Cultura

“Del dirsi addio”, Marcello Fois mette a confronto genitori di ieri e di oggi

Ingrid Vernice
“Del dirsi addio”
Un romanzo che vuole dare ordine e senso alle paure più profonde: la scomparsa, la malattia, la morte, l'addio
1 commento 615

Ha catturato il pubblico con il suo lessico impeccabile e la qualità dei contenuti. Marcello Fois, il noto autore sardo, presentando il suo nuovo libro “Del dirsi addio”, ha fatto spazio ai ricordi personali legati alla morte del padre, alle inconfessabili paure che solo un genitore può comprendere.

L’appuntamento
Le letture di brevi passi del testo ad opera dei “donatori di voce” del Presidio del libro, le domande degli studenti dell’istituto “Oriani-Tandoi”, le musiche in sottofondo scelte da Fois, hanno confermato le grandi aspettative che erano state riversate nell’incontro.

Marcello Fois oltre ad essere un ottimo scrittore, si è rivelato un grande intrattenitore. Ha divertito con i suoi personalissimi aneddoti, uno tra tutti il ricordo dell’incontro tra i suoi genitori (trasferito per altro all’interno del romanzo) utile per riflettere con i suoi interessanti spunti sul rispetto del ruolo genitoriale, sulle relazioni.

«Ho sempre scritto per il piacere di farlo, ma prima di essere uno scrittore sono sempre stato un avido lettore. È stato nel 1992 con la vittoria del premio Italo Calvino che ho cominciato a pensare di intraprendere seriamente questo lavoro» ha dichiarato Fois, accolto anche dai saluti del sindaco Massimo Mazzilli.

Le tematiche
“Del dirsi addio” è un noir all’italiana che nulla ha da invidiare a quelli di origine nordica. È soprattutto un racconto di relazioni e scontri generazionali che non riguardano padri e figli, come ci si aspetterebbe, ma genitori di epoche diverse. Emerge infatti un conflitto evidente tra i genitori di “vecchio stampo” e quelli di nuova generazione: i primi non hanno difficoltà a convivere con la scarsa popolarità dei figli e a rispettare il proprio ruolo di genitori, i secondi invece dimenticano di essere stati ragazzi e sono convinti, sbagliando, di poter essere amici e confidenti dei loro figli. La popolarità diviene indispensabile metro di giudizio delle capacità del figlio fino a costituire un problema come accade per i genitori del piccolo Michele, bambino dalle indiscusse abilità di apprendimento, che scompare misteriosamente quasi con il sollievo dei genitori.

Il romanzo
L’opera, edita da Einaudi, ha come protagonista indiscusso Sergio Striggio, un commissario di polizia, che si trasferisce a Bolzano da Bologna per amore di un ragazzo giovane e bellissimo: Leo, maestro elementare. Non capita nulla nella ricca città di provincia fino a quando una sera come tante altre non scompare un bambino di undici anni, Michele. Un bambino speciale. Ma non sarà l’unica ricerca che impegna il commissario, perché da Bologna arriva il padre portando con sé tutte le questioni irrisolte tra loro.

Il romanzo di Fois cerca di mettere ordine e di dare un senso alle paure più profonde: la scomparsa, la malattia, la morte, l’addio. Un gioco sottile, in cui la verità dei sentimenti che spingono ad amare, a perdonare, ad agire e proteggere, è la vera scoperta.

lunedì 23 Ottobre 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 1:52)

Notifiche
Notifica di
guest
1 Commento
Vecchi
Nuovi Più votati
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
 "salvatore di gennaro"
"salvatore di gennaro"
6 anni fa

Ero lì. Su una cosa sono d'accordo, ed anch'io l'ho detto tante volte: i genitori non possono essere amici o compagnoni dei figli, perché tale atteggiamento si trasforma poi in “complicità” o “arrendevolezza”. Su di un paio di cose non sono d'accordo: credere ancora nella divisione dei ruoli tra famiglia (educatrice) e scuola (informatrice). Un concetto annullato dalla realtà, che vede la famiglia ormai destituita da quel ruolo, trasferito quindi necessariamente alla scuola. Poi, l'aver irriso il tg3 di Bolzano, definendolo “noioso” dato che non racconta nulla di ciò che si è soliti ascoltare (omicidi, rapine, incidenti, ecc, ecc,): ad un italiano DOC, vedere che esiste un posto dove vige la “normalità”, crea disorientamento e battute infelici, oltretutto, visto il luogo, non replicabili.