«Un sindaco che diventa tale grazie all’appoggio di quei partiti che lui considera vecchi, assume un comportamento da traditore». Ipse dixit Pasquale Pomodoro, segretario di Direzione Italia, a margine della conferenza stampa organizzata dal partito per spiegare i motivi che hanno portato alle dimissioni dei consiglieri e, di conseguenza, alla caduta dell’ormai ex sindaco Pasquale D’Introno.
A parlare sono stati sia Pomodoro che il capogruppo Filippo Tatò. In anche i consiglieri di maggioranza che hanno firmato le dimissioni. In seconda fila l’ex senatore Luigi Perrone e altri esponenti di spicco del partito.
Pomodoro esordisce tracciando il percorso che ha portato al terzo scioglimento anticipato del consiglio comunale in sei anni, iniziando dall’individuazione di un candidato proveniente dalla società civile fino alla vittoria al ballottaggio contro Claudio Amorese. In mezzo le primarie con Menduni e l’esclusione dalla competizione elettorale di Lega e Forza Italia per un vizio di forma.
«Ma anche grazie al contributo di Lega e Forza Italia siamo riusciti ad esprimere un sindaco di centrodestra» racconta Pomodoro. «Mai come questa volta abbiamo avuto una coalizione coesa e granitica. Abbiamo pensato di inserire questi due partiti in giunta perché hanno lavorato anche loro alla stesura del programma e avevano tutto il diritto di portarlo avanti in consiglio comunale. Il sindaco uscente non si è mai proposto per dire la sua sulla composizione della giunta, anzi, ci ha ringraziato e ha affidato a noi il compito di costruirla. Addirittura, a parte il primo incontro, non ha più preso parte alle successive riunioni».
Il 21 luglio qualcosa cambia, anche se per alcuni il sentore di uno scollamento tra sindaco e parte della maggioranza è già nell’aria. «Noi abbiamo conosciuto due sindaci» dice ancora il segretario di Direzione Italia. «Il 21 luglio, giorno precedente il primo consiglio comunale, veniamo chiamati a ritirare le deleghe assessorili. Cinque assessori su sette, senza Forza Italia per una presunta incompatibilità sulla persona indicata e la Lega che non aveva ancora fornito il nominativo. Non ritiriamo le deleghe e chiediamo al sindaco di comporre una giunta completa prima di presentarla. Eravamo d’accordo nel trovare un’alternativa per Forza Italia e di posticipare i punti all’ordine del giorno del consiglio del 22 luglio».
«Il giorno successivo il segretario comunica le dimissioni del sindaco» continua Pomodoro. «Perplessi, decidiamo di lasciare l’aula. Qualche giorno dopo il sindaco nomina la sua giunta con tre elementi di sua fiducia, contravvenendo all’accordo pre-elettorale di nominare solo assessori politici. In questo momento ci siamo resi conto della volontà del sindaco di isolare Direzione Italia. Si parla tanto di poltrone. Bene, noi non abbiamo volutamente eletto il presidente del consiglio per poter partire bene, non a metà. A quel punto il capogruppo Tatò annuncia che i consiglieri del partito non prenderanno più parte all’assise se prima non si fosse azzerata la giunta. Aspettiamo che il sindaco dia qualche segno a noi e alla città, ma si susseguono soltanto sedute inconcludenti. Il sindaco ha cercato di ricomporre la crisi, provando a pescare all’interno del nostro partito offrendo posizioni da consigliere delegato e gestioni della cosa pubblica e lanciando appelli nei confronti delle minoranze».
Si arriva agli ultimi giorni. «D’Introno si è dato il colpo di grazia da solo, quando ha accolto nel suo ufficio alcuni cittadini esponenti del movimento “Liberiamo la città” e ha dichiarato di essere lui lo strumento per liberare la città dalla vecchia politica. Ma se quella vecchia politica ti è servita per diventare sindaco perché non ci hai cacciato prima ma solo dopo essere diventato sindaco? Ci siamo dati il 5 settembre come data limite entro la quale avremmo scelto se utilizzare lo strumento della firma o della sfiducia. Quindi il sindaco si è allarmato e ha chiesto aiuto alle direzioni regionali e provinciali del partito. Poi il 4 settembre si flette e si dichiara disponibile ad azzerare la giunta, lui che ha sempre detto di non voler fare passi indietro. Vi sembra un atteggiamento serio?».
