L'intervista

Pierdavid Palumbo, il crooner che rivisita lo swing in chiave elettronica

Angela Iannone
Pierdavid Palumbo
Figlio d'arte di Gian Belmondo, Pierdavide Giuseppe Palumbo nasce a Trani il 15 novembre 1991 ma vive stabilmente a Corato da anni
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L’identità di un genere musicale spesso è il risultato del connubio di fattori come sonorità, stile, argomenti che diventano riconoscibili da un pubblico di ascoltatori. Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla nascita e all’evolversi di fenomeni musicali differenti tra loro, molti dei quali sono il risultato della rivisitazione di vecchi generi musicali ripresi e riscritti secondo i beat moderni.

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Quello di Pierdavid Palumbo è un genere musicale molto originale e creativo. Confermandosi come il primo electro crooner al mondo, Pierdavid è un artista musicale capace di reinterpretare un genere che, evolvendo dallo swing e dallo stile dei crooner degli anni cinquanta, confluisce in un nuovo sound che abbraccia i suoni della vecchia scuola con i beat più moderni, rendendolo ballabile e bilanciato.

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Figlio d’arte di Gian Belmondo, Pierdavide Giuseppe Palumbo nasce a Trani il 15 novembre 1991 ma vive stabilmente a Corato da anni. A soli sei anni debutta con il padre nel primo cd intitolato Lucky event. Il duetto riscuote un enorme successo, aprendo le porte dorate di Las Vegas. Nel 2014 produce un brano inedito dal titolo My life with you pubblicato nell’album The thinkerist. Successivamente partecipa a un concorso musicale indetto dalla Pierre Mendès‐France University di Saint Martin d’Hères, realizzando ex‐novo testo e arrangiamento della celebre Les petits papier di Régine. La sua originalissima reinterpretazione si aggiudica il premio per la migliore creazione artistica.

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Prodotto dall’etichetta discografica Sifare Publishing di Roma, nel 2017 pubblica Street life, canzone di Randy Crawford. Il brano, arrangiato da Francesco Digilio e accompagnato dal sassofonista Eric Daniel, è una nuova versione smooth jazz che ottiene il riscontro di un pubblico internazionale.

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Nel 2018 Pierdavid vola a Cuba con il padre. I due producono un nuovo duetto dal titolo That’s life, father and son. Nel 2019 è la volta de Historia de un amor, in un’inedita versione latin pop cantata in duetto da padre e figlio. Per la prima volta in assoluto il brano viene contemporaneamente eseguito in due lingue differenti: una parte in spagnolo affidata alla voce di Gian Belmondo e l’altra parte in inglese interpretata da Pierdavid che, per la speciale occasione, crea ad hoc una nuova sequenza delle sue parti vocali donando alla canzone un sound alternativo.

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Altre produzioni sono a Budapest con (They long to be) Close to you di Burt Bacharach, in una versione soft jazz molto apprezzata, e con il brano natalizio dal titolo Have yourself a Merry little Christmas. All’inizio del 2020 Pierdavid spopola con la sua Havana, a cui fa seguito una nuova ispirazione musicale: My way in chiave electro swing.

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Un giovane dalle mille sfaccettature artistiche, capace di fare propri i linguaggi della musica, del ballo e del teatro. La sala di registrazione di suo padre è il suo laboratorio dove Pierdavid prova, inventa e sperimenta la musica, dando sfoggio alla sua incredibile capacità di rendere contemporanei brani storici, attraverso uno stile energico, brioso, in pieno mood electro swing.

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Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo della musica? E come ti sei avvicinato a questo genere?

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Ho mosso i miei primi passi nella musica grazie a mio padre, noto artista tranese, Gian Belmondo. Nel lontano ‘96 cantavo e ascoltavo i suoi dischi. Lo guardavo in tv e mi sentivo fiero, volevo essere come lui e condividere con lui questa passione. Quando nel ’97 abbiamo inciso Lucky event, io avevo solo sei anni. Abbiamo riproposto brani come Fly me to the moonCome fly with me di Frank Sinatra. Fu un grande successo, perché quei brani cantanti da un bambino erano una grande sorpresa per il pubblico. Da lì è arrivata la grande occasione di esibirci a Las Vegas e poi su tanti altri palcoscenici. L’electro swing è un genere che sto sperimentando in particolar modo da circa un anno. Ho sempre cantato canzoni originali swing, poi, ascoltando i vari strumentali del genere, mi son chiesto: perché non metterci la voce? Ho scoperto che esiste solo una voce femminile che canta su questi strumentali, quella di Emerald, il resto sono solo brani remixati dai dj.

