La nostra storia

I partigiani coratini di Bandiera Rossa nella Resistenza romana

Pasquale Tandoi
25 aprile
Erano immigrati, proletari e sottoproletari, che vivevano nei degradati quartieri dell'estrema periferia di Roma. Cataldo Grammatica ucciso dai tedeschi
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La consultazione dell’archivio del Comitato Provinciale dell’ANPI di Roma, costituito di 9.050 schede contenenti i nominativi di partigiani che operarono nella capitale e dintorni, mi ha consentito di individuare ventisette coratini che diedero il loro contributo alla liberazione della città dalla occupazione nazifascista.

Le schede contengono una serie di informazioni che riguardano il grado ricoperto, quasi sempre quello di gregario o patriota, la formazione di appartenenza, la durata del periodo di attività partigiana, l’area delle operazioni, le note relative agli arresti, ai ferimenti e ad azioni particolari.

Tra i nomi dei coratini presenti nell’archivio mi soffermerò solo sui dieci che fecero parte della formazione partigiana Bandiera Rossa. Erano immigrati, proletari e sottoproletari, che vivevano nei degradati quartieri dell’estrema periferia di Roma.

I loro nomi:

Azzariti Luigi, nato il 3/7/1909, partigiano combattente, zona operazione: Palena, periodo: 9/9/1943-10/6/1944. (foto)

Bucci Pasquale, nato il 12/9/1907, partigiano combattente, gregario, zona operazioni: Lazio; periodo: 9/9/1943-4/6/1944.

Diaferia Maria, nata il 12/1/1929, partigiana combattente all’età di 14 anni, gregaria, zona operazioni: Lazio. (foto)

Diaferia Luigi, nato il 15 febbraio 1913, partigiano combattente, gregario, zona operazioni: Lazio; periodo: 1/10/1943-4/6/1944. Fu ferito in una azione. (foto)

Fiore Giuseppe, nato il 18/1/1898, calzolaio, patriota, zona operazioni: Lazio.

Gallo Cataldo, nato l’1/5/1923, studente, partigiano combattente, fu ferito in una azione, gregario, zona operazioni: Lazio. (foto)

Marzocca Domenico, nato il 25/9/1924, partigiano combattente, gregario, zona operazioni: Roma III.

Marzocca Giuseppe, nato il 6/12/1898, “cozzicaio”, padre di Domenico, partigiano combattente, gregario, zona operazioni: Roma III.

Mazzilli Michele, fruttivendolo, partigiano combattente, gregario, zona operazioni: Roma II. (foto)

Vernice Vito, nato il 13/10/1908, bracciante disoccupato, partigiano combattente, gregario, zona operazioni: Roma VIII Tor Pignattara. (foto)

Facevano parte della formazione Bandiera Rossa, la cui storia merita qualche approfondimento. Si trattò della più importante organizzazione politica e partigiana della Resistenza romana, che non si piegò alle stragi e ai rastrellamenti nazifascisti. Fu la più attiva, la più temuta e per questo la più tenacemente perseguitata dai nazifascisti nei nove mesi dell’occupazione. I suoi militanti pagarono il più alto tributo di sangue ed i nomi dei suoi martiri figurano ancor oggi su tantissime lapidi delle strade romane, come quella che comprende il coratino Cataldo Grammatica.

La formazione era espressione del “Movimento Comunista d’Italia” (Mcd’I), che si riconosceva nel giornale Bandiera Rossa. Fu il principale movimento rivoluzionario dissidente, fortemente radicato nelle periferie proletarie, decisamente antibadogliano e antimonarchico, che si sviluppò largamente al di fuori del controllo del Pci e del Cln. Questo aspetto può fornire una prima spiegazione delle ragioni della scarsa fortuna storiografica. Mai citato nei discorsi ufficiali dedicati alla Resistenza, sconosciuto per moltissimi cittadini romani, eppure i combattenti accertati di Bandiera Rossa furono 1.183, cinque volte quelli del PCI e 481 più del Partito socialista, 186 i caduti, pari al 34% del totale, vale a dire il triplo di quelli subiti dal PCI, cinque volte quelli del Partito d’Azione e 137 furono quelli arrestati e deportati. Tra i 335 martiri delle Fosse Ardeatine ben 52 erano membri di Bandiera Rossa.

Il Mcd’i rifiutò di aderire al CLN. Non accettava né la politica di unità nazionale con i partiti antifascisti borghesi, né la mancanza di democrazia all’interno del partito. Bandiera Rossa concepiva la lotta antifascista come un prologo immediato della rivoluzione comunista e riteneva pertanto che il proletariato dovesse partecipare alla Resistenza mantenendo sempre la propria autonomia e perseguendo i propri interessi di classe.

