Vive a Corato da 15 anni ma è nata a Durazzo, in Albania. E’ laureata in matematica e la insegna, è mediatrice culturale, ma scrive libri per passione.
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rnBesa Nuhi Mone ha infatti appena pubblicato il suo nuovo racconto, “La matematica del migrante” nel quale (così come negli altri suoi racconti) concilia le sue origini albanesi col suo vissuto italiano, così come la scrittura romanzata col linguaggio matematico.
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rn“La matematica del migrante” è un romanzo breve, pubblicato solo in formato e-book, che fa parte del progetto di editoria sociale-digitale “Ping The World” volto a favorire lo scambio e la libera circolazione delle informazioni nel mondo.
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rnCon una scrittura semplice e piacevole, curiosamente infarcita di formule ed equazioni matematiche, il libro descrive un piccolo scorcio della realtà italiana visto dagli occhi di una giovane albanese, immigrata in Italia a 4 anni assieme alla sua famiglia.
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rnAttraverso il suo sguardo, infantile prima e da adulta poi, si rivelano le speranze e le delusioni di chi vede l’Italia come “il Paese delle meraviglie” e intraprende il suo viaggio pieno di speranza, per poi scontrarsi con le dure difficoltà reali. Soprattutto difficoltà di linguaggio e di integrazione in una realtà che la bambina scorge come diverse dalla sua, ma che pian piano scopre anche avere dei tratti in comune, come soprattutto i numeri e tutta la matematica.
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rnQuanto della sua esperienza c’è ne “La matematica del migrante”?
rnLe storie portate nel mio libro sono parzialmente vissute, ma anche arricchite di storie di altre persone. Non sono l’unica ad aver avuto l’esigenza di scrivere il vissuto migratorio, ma il mio racconto credo sia un po’ particolare. I ragionamenti, le descrizioni, le interpretazioni che in genere si realizzano con delle figure letterarie, nel mio libro invece sono state realizzate con delle “figure e metafore matematiche”.
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rnNel suo libro la protagonista fa i conti con un sistema scolastico non molto preparato per l’accoglienza degli stranieri, ma la presenza di una Mediatrice linguisto-culturale facilita la sua integrazione nella classe. Lei che insegna e collabora come esperta nei progetti scolastici delle scuole di Corato, ritiene che nella realtà scolastica ci siano pregiudizi nei confronti degli stranieri? Come giudica le attività di accoglienza e di integrazione scolastica portate avanti nelle nostre scuole?
rnI pregiudizi non si incontrano solo nel pensiero. In diversi contesti dove la presenza dello straniero è costante (ospedale, uffici ASL, PUA, INPS, tribunale, polizia, scuola), l’accesso degli stranieri diventa difficile.
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rnQuesto perché lo straniero ha difficoltà non solo linguistiche, ma anche difficoltà a livello istituzionale perché ha vissuto altre realtà. Facilitare il suo accesso munendosi di persone che hanno lo stesso vissuto migratorio, ma istruite e con requisiti definiti dalla regione, vuol dire togliere lo spazio ai pregiudizi e dare spazio all’integrazione. Un simile servizio si realizza ogni tanto a scuola con diversi progetti detti anche “di accoglienza” meno o niente in altri istituzioni. Questa realtà evidenzia dove il pregiudizio è maggiormente presente.
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rnLa protagonista trova nel linguaggio della matematica un sollievo in quanto è lo stesso sia in Albania che in Italia. Lei ritiene che, per la sua universalità, la matematica sia un utile strumento di dialogo tra culture?
rnAnche, sì. Un bambino che entra in classe e non conosce la lingua, può non rimanere emarginato se la docente lo coinvolge nei quesiti matematici. Non crede che sia un bell’inizio di integrazione?
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rnLa scelta del formato e-book è legata al progetto PingTheWorl. Ma cosa pensa di questo nuovo modo di distribuzione editoriale? Pensa che possa sostituire il cartaceo? Ha intenzione di utilizzarlo anche per altri suoi lavori?
rnSia il formato e-book che il cartaceo hanno i loro pro e contro. Il primo è comodo, non inquina, non ha peso, vi si può inserire segnalibri e commenti o appunti, si ha l’ingombro di un libro ma potenzialmente un numero infinito di libri. L’altro è toccabile, eterno e come tale trasporta anche esternamente i valori del tempo rispettivo. Non credo che uno può sostituire l’altro. Ho pubblicato i miei libri in tutt’e due i formati ed ho intenzione di continuare.
