Teatro

“Zio Vanja” al Comunale, Čechov insegna a vivere nonostante la vita

Ingrid Vernice
Zio Vanja di Anton Čechov
È una pièce drammatica e ridicola allo stesso modo, in cui i dubbi, le ansie e le incertezze dell'esistenza, giocano con le vite dei malcapitati personaggi
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Non è semplice portare in scena un grande classico come l’ok “Zio Vanja” di Anton Čechov. Non è semplice ma è possibile, anche con uno strepitoso risultato. Attori eccellenti, scenografie, costumi e musiche di notevole impatto, hanno conferito all’opera cecoviana tutta l’importanza e la raffinatezza stilistica che merita. Come un testo datato 1897 risulti ancora tremendamente attuale è sconcertante e sorprendente in egual misura. Temi come l’ansia per il futuro, la paura della morte, il lavoro, il senso di vuoto e di disagio giocano con le vite dei personaggi in scena che rasentano il grottesco. Il mal di vivere, anzi di sopravvivere, ai giorni tutti uguali, è comune e condiviso.

“Zio Vanja” è una pièce drammatica e ridicola allo stesso modo, in cui i dubbi, le ansie e le incertezze dell’esistenza, giocano con le vite dei malcapitati personaggi. Non ci sono eroi dalle capacità eccezionali, ma solo normali persone che possiedono il superpotere della sopravvivenza.

Unica pecca della serata il teatro semideserto; un vero peccato vista la professionalità e la bravura della compagnia.

La trama
Nella fredda campagna russa, Sonja e suo zio Vanja amministrano oculatamente la tenuta di famiglia, lavorando senza sosta. Il padre di Sonja, Serebrjakov, abita in città, dove è professore o come agli stesso ama definirsi “uomo di scienza”. Agli onori e al benessere di Serebrjakov, fiore all’occhiello della famiglia, viene sacrificato tutto.

L’equilibrio già instabile della famiglia viene rotto quando Serebrjakov, oramai in pensione, torna in campagna assieme alla sua giovane e attraente nuova moglie, Elena Andreevna. Vanja si rende conto di aver dedicato la vita ad un personaggio in realtà mediocre e capriccioso. Si ritrova a quarantasette anni senza più un motivo per esistere e ad aver perso qualunque stimolo legato alla vita. Non ha un presente, e allo stesso tempo anche tutti i suoi sacrifici passati sembrano essere stati vani. Sonja, dal canto suo, è innamorata del medico, che però è diventato assiduo della casa solo perché invaghito della giovane moglie di Serebrjakov.

Il culmine viene raggiunto quando Serebrjakov raduna la famiglia per comunicare che ha deciso di vendere la tenuta e investire il capitale per ottenere un interesse maggiore che gli consenta di tornare a vivere in città. Vanja cerca di uccidere Serebrjakov sparandogli, ma lo manca. In seguito ruba una boccetta di morfina dalla borsa del medico per suicidarsi, ma viene scoperto. Alla fine si riappacifica col cognato; Serebrjakov e Elena Andreevna partono.

Tutto sembra tornare come in passato, ma così non è. Se prima Sonja e suo zio Vanja erano convinti di combattere per una ragione, oramai sono alla deriva della mediocrità. Non hanno avuto una vita, e ora è troppo tardi per ricostruirne un’altra. Ma «che fare? Bisogna vivere!», nonfostante la vita.

In scena e dietro le quinte
Una rappresentazione in costume degna di questo nome. Le scene ed i costumi su misura realizzati dalla sartoria Shangrillà di Foggia sono stati curati al dettaglio da Massimo Marafante. Gli abiti d’epoca riprodotti con minuzie di particolari e le scenografie opulenta, hanno reso giustizia all’opera di Čechov. Allo stesso modo, gli attori Pino Fusco, Marianna De Pinto, Maria Elena Germinario, Mariella Parlato, Marco Grossi, William Volpicella, Vincenzo Toma, Marisa Eugeni ed Alessandro Anglani, hanno portato in scena le emozioni e le sensazioni che “Zio Vanja” di Anton Čechov è in grado di offrire. Ottima la regia di Roberto Marafante, autore della divisione in due atti.

Marluna Teatro
La compagnia nasce a Trani nel 2007 dall’esperienza artistica di Maria Elena Germinario, dalla professionalità di Gianluigi Carbonara e dalla capacità organizzativa di Vincenza Carbonara. È un’associazione culturale che si occupa di produzioni teatrali, formazione ed organizzazione e promozione di eventi culturali. In dieci anni di attività ha realizzato numerosi spettacoli teatrali per adulti e ragazzi, tra cui: “L’antigone di Berlino”, “Delirio registico”, “La stanza segreta di Anna Frank”, “ La favola della Luna” e “Pinocchio in Africa”.

domenica 18 Febbraio 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 19:12)

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Silviana Bettali
Silviana Bettali
6 anni fa

Una critica intelligente, chiara e competente. Rende giustizia alla grandezza dell'opera di Cecov, alla bellezza dello spettacolo e alla.grande professionalita' di chi l'ha costruito, realizzato e interpretato.