Nonostante questa sua intransigenza e la denuncia di “moderazione” nei confronti del PCI, seppe raccogliere adesioni di anarchici, cattolici, repubblicani e socialisti come i fratelli Carlo e Matteo Matteotti, figli di Giacomo, o intellettuali come Piovene. Bandiera Rossa aveva forti cellule tra postelegrafonici, vigili del fuoco, ferrovieri, lavoratori dell’azienda telefonica, dell’anagrafe, dell’EIAR (la Rai del tempo). Ma ciò che più lo caratterizzò fu il suo radicamento nelle borgate romane (San Lorenzo, Centocelle, Tor Pignattara, Tiburtino, Primavalle, ecc.), abitate, in un indicibile sovraffollamento, dai diseredati cacciati dagli sventramenti edilizi voluti dal duce o dagli sfollati e dagli immigrati come i coratini. Mentre i referenti principali del PCI e del CNL erano soprattutto giovani della borghesia, i nuclei di Bandiera Rossa nascevano nei quartieri popolari. Queste borgate romane, dove la Resistenza assunse caratteristiche di massa, erano dei veri e propri ghetti separate dalla città da alcuni chilometri di campagna. In queste baraccopoli, viste in tanti film del dopoguerra, si sopravviveva in condizioni subumane, senz’acqua, senza servizi igienici (c’era un gabinetto pubblico per gruppi di famiglie).

Era inevitabile che il rifiuto del fascismo fosse un concentrato del più vasto e istintivo odio contro i padroni, la borghesia, il suo re, i suoi generali e i suoi fantocci politici.

Villa Certosa, 4 giugno 1944: l’uccisione del coratino Cataldo Grammatica

Mentre gli Alleati erano alle porte di Roma e avanzavano lungo l’Appia Nuova e la Casilina, la sera del 3 giugno i nazisti della Gestapo ammassarono su alcuni camion i prigionieri di via Tasso (durante l’occupazione nazifascista divenne sinonimo di reclusione e tortura), ritenuti utili ostaggi, scortati dalle SS, per portarli con loro al Nord. Sulla Cassia un camion scortato da sei SS (due italiane) si fermò e, fatti scendere, i 14 prigionieri vennero obbligati a ricoverarsi in una rimessa della tenuta Grazioli. Al mattino del 4 giugno le SS decisero di sbarazzarsi di loro. Nel pomeriggio li portarono in una zona cespugliosa e li uccisero con un colpo di pistola alla testa. Tre giorni dopo gli abitanti del luogo ne rinvennero i cadaveri. Tra gli assassinati, Bruno Buozzi, leader sindacale socialista.

Lungo la via della ritirata, sulla Cassia e sulla Flaminia, ai tedeschi si mischiarono anche i repubblichini fascisti. Commissari, prefetti, ispettori, tutta la gerarchia del fascismo romano in fuga.

Quel giorno sulla Casilina si svolse l’ultimo conflitto a fuoco nella zona tra partigiani e nazisti. Sei soldati germanici rimasero uccisi negli scontri; quelli fatti prigionieri furono consegnati agli americani. Anche tra i partigiani si registrarono delle vittime, Gennaro Di Francesco e il coratino Cataldo Grammatica rimasero sul terreno, mentre altri quattro furono feriti, fra i quali un altro coratino, Luigi Diaferia.

Le avanguardie alleate della V Armata del Generale americano Clark, i “Red Devils”, entrarono nella Capitale da Porta Maggiore. Roma era finalmente libera.

A Torpignattara, in piazza della Marranella, sul muro a fianco dell’ingresso alla Sala del Consiglio del VI municipio, è posta una grande lapide sulla quale sono inscritti i nomi di ben 27 “martiri della libertà”, tutti giovani di Torpignattara, parecchi dei quali uccisi alle fosse Ardeatine. In quell’elenco c’è il nome di Cataldo Grammatica (foto).

Oltre alla quattordicenne Maria Diaferia, altre due donne di Corato aderirono, in altre formazioni, alla Resistenza romana sempre nell’area delle borgate:

Piccarreta Lucrezia, nata il 17/10/1913, casalinga, patriota, formazione: “PCI, Brigata Stalin”, zona operazioni: Roma VIII Tor Pignattara. Fu arrestata e trattenuta per 48 ore in camera di sicurezza.Partecipò da sola a varie azioni consistenti nel trasporto di armi e munizioni.

De Palma Tozzi Isabella, nata il 5/7/1907, partigiana combattente, grado gregaria, formazioni: “Democrazia del Lavoro” e “Movimento Cattolici Comunisti”; zona operazioni: Lazio; periodo: 9/9/1943- 4/6/1944.

“La Resistenza a Roma, in poco più di otto mesi, dall’8 settembre ‘43 al 4 giugno ‘44, mise in atto una notevole strategia militare e totalizzò una enorme quantità di morti in combattimento, fucilati, rastrellati e torturati. Fu una repressione espressa con metodo e continuità.

