Politica

Tambone: «Fascia tricolore alla festa patronale, il sindaco ha violato il principio della laicità»

La Redazione
Il sindaco con la fascia tricolore durante la festa patronale
«Devo muovergli la critica di non aver dato una buona lezione di educazione civica ai cittadini. Riaffermo però la stima e lealtà nei suoi confronti in questa esperienza politico-amministrativa» dice il consigliere comunale
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«Il sindaco De Benedittis, presenziando alle celebrazioni religiose con la fascia tricolore, ha risposto inequivocabilmente che san Cataldo è il patrono della città, di tutti cittadini, credenti e non credenti, confondendo, erroneamente, cittadino e credente, Cesare e Dio. Con la sua presenza, incarnazione della massima carica istituzionale della città, il sindaco ha violato il principio della laicità. Mio malgrado, per la stima e l’affetto che nutro per lui, devo muovergli la critica di non aver dato una buona lezione di educazione civica ai cittadini, quando invece avrebbe potuto cogliere l’occasione per sottolineare il valore della distinzione tra Dio e Cesare, tra Chiesa e Stato, tra credenti coratini e cittadini coratini. Assieme alla critica, chi scrive riafferma la propria stima e lealtà nei confronti del sindaco in questa esperienza politico-amministrativa».

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Sono i passaggi principali del lungo scritto che il consigliere comunale di maggioranza Eliseo Tambone ha indirizzato al sindaco Corrado De Benedittis quale spunto di riflessione sulle feste religiose e la laicità delle Istituzioni pubbliche. Di seguito il testo integrale.

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«È comprensibile che, in momenti di difficoltà come quello attuale, la forza con cui si impongono all’opinione pubblica i problemi “concreti” dei cittadini spinga nella inattualità e nella irrilevanza le questioni di principio, quelle relative ai fondamenti “astratti” del nostro vivere insieme, che sono i pilastri della nostra Costituzione. Tuttavia, di tanto in tanto, è necessario tornare ad essi, per comprendere se e in quale misura continuano a orientare la nostra comunità locale e nazionale. Dopo alcuni giorni dalla festa patronale, potrebbe essere utile avviare una riflessione su uno di questi principi, la laicità dello stato, che è il principio supremo dell’ordine costituzionale.

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Può sembrare strano, ma la laicità è un principio evangelico. Fu Gesù a definirla così: «date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» (Mc. 12, 13-17), rispondendo alla domanda di farisei ed erodiani sul tributo da riconoscere a Cesare («è lecito pagare il tributo a Cesare o no?»). La domanda è sibillina, formulata apposta per creare confusione, non per fare chiarezza. Ma Gesù ci sta al gioco e capovolge la questione, mettendo i suoi interlocutori (e noi) di spalle al muro: a chi spetta decidere ciò che è di Cesare, a Cesare? … a Dio? … a noi? … e a chi spetta decidere quel che è di Dio? Significativo è che Gesù non risponde con un "sì" o con un "no" definitivi, perché i rapporti tra Dio e Cesare o tra chiesa e stato non si risolvono né con un "sì" incondizionato né con un "no" pregiudiziale: Dio e Cesare sono un binomio problematico. Con quella risposta Gesù vuole dire innanzitutto che Cesare esiste e che bisogna riconoscere il suo potere, ma con un riconoscimento che passa attraverso la critica del potere, per capire, di volta in volta, quello che appartiene a Cesare e quello che non gli appartiene. La seconda cosa che Gesù vuole dire è che la moneta, in quanto porta l’immagine di Cesare, appartiene a lui e a lui va restituita, perché tra Cesare e Dio c’è una netta distinzione: Cesare è Cesare, Dio è Dio. Cesare non ha nulla di divino: Cesare è laico, lo Stato è laico. 

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Questo significa che Gesù non sta con Cesare, ma davanti a Cesare; non lo vede come un possibile alleato, non chiede la sua protezione, non cerca i suoi favori, non chiede concordati né intese né di insegnare nelle sue scuole né di interrompere attività didattiche per funzioni religiose né che presidenti della Repubblica, sindaci e forze di polizia presenzino a cerimonie religiose con fasce tricolori o alte uniformi, simboli del potere politico. Questa confusione di ruoli determina inevitabilmente situazioni paradossali, come quando da un lato si concedono concordati e danaro… ma dall’altro si rifiuta il dialogo su questioni considerate indiscutibili, sacre, non negoziabili! Non dimentichiamo che il "Credo" recita che Gesù “patì” sotto Ponzio Pilato e non che “firmò” concordati. La mediazione tra Dio e Cesare è solo una croce. I problemi nascono quando la chiesa si allea con Cesare e in nome della sua verità assoluta e non negoziabile entra nel dibattito politico-legislativo per determinarne gli orientamenti, con la conseguenza che la legge civile dovrebbe ispirarsi ai principi e ai valori della chiesa.Questo atteggiamento stride sia con il messaggio cristiano, che rischia di trasformarsi in ideologia del potere politico sia con il principio di laicità dello stato, che è il principio supremo dell'ordine costituzionale (Corte Costituzionale, sentenza n. 203 del 1989), che presuppone quella separazione tra stato e chiesa che Gesù già presupponeva tra Cesare e Dio. 

