Politica

Storia di un diritto negato. «Sei in quarantena? Non puoi votare alle comunali»

La Redazione
La polizia locale di Corato scorta il furgone con il seggio speciale Covid
Per coloro che hanno avuto la sfortuna di restare impigliati nella rete del virus perché positivi, in isolamento o in quarantena, oltre al danno c'è la beffa di non poter votare per le comunali, ma solo per regionali e referendum
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Se le elezioni sono la massima espressione della libertà, quella che stiamo per raccontarvi è – di fatto – la storia della negazione di un diritto. Il diritto di voto, nella fattispecie.

Sì, perché ai tempi del covid anche il voto sembra non essere più un diritto pienamente garantito. Non per tutti, fortunatamente. Ma solo per coloro che hanno avuto la sfortuna di restare impigliati nella rete del virus perché positivi, in isolamento o in quarantena. Per tutte queste persone infatti – migliaia in tutta la Puglia e tante anche anche a Corato – oltre al danno c’è la beffa di non poter votare per le elezioni comunali, ma solo per le regionali e il referendum.

Chiariamo. La procedura, per chi non ha la possibilità di presentarsi personalmente al seggio, esiste e si chiama voto domiciliare. In questo caso, su richiesta dell’elettore, i componenti di un seggio speciale – opportunamente bardati e protetti – si recano a casa della persona interessata e le consentono di votare. Ma la stortura è dietro l’angolo.

Chi è bloccato a casa per questioni legate al coronavirus è di fatto equiparato, secondo quanto stabilito dal Ministero dell’Interno, a una persona ricoverata in ospedale. In un ospedale covid, evidentemente, che per la Puglia, al momento, è il Policlinico di Bari. In soldoni: qualunque persona isolata in casa a Corato (e in qualunque altro comune in cui si svolgano le amministrative) per una motivazione di questo tipo, a livello burocratico è come se si trovasse in un letto del Policlinico.

Dall’ospedale barese, dunque, parte il seggio speciale diretto nelle abitazioni di chi si trova in isolamento. A Bari, però, non si vota per le comunali, ma solo per le regionali e il referendum. E – conseguenza amara quanto assurda – solo queste due sono le schede per cui è possibile esprimere la propria preferenza. Paradossalmente, ci è stato spiegato da alcuni funzionari, se a Bari si fosse votato per il sindaco, un coratino in quarantena avrebbe potuto votare per il sindaco del capoluogo ma non per quello di Corato.

Tutto questo, a quanto sembra, perché sarebbe problematico effettuare lo spoglio delle schede che, dopo essere state ritirate dal seggio speciale, vengono scrutinate a Bari.

Emblematica la testimonianza di una delle persone coratine attualmente in quarantena perché positiva al coronavirus.

«”Il diritto di voto non può essere limitato”: lo dice l’articolo 48 della Costituzione italiana ma lo negano i fatti. Almeno per noi che abbiamo contratto il Covid19 e per i nostri contatti stretti» scrive in una lettera alla redazione.

«Io sono a casa già da 13 giorni e come me sono bloccati presso il loro domicilio amici e parenti; grazie al cielo stiamo tutti bene, ma ancora molti attendono di essere sottoposti al tampone o di riceverne il risultato. Mi concedo di stendere un velo pietoso sui tempi di gestione della “questione tamponi” ma un commento è doveroso: se va così in questo periodo “tranquillo” in termini di contagi, cosa potrà avvenire nel prossimo autunno?

Alcuni dei contatti hanno già ricevuto il provvedimento di isolamento domiciliare fiduciario fino all’arrivo dell’esito del tampone. Altri, tanti, non ancora. E sapete cosa accade in questi casi? Che siamo considerati tutti “ospedalizzati Covid”, come se fossimo ricoverati a Bari.

Cosa significa questo? Che sì, dopo una serie infinita di telefonate, email e richieste, chi ha avuto il provvedimento può esercitare il proprio diritto di voto a domicilio ma – e qui si arriva al livello più alto di assurdità – solo per la competizione regionale e per il referendum: per le comunali no. Il motivo? Nella città di Bari (Comune in cui si trova l’ospedale per noi positivi al Covid e per i nostri contatti) non si vota per eleggere il sindaco e per questo tutti noi che siamo sottoposti al provvedimento non possiamo votare.

Il seggio speciale che dovrebbe raggiungerci da Bari a casa per consentirci di esercitare il nostro diritto di voto, ci porterebbe solo due schede: non potremmo quindi esprimere la nostra preferenza per il sindaco della nostra città ed i consiglieri.

Riuscite ad immaginare quante persone non potranno votare per le amministrative a causa di questa situazione? Com’è possibile che nessuno se ne sia preoccupato prima? La data delle votazioni è nota ormai da mesi, perché si è arrivati a questo punto? Quello che fa rabbia è, in primis, l’assenza di chiarezza: le risposte spesso cambiano da persona a persona, da impiegato a impiegato, e a farne le spese siamo sempre noi cittadini. E quando si arriva a parlare con i vertici, del Comune, della Asl e della Prefettura di Bari, la risposta è che non c’è soluzione perché – pare – che il vero problema sia lo spoglio delle schede.

Non so quanti nella mia situazione si stiano ponendo questo problema. Ma io mi permetto di rivolgere un appello ai miei concittadini: andate a votare, fatelo anche per noi che non possiamo farlo».

lunedì 21 Settembre 2020

(modifica il 20 Luglio 2022, 21:14)

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