Cultura

“Darei la vita”, l’affascinante “controstoria” di Cinzia Tani

Marianna Lotito
Marianna Lotito
Cinzia Tani
Corato ha accolto la scrittrice romana, oltre che giornalista Rai e docente, nella sala conferenza della biblioteca comunale gremita come poche altre volte si è potuto dire
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Ci si aspetta di trovare solo grandi amori dentro un libro che si intitola “Darei la vita”. Se però a scriverlo è Cinzia Tani non si può che rimanere disillusi. Perché la scrittrice romana, oltre che giornalista Rai e docente, è anche una grande ricercatrice. È una donna che parte dai fatti, dai dati concreti, non tralascia quelli nascosti. Ha intorno a sé i libri già scritti, i suoi e gli altri 25mila che popolano il suo appartamento. «Sono tutti in ordine, ben catalogati: io sono una vergine, per natura molto precisa» ammette.

E poi aggiunge: «vivo sola. Se non fosse così non avrei tutto il tempo che ho per dedicarmi al lavoro. È anche per questo che non ho un compagno». Cinzia Tani la vita continua a spenderla tra gli studi, le ricerche, i sopralluoghi, le indagini, i laboratori con i suoi studenti, la trasmissione “Il caffè di Raiuno”, le lezioni all’università e i viaggi. Veri e propri tour che la portano in giro per l’Italia a “raccontare” i suoi libri. È così che ieri pomeriggio ha fatto tappa a Corato, grazie all’instancabile Angela Pisicchio che da anni assicura alla città la presenza del “Presidio del libro”. Al suo fianco le associazioni di Rete Attiva, la Fidapa e Giada Filannino con la libreria Ambarabacicicocò.

Corato l’ha accolta nella sala conferenza della biblioteca comunale gremita come poche altre volte si è potuto dire. Con parte del pubblico in piedi, perfino oltre la porta. A darle il benvenuto anche il sindaco Massimo Mazzilli.

“Darei la vita”
Ancora una volta Cinzia Tani mette le donne al centro del suo lavoro dato alle stampe da Rizzoli. Per scrivere “Darei la vita” è andata a cercarle nelle vite dei grandi uomini, o meglio dei grandi “personaggi”. Artisti, musicisti, scienziati, scrittori, compositori, scultori, psicologi che devono la propria fama a ciò che sono stati capaci di fare a discapito del loro modo di essere.

Tra i diciotto protagonisti di “Darei la vita” c’è Dora Maar, compagna di Pablo Picasso. «Come artista sarai eccezionale, ma moralmente non vali nulla» scrisse Dora al celeberrimo pittore. Dopo poco tempo lui la fece rinchiudere in una clinica privata perché la sottoponessero all’elettroshock: «Dora era pazza molto prima di diventare pazza» dichiarò Picasso. Abbandonata dall’autore di “Guernica”, Dora riprese in mano la sua vita, tornò a fare spazio alla vocazione di fotografa e ammise: «tutti pensavano che mi sarei suicidata (…) anche lui se lo aspettava. Il motivo principale per cui non l’ho fatto è stato il desiderio di privarlo della soddisfazione. Solo io so quello che è lui… è uno strumento di morte… non è un uomo, è una malattia, non è un amante ma un padrone».

Nel libro di Cinzia Tani ci sono frasi, racconti, aneddoti, lettere, storie. Parole capaci di ridimensionare – almeno dal punto di vista strettamente umano – molti grandi nomi: Charlie Chaplin, Rodolfo Valentino, Albert Einstein, Lewis Carroll, Salvador Dalì e Pablo Picasso, solo per citarne alcuni. Una sorta «di “controstoria” dell’arte, della letteratura e della scienza» dell’epoca, degli anni che vanno dall’inizio dell’ottocento all’ultimo quarto del novecento.

Nel “Darei la vita” di Cinzia Tani c’è tanto passato ma anche, e forse soprattutto, il presente e il futuro. Oggi «le donne hanno la possibilità di venir fuori dall’ambra» commenta l’autrice. Stanno «al fianco» dei grandi uomini. In alcune occasioni corrono un rischio: «perdono la loro femminilità per tenersi stretto il potere che hanno raggiunto con fatica e sacrificio» afferma convinta la Tani. Solo l’evoluzione della società potrà fare la differenza: «le donne non devono più rinunciare a nessun aspetto della loro vita, è necessario che possano essere al tempo stesso mogli, mamme e professioniste». Un’analisi del tempo, di oggi e di quello che verrà.

lunedì 29 Gennaio 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 20:36)

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 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

Serata assai interessante, dove si è notato come il maschilismo alberghi sia tra i non acculturati, come uno si aspetterebbe, che negli intellettuali, ed il senso del sacrificio e del mettersi in disparte, sia nelle “popolane” che nelle culturalmente più elevate. Sarà forse questione di predisposizione naturale, si sensibilità, di carattere o di tempi. Infatti adesso, è emerso dall'incontro, il numero dei femminicidi è in modo impressionante aumentato, proprio perché la donna ha preso coscienza di sé, e non accetta più passivamente di essere un “mezzo” nelle mani dell'uomo. D'altro canto costui, cioè la parte sua peggiore, è ancora impreparato ad accettare questa nuova realtà che, per la velocità con la quale si è affermata, non ha ancora dato il tempo di essere del tutto assimilata.