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Allora, che cosa è la laicità? È quel principio che garantisce la libertà delle istituzioni e delle leggi civili dalle ingerenze della autorità religiosa e la libertà della religione dalle ingerenze della autorità politica. Quindi (tanto per complicarmi la vita!), lo Stato laico fa sua, come metodo di azione, un’etica relativista o democratica, ponendosi come sintesi di tutti i valori e non identificando le proprie azioni legislative con nessuna fede che affermi la propria verità come unica e infallibile. Per un cristiano, vivere laicamente può significare che le convinzioni di fede, in quanto tali, non sono motivazioni sufficienti per sostenere la propria posizione su come si regola la convivenza civile. Significa "non solo dire no alle pretese di clericalizzazione della nostra vita pubblica, ma [che] dobbiamo impegnarci per infondere nella vita pubblica principi e valori sociali rielaborati liberamente sulla base del nostro impegno individuale e libero, come nostro compito fondamentale". (G. Zagrebelsky).

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Concretamente, il cristiano non invoca Dio nel dibattito politico-legislativo, non porta argomentazioni teologiche, non considera Dio come un a-priori necessario, ma porta solo ragioni antropologiche. Questo atteggiamento laico del cristiano in quanto cittadino è stato espresso con forza dal pastore e teologo protestante tedesco D. Bonhoeffer in una lettera dal carcere qualche mese prima di essere impiccato nel campo di concentramento nazista a Flossenburg: "E non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo “etsi deus non daretur” [anche se Dio non esistesse]" (lettera del 16/7/44, in “Resistenza e resa”). La tesi di Bonhoeffer è questa: in un mondo divenuto maggiorenne, che basta a se stesso e che funziona anche senza Dio, non c’è più posto per il «deus ex machina» della religione, pensato per dare certezze all’essere umano e liberarlo dalle sue paure e dalle sue domande senza risposta. Il mondo secolarizzato, divenuto maggiorenne, ha preso le distanze da questa idea religiosa di Dio, di un dio "tutore", un dio "tappabuchi". Per queste ragioni, Dio non dovrebbe essere posto come a-priori necessario o come fondamento di valori che non sono universalmente condivisi. La proposta di Bonhoeffer è quella di una fede compatibile con una visione democratica e laica del mondo. La democrazia è un regime politico laico, in cui si riconosce una sola sovranità, quella del popolo: non c’è sovranità di Dio nel dibattito e nelle decisioni politico-amministrative e, francamente, neppure la sovranità del dio-mercato!

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Il tema della laicità delle istituzioni pubbliche è emerso in occasione delle recenti celebrazioni della festività di san Cataldo. Chiediamoci: chi è san Cataldo, il patrono della città e dei cittadini di Corato o il patrono dei credenti (cattolici) della città di Corato? Il sindaco C. De Benedittis, presenziando alle celebrazioni religiose con la fascia tricolore, ha risposto inequivocabilmente che è il patrono della città, di tutti cittadini, credenti e non credenti, confondendo, erroneamente, cittadino e credente, Cesare e Dio. Con la sua presenza, incarnazione della massima carica istituzionale della città, assieme alle altre autorità civili e militari, il sindaco ha violato il principio della laicità, principio insieme costituzionale ed evangelico. Mio malgrado, per la stima e l’affetto che nutro per lui, devo muovergli la critica di non aver dato una buona lezione di educazione civica ai cittadini, quando invece avrebbe potuto cogliere l’occasione per sottolineare il valore della distinzione tra Dio e Cesare, tra chiesa e stato, tra credenti coratini e cittadini coratini.

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Ciò non toglie che la persona Corrado De Benedittis, come credente e non come sindaco, per capirci, senza la fascia tricolore, ha pieno diritto di manifestare la propria fede nelle processioni e nelle liturgie religiose, nei luoghi e nelle forme a lui più gradite, ma sempre come persona credente, mai come rappresentante della città, perché la città è laica, Corato è laica. A chi per legittimare la partecipazione del sindaco alle liturgie religiose risponde che in Italia c’è il concordato, si dovrebbe rispondere che il concordato non è la risposta al problema, il concordato è il problema della nostra Repubblica, esso è una aporia della nostra democrazia, una limitazione della sovranità del popolo, un paradosso costituzionale e tutto questo lo è anche per la chiesa. Assieme alla critica, chi scrive riafferma la propria stima e lealtà nei confronti del sindaco in questa esperienza politico-amministrativa, fiducioso che comprenderà le ragioni e lo spirito di questa riflessione».