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A quali altri artisti ti piace ispirarti e ascolti?

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Ascolto molto anche Tom Jones, Dean Martin, Perry Como e altri artisti che ascoltavo da piccolo con papà.

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Parliamo del tuo ultimo singolo. Una rivisitazione briosa ed energica di My Way di Sinatra. Come è nato?

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My way è una canzone molto triste, ma stupenda. La rivisitazione in chiave electro swing può a tratti spiazzare, a tratti rappresentare un grande rischio. Potrebbe sembrare folle rendere ballabile una canzone triste, ma penso sia importante che noi giovani non dimentichiamo le radici della musica, per questo bisogna reinventarsi. La musica di Frank Sinatra è intramontabile, senza tempo. Il contrasto che si crea tra la vecchia scuola di My Way e i beat moderni dell’electro swing è una grande novità, in questo caso. È stato Francesco Digilio (musicista e compositore dell’etichetta discografica SiFaRe Publishing di Roma) a indicarmi questa canzone. Inizialmente ero molto titubante, proprio perché si trattava di rendere ballabile una canzone molto triste, ma quando Francesco mi ha passato il suo arrangiamento, ne sono rimasto subito entusiasta e l’ho sentito molto affine a ciò che volevo creare. Ho registrato il brano nella sala di registrazione di mio padre e collaborando a distanza con Francesco, l’abbiamo subito lanciata su Spotify. A causa delle restrizioni del Covid, solo dopo qualche mese abbiamo realizzato il videoclip. Si tratta di un video molto particolare, in cui partecipano ballerini italiani, francesi e tedeschi, che hanno voluto condividere con me questo progetto. Il filmato è stato realizzato da Roberto Mangione e Glauco Sardone, mentre il montaggio è di Enzo Marcone.

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Cosa rappresenta per te la musica?

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La musica per me è vita, vivo e lavoro con la musica. Quando canto so di essere completamente me stesso. Sia che la si ascolti, sia che la si componga, la musica fa bene all’anima. Amo la musica perché puoi sempre ricrearla, reinventarla ed è sempre una continua scoperta, un continuo turbine di emozioni. Infatti, vorrei dedicare My Way a mia nonna, che proprio recentemente è andata via. Anche lei amava molto questa musica ed è stata la mia fedele compagna in questo meraviglioso percorso di crescita musicale.

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E tuo padre? Cosa ha rappresentato nel tuo percorso artistico?

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Mio padre è stato ed è fondamentale, perché grazie a lui è iniziato il mio percorso musicale. Lui è il mio inizio, la mia fonte di ispirazione primaria. Lui mi ha trasmesso l’incredibile passione di un’epoca molto lontana: quella dell’America degli anni 60 e 70. Ho ereditato la sua voce e il suo stile da gentleman, che spero di continuare a coltivare. La mia ambizione più grande, infatti, è quella di portare avanti e far conoscere questo genere musicale, creando nuove cover e, perché no, brani originali.

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In un momento particolare come questo, dove non ci sono concerti o esibizioni, come un artista riesce a valorizzare la propria arte?

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Grazie ai social network. Per ora purtroppo sono l’unica via per esibirsi e interagire con il pubblico. Spesso faccio delle dirette live su Instagram. Al momento non ci è possibile programmare nulla, ma non appena sarà possibile, vorrei tornare a suonare sui palcoscenici e regalare le emozioni della musica alla gente dal vivo.

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domenica 14 Marzo 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 10:26)

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Vincenzo Quinto
Vincenzo Quinto
3 anni fa

Bravo, bravo e bravo!

Fabio T
Fabio T
3 anni fa

Grande David!!! Un caro abbraccio

Gerardo Battigaglia
Gerardo Battigaglia
3 anni fa

Grande David