L'intervista

​No a Draghi, Mininno​ tra espulsi 5S: «Governo è minestro​ne antitetico ai valori del Movimento»

La Redazione
Il senatore del M5s
C'è anche il senatore Mininno - eletto in Salento, ma coratino doc - tra i 15 "dissidenti" del Movimento 5 Stelle espulsi dal gruppo parlamentare pentastellato per aver votato "no" alla fiducia del governo Draghi
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«Ho appreso dell’espulsione da un post su facebook di Vito Crimi. Ma la mia decisione di votare in contrasto alle indicazioni del mio gruppo parlamentare, non è certo stata presa a cuor leggero ed è stata determinata da profonde ragioni. I tanti messaggi di solidarietà che sto ricevendo mi confermano di aver fatto la scelta giusta». C'è anche il senatore Dino Mininno – eletto in Salento, ma coratino doc – tra i 15 "dissidenti" del Movimento 5 Stelle che sono stati espulsi dal gruppo parlamentare pentastellato per aver votato "no" alla fiducia del governo Draghi (ha invece votato "sì", come annunciato, l'altra senatrice coratina del M5s, Bruna Piarulli).

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Ufficiale dell'Aeronautica Militare, 45 anni, Mininno da alcuni anni risiede a Galatina, dove lavora. È stato eletto al Senato nel listino proporzionale del collegio plurinominale "Puglia 02" (Monopoli, Brindisi, Lecce, Francavilla Fontana, Nardò, Casarano, Taranto, Martina Franca) insieme a Barbara Lezzi, Maurizio Buccarella e Daniela Donno. Una volta in Senato, è entrato subito a far parte della quarta Commissione permanente (Difesa), fino a diventarne vicepresidente nel luglio 2020.

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«Ero consapevole che la mia scelta di votare no al governo Draghi avrebbe potuto comportare l’espulsione, ma non avrei potuto votare diversamente – dice il senatore Mininno a CoratoLive.it – né avrei potuto non votare, assentandomi come ha fatto qualche collega. Perché, oltre che poco coraggioso, questo comportamento avrebbe solo rimandato la decisione alla prossima fiducia, che non tarderà ad arrivare. Piuttosto, trovo bizzarro il fatto di essere stato espulso dal gruppo parlamentare e non dal partito».

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Riferendosi ai "dissidenti", il capo politico del Movimento 5 stelle, Vito Crimi, ha detto: «Al Senato il Movimento 5 Stelle ha votato sì nel rispetto dell'orientamento emerso in seguito all'ultima consultazione, dove la maggioranza dei nostri iscritti si è espressa a favore. I 15 senatori che hanno votato "no" sono venuti meno all'impegno del portavoce del Movimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti». Su quali ragioni si basa il suo "no" al governo Draghi?

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«Questo governo è quanto di più antitetico rispetto ai valori fondanti e al programma del Movimento 5 Stelle – spiega Mininno – a partire dalla figura del presidente del consiglio Mario Draghi, la cui storia lo qualifica come garante dell’alta finanza e della élite europea di cui fa parte, piuttosto che degli interessi del popolo italiano. Il governo Draghi, tra l'altro, si è formato attraverso un gioco di palazzo, determinato da una crisi di governo innescata da Matteo Renzi che ha sostituito il presidente Conte con una figura tecnica svincolata da un'effettiva investitura democratica. In più, la maggioranza che supporta questo governo risulta eccessivamente eterogenea per consentire un'azione politica coerente, la quale, peraltro, è così ampia da rendere superfluo l’appoggio del Movimento, che conseguentemente non avrà alcuna possibilità di incidere, né di salvaguardare i risultati finora ottenuti in questa legislatura. Alla fine – prosegue il senatore coratino – il governo “di alto profilo” richiesto dal Presidente della Repubblica si è rivelato essere un minestrone frutto di un compromesso, secondo una logica spartitoria finalizzata a far coesistere forze politiche da sempre contrapposte, e che ha disatteso le aspettative degli italiani e di quegli attivisti che avevano ingenuamente votato su Rousseau per l’appoggio al governo Draghi, nel quale peraltro al Movimento vengono assegnati quattro ministeri assolutamente marginali e quasi ininfluenti».