Si cominciò subito già l’8 settembre ’43 con le battaglie della Magliana, della Montagnola e di Porta S. Paolo: mezzo migliaio di morti. Più di trecento erano militari, ma gli altri centottanta erano i civili, il popolo, tra cui una cinquantina le donne. Il 16 ottobre più di mille gli ebrei del ghetto rastrellati e poi i 335 delle fosse Ardeatine, gli 800 rastrellati del quartiere Quadraro. E via ammazzando e torturando. Insomma Roma fu la città che diede il più alto numero di morti in poco tempo. Dai due ai tremila.”[1]

Dopo la liberazione di Roma, molteplici ragioni portarono alla rapida dissoluzione del Mcd’I: la mancanza di respiro nazionale dell’organizzazione, la perdita dei suoi quadri migliori, uccisi o deportati, l’aperta ostilità del PCI e degli alleati, la chiusura del giornale “Bandiera rossa”, prima impedito ad uscire e poi costretto dai tribunali a cambiare nome.

(Tratto dal libro di prossima pubblicazione PASQUALE TANDOI, Uomini e donne di Corato nella Resistenza. Fonti: Archivio ANPI Roma; CORVISIERI SILVERIO, Bandiera Rossa nella Resistenza romana. Odradek, Roma, 2005; WALTER DE CESARIS, La borgata ribelle. Odradek, Roma, 2013; FULVIA RIPA DI MEANA, Roma clandestina. Kaos edizioni, Milano, 2000).


[1] CORVISIERI SILVERIO, Bandiera Rossa nella Resistenza romana. Odradek, Roma, 2005

sabato 25 Aprile 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 4:01)

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Gigi Gusto
Gigi Gusto
4 anni fa

Onore a voi, partigiani. Viva la Resistenza!

unamattina misonsvegliato
unamattina misonsvegliato
4 anni fa

E qui ci si vende il voto per un buono benzina… ONORE AI PARTIGIANI!!!

Elena
Elena
4 anni fa

Buon 25 Aprile …!!!premetto che nn sono Coratina di nascita ma abito qui da 15 anni e la storia di Corato la comincio a conoscere ora…..mi chiedo perché nn vengono raccontate (nn pretendo insegnate)queste vicende di un passato ai ragazzi nelle scuole??Non pensate che e' offensivo nei confronti di chi vi ha salvato nn essere neanche ricordato?Se facessimo un sondaggio ai ragazzi dai (13/18anni)se sanno la storia di Corato quanti sarebbero in grado di raccontare….??che tristezza nn sapranno più trasmettere nessun valore ai loro figli…se nn che stupidaggini…generazioni allo stato BRADO!!!

dina di
dina di
4 anni fa

Lo storico Tandoi dimentica qualche particolare: i partigiani uccisi dai Nazisti alle Ardeatine erano quelli di “Bandiera rossa”( la formazione che dava fastidio al partito comunista) ed i partigiani monarchici di Cordero di Montezemolo ( quelli che combattevano in nome del Re):Come mai solo questi e non anche partigiani del P.C.I.?

carlo mazzilli
carlo mazzilli
4 anni fa

nessuno ha notato la naturale eleganza delle tre ragazze nella foto? sobria compostezza. pur uscendo da una guerra. bellissime.

franco
franco
4 anni fa

in effetti non ero a conoscenza di queste vicissitudini degli “oriundi” coratini a ROMA- comincerei proprio dal termine “sfollati” che appunto furono per così dire creati dalla politica scellerata del ventennio a ROMA.- ebbene chi se non il popolo anzi adesso diremmo il popolino ha avuto nella storia diversi momenti di ribellione contro chi l'opprimeva?comunque I MORTI NELLA FASI DELLA LOTTA PER DIFENDERE LA NOSTRA CAPITALE SONO T U T T I UGUALI E vanno celebrati sempre e mi auguro che avvenga anche a CORATO(nota città di destra) per la memoria

nerdrum
nerdrum
4 anni fa

fascismo, comunismo…. il mondo nn è mai del colore del narratore di parte. nel mondo ci dovrebbero essere 2 feste di liberazione. a chi ostenta ancora il pugno chiuso e condanna il saluto romano, consiglio di leggere ” il libro nero del comunismo” (100.000 morti), dello storico francese stephan courtois (1997). fascismo, nazismo, franchismo, comunismo, marxismo, maoismo, stalinismo…. due aberrazioni di pensiero politico. due fini ingloriose, due feste. w la democrazia.

dina
dina
4 anni fa

Non intendevo certo accusare di settarismo lo storico Tandoi, le cui opere tutte fanno bella mostra di sè nella mia libreria, ma stigmatizzare il comportamento della storiografia ufficiale, la quale deliberatamente dimentica che nella Resistenza si distinsero i monarchici ( si pensi ad Edgardo Sogno,medaglia d'oro, od a Giuseppe Cordero di Montezemolo trucidato alle Ardeatine) ed il Regio Esercito ( vedasi decisiva battaglia di Montelungo) comandato dal pricipe Umberto di Savoia.W dunque la Resistenza!