C'è una foto storica che racconta del rastrellamento di donne, uomini e bambini avvenuto nel ghetto di Varsavia nel 1943. Guardandola, ciò che più sorprende è l’atteggiamento dignitoso del bambino che viene direttamente puntato da un mitra e che, con la compostezza di un adulto, si arrende precedendo tutti gli altri deportati. Il bimbo ha le braccia alzate. Lo protegge un cappottino che gli lascia scoperte le gambette.
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La sua figura magrolina è leggermente scostata dalle altre persone che procedono a braccia alzate. Ma paura e angoscia sono ben visibili nel suo volto. C'è anche un militare che non lo perde di vista e che lo punta ignobilmente con la sua arma, quasi fosse un pericoloso criminale. Quel militare era il sergente tedesco Josef Blösche.
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I deportati presenti in questa foto morirono nel terribile campo di concentramento di Treblinka in Polonia, ma del bambino non conosciamo ancora il nome. Tutte le ipotesi relative alla sua identità sono state smentite. Sappiamo però anche che il sergente Blösche, proprio a causa di questa foto fu giudicato colpevole e fu condannato a morte a Lipsia nella Germania Orientale il 29 luglio 1969.
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Durante il processo, il giudice chiese a Blösche degli eventi raffigurati nella famosa fotografia del bambino del ghetto di Varsavia:
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Giudice: «Lei era con una mitragliatrice… contro un ragazzino che ha estratto da un edificio con le mani alzate. Come reagirono quegli abitanti in quei momenti?»
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Blösche: «Avevano una paura tremenda».
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Giudice: «Questo si riflette bene in quel ragazzino. Cosa ne pensava?»
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Blösche: «Abbiamo assistito a scene come queste ogni giorno. Non potevamo nemmeno pensare».
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Blösche fu condannato a morte e giustiziato a Lipsia il 29 luglio 1969 da un plotone di esecuzione.
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La foto ha ispirato i versi di Franco Leone che ha dedicato al bimbo una poesia intitolata, appunto, "Il bambino di Varsavia".
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Il bambino di Varsavia
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Ha le mani lui al ciel sollevato,
nnei suoi occhi gli leggiam lo spavento.
nAlle spalle sue quel mitra puntato
nlo impaurisce ed il sorriso gli ha spento.
nLui non sa per cosa viene accusato
nda quell’uomo che lo guarda sgomento
ne che sfida col fucil la sua vita,
nmentre il bimbo volge in alto le dita.
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Mentre alza le manine leggiadre
nviene presa prigioniera altra gente.
nSta al suo fianco con due borse la madre
nche trasporta lì speranze ormai spente.
nSeguon donne, bimbi e pur qualche padre.
nUna bimba dall’aspetto innocente
nsta fissandoci e ci manda il suo sguardo
nincosciente del suo fato beffardo.
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Ma l’eroe di queste atroci vicende
nè tra tutti certamente il bambino.
nCompostezza mostra mentre si arrende,
ndignitoso è nel suo bel cappottino.
nQuel suo gesto anche il suo boia sorprende:
nmai soldato apparve tanto meschino.
nMa il bambino, primo a fare da cavia,
ndeportato dal suo ghetto a Varsavia,
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vive ancora in quella foto e ci invita
na pensar alla sua povera vita
ne ci implora lui pregando anche Dio
nche non scenda sui suoi occhi l’oblio.
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(Ottave in endecasillabi in rima ABABABCC e con quartina finale)
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