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rnGran parte dei suoi racconti sono incentrati sulla difficoltà che uno straniero incontra ad integrarsi quando si trasferisce in Italia. Come è stata la sua esperienza a Corato e oggi, dopo quasi 15 anni, si può dire perfettamente integrata?
rnLa mia esperienza, il mio percorso migratorio personale e familiare li ho descritti nel libro utilizzando le funzioni matematiche più adatte a rappresentare il fenomeno. Di pregiudizi sono stata colpita anch’io.
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rnAll’inizio del mio arrivo a Corato, ho avuto la fortuna di conoscere due o tre persone bravissime e, riflettendo oggi, mi rendo conto della loro apertura. Più in là ho conosciuto altre persone e cercavo in loro le stesse qualità delle prime persone che ho descritto. Se sono perfettamente integrata dopo 15 anni? Se per integrazione intende completarsi di altre culture, di regole che favoriscono il passaggio dalla coesistenza e convivenza, allora sì, sono integrata. Ma la parola “perfettamente” intende l’assoluto, e dato che parliamo di un linguaggio matematico, direi di non classificare con questa parola la mia integrazione.
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rnI suoi scritti sono in lingua italiana. Quali sono le maggiori difficoltà che incontra quando scrive in italiano? Ha scritto libri anche in albanese e se sì di che genere?
rnQuesto l’ho detto anche nell’introduzione del libro, ma si riferisce ai tempi di quando il mio italiano era quello delle regole della grammatica imparate dal libro di Battaglia. Se dovessi confrontare la mia scrittura in italiano e albanese, mi rendevo conto che l’albanese avrebbe rappresentato un quadro con tanti colori sfumati dove gli oggetti non hanno contorni, ma si sciolgono l’uno con l’altro.
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rnL’italiano invece avrebbe rappresentato sempre un’immagine con tanti colori, ma senza sfumature. In Albania ho pubblicato degli articoli di contenuto didattico in una rivista del Ministero dell’istruzione albanese quando lavoravo lì come docente. Ho pubblicato un manuale Matematico in italiano-albanese. Intanto ho cinque edizioni dei miei racconti nell’antologia del concorso Lingua Madre.
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rnLa sua forma mentis scientifica rende la sua scrittura molto particolare, infatti spesso ricorre a formule e concetti matematici per spiegare alcuni aspetti della realtà, come ad esempio ha paragonato la vita dell’immigrato a una funzione parabolica Y=X² che ha il suo punto minimo nell’arrivo in Italia e il massimo nella realizzazione di una vita onesta nel nostro paese. Questo modo di scrivere le rende più facile spiegare i concetti?
rnMi sarebbe piaciuto scrivere in italiano con la stessa facilità della mia lingua. Qualcun altro al posto mio avrebbe scelto la musica, la pittura, quello che gli verrebbe più facile e nello stesso tempo più comprensibile.
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rnPer me più facile è il linguaggio matematico. Se usassi il vocabolario secco della matematica, direi che la letteratura descrive i fatti con una tecnica monodimensionale; l’arte grafica, la musica, la danza, con tecnica bidimensionale e tridimensionale. Ognuna di queste, sebbene abbia il pregio di essere comprensibile per tutti e ovunque, ha però una fisionomia nazionale. La matematica no. Lei è imparziale, si conosce da tutti in ogni angolo del mondo, anzi in ogni punto dell’universo. Anche la matematica descrive, ma in modo assolutamente imparziale e la sua descrizione è di n dimensioni.
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rnTorna spesso in Albania? Sente nostalgia del suo Paese? SI sente legata a Corato?
rnI primi anni ci tornavo più spesso. Avevo proprio bisogno di salutare la gente nella mia lingua. La nostalgia è per noi stranieri come il dominio per la funzione. A Corato mi sono trovata sempre bene. Ho conosciuto gente corretta e rispettosa. Mi sono sentita veramente legata con la città di Corato però quando ho potuto votare.
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rnQuali sono i suoi progetti per il 2012?
rnSe il libro piacerà, vorrei continuare con altri racconti che tramite il vissuto nelle diversità, portano l’idea della relatività del pensiero e del ragionamento. In più ho due teoremi di matematica che mi piacerebbe pubblicare, ma devo ancora definire delle cose.
Cultura
Besa Nuhi Mone, dall’Albania a Corato grazie alla matematica
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