da Eugenio Girardi, meravigliosamente sofisticati, eleganti, scintillanti e briosi che valorizzano la strepitosa presenza scenica dei personaggi. Spiccano infatti, in una scenografia costituita da pareti dai colori caldi e avvolgenti, che ripropongono i corridoi dell’ambasciata da cui entrano ed escono i protagonisti.

Gli stessi non smettono mai di comunicare, lo fanno anche quando non tocca a loro recitare, conferendo maggiore vitalità e autenticità alla scena. Si guardano, comunicano, sorridono, ognuno di loro ha il proprio posto sulla scena, rispondono alle battute anche solo con la mimica facciale che lascia percepire chiaramente i loro pensieri, come se nulla sembrasse costruito o stereotipato, bensì regalano un quadro perfetto, immortalato nella sua assoluta naturalezza interpretativa.

La dimensione colta ed erudita tipica della realtà di ambasciata da Belle Epoque incontra, senza contrapporsi, anzi intersecandosi perfettamente, quella dei nostri tempi, “media”, ironica e arrancata, personificata dal meraviglioso Njegus (Claudio Pinto), fedele segretario del Barone, un giullare, un pasticcione a causa della sua momentanea dislessia, che resta al fianco del suo “padrone” anche se non pagato. La straordinaria comicità di Njegus, i suoi doppi sensi, il suo voler dire e non voler dire la verità, il suo voler assecondare in tutto il suo Barone, divertono il pubblico, che ride, lo ama, applaude e si rivede in quella sarcastica realtà.

Così, alla fine dello spettacolo, la compagnia saluta il pubblico, che entusiasta apprezza, esce dal teatro fischiettando “è scabroso le donne studiar”, e porta a casa con sé una mole di allegria, eleganza e straordinaria bellezza teatrale.

giovedì 30 Gennaio 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 7:50)

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