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Tra i 15 "no" a Draghi spiccano quelli di Barbara Lezzi, ministro per il Sud del primo governo Conte, e Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare Antimafia. Alcuni degli espulsi starebbero valutando di adire le vie legali. «Non credo che farò ricorso» afferma Mininno. «C’è grande sofferenza nell’interrompere un percorso iniziato parecchi anni fa da semplice attivista, ma mi sento fuori luogo in un partito che in pochi anni ha subìto un processo di normalizzazione e integrazione nel sistema rinunciando al suo spirito rivoluzionario».

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Più d'uno ha detto che i senatori espulsi potrebbero dare vita a un nuovo soggetto politico. «Ne stiamo parlando. Auspico – conclude Mininno – che si possa partire da un soggetto politico che si basi sui valori fondanti disattesi dal Movimento 5 Stelle e che si ponga all’opposizione di questo governo».

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venerdì 19 Febbraio 2021

(modifica il 3 Agosto 2022, 10:39)

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Maria
Maria
3 anni fa

Il voto di fiducia al governo Draghi era una scelta difficile e dolorosa tanto per gli iscritti che per i parlamentari. Se però entri in un 'partito' accettando e le regole interne le devi rispettare TUTTE altrimenti ne esci, ti dimetti e lasci il posto al primo non eletto dopo di te. Personalmente ritengo che i valori del movimento vanno difesi dall'interno nonostante le differenze di vedute. Viceversa significa che non sei un 5stelle doc. Il movimento è cresciuto e si è trovato ad affrontare situazioni difficili in pochissimo tempo, era normale che il percorso era pieno di insidie. Dividendosi però, si è fatto il gioco di chi (e sono tanti) ha sempre sperato e voluto la distruzione del movimento.

Gigi Gusto
Gigi Gusto
3 anni fa

Mi fa morire dal ridere vedere i grillini, quelli anti sistema e contro la casta, sostenere il governo Draghi sostenuto da Salvini, Berlusca e PD.

giuseppe
giuseppe
3 anni fa

fra un po' trasmigrerà in Fratelli d'Italia

Kio Kio
Kio Kio
3 anni fa

Bravo Dino! La tua onestà d'animo è um pregio che hai sempre avuto sin da piccolo!

Victor
Victor
3 anni fa

Se dovessi nascere un'altra volta, volevo nascere nella Corea del nord.

carlo mazzilli
carlo mazzilli
3 anni fa

se mal non ricordo, nemmeno conte era una figura “dotata di investitura democratica” … comunque vada, se è vero che il Parlamento è espressione del popolo italiano, ancora una volta abbiamo fatto agli occhi del mondo una figuremm***@. non ci resta che sperare in questo governo e in quel che di buono ne possa uscir fuori.

Cataldo Ferrara
Cataldo Ferrara
3 anni fa

Leggere quest'articolo effettivamente fa pensare molte cose, e cioè, come si può dire che questo è un governo eterogeneo (governo Draghi) perché quello costituito con Salvini lo era?? Oppure l'alleanza fatta con il partito di BIBBIANO era naturale? Ebbene ricordo al senatore che voi eravate coloro i quali avrebbero dovuto aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, e questo non si è verificato, inoltre aggiungo dopo il Conte due (anch'egli un presidente non eletto da nessuno) sapevate dove si sarebbe arrivati, cioè a Draghi, perché non avete imposto di andare alle elezioni e dare voce agli italiani?? Il presidente della Repubblica vi avrebbe ascoltati, invece pur di non perdere i 365.000 euro fino a fine legislatura vi siete sottomessi, quindi non fate del finto vittimismo.

Cataldo Campanale
Cataldo Campanale
3 anni fa

SCELTA GIUSTA….DA AMMIRARE