«È stata una scelta dolorosa – è il turno di Tatò – ma inevitabile quella delle dimissioni collettive. Ha posto la parola fine ad un’esperienza meravigliosa, durata fino al 21 luglio quando il sindaco si è tirato fuori dalla sua maggioranza dopo aver condiviso fermamente tutte le decisioni della coalizione. Il 28 ci aspettavamo una sua presa d’atto e una decisione in merito, ma ha continuato a non vedere la crisi che ha creato lui stesso. A quel punto la responsabilità ce la siamo dovuta prendere noi».
Quanto all’apertura di D’Introno che la sera del 4 settembre si è detto disposto ad azzerare la giunta, Tatò ha chiarito: «abbiamo atteso fino alle 12 del giorno dopo che l’azzeramento venisse effettuato, ma niente. Quindi abbiamo proceduto con le dimissioni».
«Nessun legame tra la revoca del segretario generale e le dimissioni dei consiglieri» precisa quindi Pomodoro.
Ma come esce il centrodestra da questa lunga telenovela, in vista della prossime elezioni? «Chiediamo scusa per non aver saputo scegliere la persona giusta» ha dichiarato Pasquale Pomodoro. «Per il futuro adesso è presto, abbiamo ancora tanto da meditare».
L'errore, di ingenuità o di intransigenza, vi è stato da entrambe le parti: “Direzione Italia” ha scelto, afferma, l'uomo sbagliato, il sindaco, la coalizione sbagliata. E' chiaro che doveva essere il secondo a fare un passo indietro, perché sapeva che senza tale coalizione non sarebbe andato da nessuna parte. E' emerso comunque l'errato concetto che, da studioso di Politica, ho sempre evidenziato: altrove, in Europa, lo Stato (comprendendo le esigenze del popolo in senso lato), è prioritario nei confronti delle singole persone, da noi avviene tutto il contrario. I personalismi accentuati non permettono infatti che si scenda a compromessi, dando spesso inizio a quel patetico scambio di accuse, che caratterizza da sempre la improduttiva politica italica.
Ora mi aspetto la conferenza stampa del sindaco dimissionario possiamo così ricostruire il puzzle. Complimenti per la variegata platea presenti anche qualche rimanenza di FDI. Ora voglio dire si legge nell’articolo accordi pre elettorale, accordo sulla giunta e nomina degli assessori già decisa e la procura a tutto questo può intervenire?
avete visto? era meglio non dire nulla. non credo che lo scenario e il retroscena che avete rappresentato equivalgono ad una zappata sui piedi…
Per direzione Italia un sindaco deve essere un impiegato al vostro servizio e sevizio? Strano modo di servire tutti i cittadini.
Evidentemente l'elezione di D'Introno è stata un incidente di percorso,diciamo che la DIREZIONE non è stata quella giusta,forse erano altre le DIREZIONI che avrebbero dovuto prendere un pò di voti,ma al ballottaggio è arrivato il candidato sbagliato.
Cari signori di Direzione Italia è facile dare le colpe agli altri, ovvio voi assumervi le vostre assolutamente mai. Ritengo difficile che un sindaco eletto compone una giunta senza rapportarsi coi partiti che hanno determinato la sua elezione; probabilmente erano le imposizioni vostre a non andare a genio al sindaco, oppure i fili troppo corti a disposizione del burattinaio. Comunque diceva bene Emilio Fede “Che figura di m…da” !!!! Se stavolta sono stati 4500 ca i voti, l’anno prossimo manco la metà vedrete!!!
Ringrazio Mario. Volevo concludere sulla politica parlando ancora di Salvini: ha avuto il merito di far rinsavire e rinascere il PD. Come già ho detto, l'idea di poter deludere tutti, Europa compresa, spingerà questa coalizione a fare sicuramente meno danni dei vari governi che si sono succeduti dopo la fine del boom economico, quando, in precedenza, amministrare una gaudente e spensierata Italia era compito assai facile. Anche per i nostri politici, e il che è un “assai dire”.