Spettacolo

“Zio Vanja”, al Comunale il grande classico di Anton Čechov

La Redazione
“Zio Vanja”
Uno spettacolo con la regia di Roberto Marafante. In scena: Marianna di Pinto, Marisa Eugeni, Mariella Parlato, Pino Fusco, Maria Elena Germinario, Marco Grossi, William Volpicella, Enzo Toma, Alessandro Anglani
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Venerdì 16 febbraio il teatro comunale ospita Zio Vanja di Anton Čechov. Alle 21 (porta 20.30) inizierà la rappresentazione di un grande classico, una nuova produzione della compagnia Marluna Teatro di Trani.

Una operazione culturale nata per scandagliare le sfumature dell’animo umano, rievocare passate atmosfere, conflitti individuali ed economici, “un quotidiano” d’altri tempi ma assolutamente sempre attuale attraverso un grande classico della drammaturgia mondiale. Lo spettacolo, sostenuto e prodotto dall’associazione culturale Marluna Teatro, è ideato dall’architetto e scenografo Massimo Marafante.

Le sue scene segnano uno spazio da abitare, mentre il tempo di Čechov si manifesta nell’immobilità di vite che scorrono nell’attesa di esiti che non corrisponderanno mai alle ambizioni dei protagonisti, soggetti alle influenze più negative delle grandi domande esistenziali. La regia dello spettacolo è affidata al romano Roberto Marafante, il cui taglio registico parte dalla consapevolezza della straordinaria contemporaneità dell’autore. Le azioni sulla scena si compongono come foto in un album o in un diario, evocando i momenti salienti di una vita famigliare. Tutto è drammatico e ridicolo allo stesso tempo, mai eroico, sempre capace di raccontare gli inciampi che spesso soffocano le passioni, riducendole a silenziose sconfitte.

Nella nuova produzione nove attori professionisti, Marianna di Pinto, Marisa Eugeni, Mariella Parlato, Pino Fusco, Maria Elena Germinario, Marco Grossi, William Volpicella, Enzo Toma, Alessandro Anglani, scelti tra le migliori compagnie pugliesi e capaci di rappresentare al meglio un panorama artistico vitalissimo. In scena sperimenteranno una doppia lettura del testo cechoviano, mirando a mettere in luce due aspetti complementari della scrittura dello grande drammaturgo russo: il realismo verosimile e la struttura drammaturgica che lo determina come una partitura di voci.

Čechov è certamente attuale. «Lo è perché i suoi personaggi si pongono delle domande importanti: chi siamo, dove andiamo, qual è il senso della nostra vita. E mentre si pongono questi alti quesiti, consumano il loro tempo, la vita stessa, nella complessa banalità del quotidiano, di un fare pratico, necessario, piccolo e spesso inutile, non sanno come risolvere questa dicotomia. Tutto ciò è drammatico ma anche ridicolo e soccombono nella sproporzione tra pensiero e azione.

Per questo il loro immolarsi non è mai eroico o, meglio, è eroico come può essere eroico condurre la propria esistenza quotidiana, ma nulla più. Sulla scena non c’è la realtà, ma il verosimile. Čechov ci mostra solo la porzione di un segmento, di cui noi non vediamo l’inizio e la fine, il prima e il dopo, non c’è unità di tempo e azione, anzi spesso la categoria spazio-tempo non è definita, ma quello che vediamo è sufficiente a rappresentare in modo emblematico il tutto. Sta a noi ricomporre i frammenti e, come in un gioco interattivo dargli un senso: il nostro. Senso che forse coincide con quello dei personaggi, immettendoci, se così fosse, su un binario che congiunge passato, presente e futuro» scrivono da Marluna.

mercoledì 7 Febbraio 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 20:02)

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