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lunedì 20 Settembre 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 3:08)

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Gigi Gusto
Gigi Gusto
2 anni fa

Pienamente d'accordo con Tambone. È assurdo che nel 2021 dobbiamo ancora affrontare queste cose…

Franco
Franco
2 anni fa

Tambone è rimasto all'800. Alla prolissità e ai principi massonici coperti da laicità. La vera laicità è la pluralità delle idee.
Benr ha fatto il Sindaco a presenziare un evento che rappresenta tanti cittadini. Tambone rappresenta invece sé stesso.

Michele Strippoli
Michele Strippoli
2 anni fa

Siamo alle comiche.

Gennaro Di chiaro
Gennaro Di chiaro
2 anni fa

Finalmente in Italia si comincia a uscire dal medioevo religioso . Tanti anni fa ci fu proprio il 20 settembre la breccia di P Pia…quando ci sarà la breccia nella civiltà italiana??? Prendiamo esempio da paesi migliori di noi ( vedi la Francia ) e non dai talebani oscurantisti…

Franco Bufi
Franco Bufi
2 anni fa

Mi fa piacere che ci siano queste disquisizioni. Vuol dire che Corato sta benissimo e i nostri consiglieri non hanno altro cui pensare.

annavenitucci@libero.it
annavenitucci@libero.it
2 anni fa

vedo che il cosigliere TAMBONE dovrebbe studiare meglio le scritture in modo particolare le lettere paoline quando si parla di governi,poi penso che lui essendo un protestante gli abbia dato fastidio il comportamento del sindaco per via del suo credo nascondendosi dietro la parola laicità,voglio ricordare al consigliere che un sindaco è il sindaco sia dei cattolici che de protestanti come di altri penso che questo è un insegnamento vostro per gli altri per voi non vale

Ss
Ss
2 anni fa

Uuuuuu che pesantezza.Ma il Sindaco si è solo vestito da Sindaco penso????.Che noia .E vabbe’ ne dovrebbe rivedere tante cose,soprattutto le aiuole e strade.Ma inquisirlo così mi pare n
Pic esagerat .Tutto questo papiro Tambone
Solo per far vedere che E’andato al catechismo .????

G. R.
G. R.
2 anni fa

Caro consigliere TAMBONE con tutti i problemi che ha la città Lei perde il suo tempo a scrivere “papiri” sul perché e il per come il sindaco abbia indossato la fascia tricolore. Preciso di non aver votato per l’attuale Sindaco, ma ritengo giusta la sua presenza per la solennità della celebrazione eucaristica in onore del ns. Santo Patrono. Le ricordo che il suo scritto conferma le il TOTALE immobilismo di questa Amministrazione; infatti caro cons.re TAMBONE anziché perdere tempo, giri per la città e scriva al Sindaco tutte quelle criticità che attanagliano Corato tipo strade da asfaltare, illuminazione pubblica da potenziare, segnaletica da tifare verde pubblico ecc. È trascorso un anno dal voto, ma di fatti non se ne vedono!!!

Vito
Vito
2 anni fa

Credo che abbia voluto fare un trattato di filosofia e teologia ma mi chiedo dov'era costui prima visto che finora gli altri sindaci si sono sempre comportati così . per fortuna è maggioranza .strana la vita

elettore coratino
elettore coratino
2 anni fa

E' proprio il caso di dire “sono filosofi” Ai miei tempi si diceva:la filosofia è quella cosa che con la quale e senza la quale tutto rimane tale e quale. Se poi vogliamo vedere il problema dal punto politico allora non ci resta che riflettere sul fatto che siamo passati da una classe politica di geometri ad una di filosofi. Lascio a voi giudicare se ci abbiamo guadagnato.

Francesco Sarcuni
Francesco Sarcuni
2 anni fa

Mi considero amico ed estimatore sia del Sindaco Corrado De Benedittis che del consigliere Eliseo Tambone.
Eliseo, partendo dalla partecipazione del Sindaco in fascia tricolore alla festa patronale, ha sviluppato un discorso articolato, argomentato e rigoroso sulla laicità dello stato e delle sue istituzioni.
Discorso astratto? Divagazioni di filosofi con la testa tra le nuvole?
Intanto osservo che il contrario di stato laico è, o potrebbe essere la sharia.
E non mi sembra irrilevante imporre o subire la legge islamica.
E poi: forse che le strade non si riparano perché gli amministratori si perdono in disquisizioni filosofiche?
Alcuni invitano a non andare tanto per il sottile perché tutti i sindaci si sono comportati allo stesso modo.
Ma apprezzo chi osa, talvolta,tradire la tradizio

Maria teresa Pizzulli
Maria teresa Pizzulli
2 anni fa

Nel settimo principio fondamentale della Costituzione della Repubblica romana del 1848, si stabiliva che l’esercizio dei diritti privati e pubblici dei cittadini non avrebbe dovuto dipendere dalla loro credenza religiosa. Io ringrazio Eliseo Tambone per averci condiviso le sue tesi sull'annoso tema del principio di laicità italiano che condivido e sposo pienamente. Occorre superare la logica concordataria che spesso trasforma la libertà religiosa di taluni un privilegio e non una libertà. Non occorre essere protestanti per disquisire di laicità: basterebbe essere cittadini.