«Addio al progetto ″Open″, niente più fondi per i servizi offerti dalla comunità ″I girasoli″». È questo il titolo scelto il 5 settembre da CoratoLive.it per annunciare la perdita di uno dei servizi più importanti e delicati offerti ai cittadini in difficoltà ed alle loro famiglie. Intanto però la data della chiusura è arrivata: dal 20 dicembre, dopo quasi vent’anni, si sono chiuse le porte della comunità “I girasoli″.
Il consigliere Giuseppe D’Introno aveva portato il tema all’interno del consiglio comunale e l’allora sindaco Massimo Mazzilli aveva detto che “Open” «così com’è non può essere più finanziato. Nella nuova programmazione, fermo restando che troveremo il modo per traghettare verso il nuovo servizio, ci siamo immaginati un servizio che dia le stesse risposte e le migliori».
Ieri l’argomento è tornato sotto i riflettori perché un ragazzo di cui si occupava il progetto “Open” è stato fotografato steso per terra, accanto alla porta del palazzo di città.
In un primo momento molti cittadini hanno pensato che non avesse un luogo caldo e sicuro in cui riposare, che non avesse i soldi per comprare le medicine che gli occorrono. Un ragazzo di Corato lo ha accompagnato prima al pronto soccorso e poi da dai suoi genitori. Poco dopo i dubbi sono stati sciolti: Francesco, questo il nome del ragazzo, era un utente della comunità “Il Girasole”. Nella struttura semiresidenziale si puntava al recupero di tossicodipedenti e alcolisti.
Per fortuna Francesco al momento viene ancora ospitato dal centro notturno a Terlizzi e gli vengono forniti i farmaci di cui necessità. Quello che gli manca è una struttura che lo accolga durante il giorno, che faccia quello che faceva la cooperativa “I Girasoli”. Storie e di difficoltà come quelle di Francesco ce ne sono tante, la speranza è una: l’intervento di chi ne ha titolo.
non l'uomo al centro dell'universo, ma le banche, lo spread, la quotazione del petrolio, la borsa, il pil, il dollaro, il mercato, il management… qualcuno lo chiama progresso, altri cambiamento dei tempi, altri ancora la chiamano semplicemente economia. io resto colpito, nella ns piccola città, da un uomo riverso per terra… forse in attesa che scenda ancora lo spread e/o salga il pil.
Grande il lavoro delle operatrici del centro diurno il girasole che per anni hanno ospitato e fornito un servizio alla città che nessuno di noi avrebbe fatto. Ora che si è chiusa questa struttura il paese si accorgerà finalmente di quanto sia stato utile l' operato e la sensibilità di chi lo gestiva. Solo chi ha un problema famigliare di questo tipo può capire . La sensibilità non è ne dei politici e ne della città che continuamente critica chi con tanto impegno si dedica alle problematiche vere.
Everyone has what it deserves.
Teresa, concedendosi senza un motivo valido (se non, caso unico al mondo, il nostro inesistente “amor di patria”) alla lingua inglese, afferma che “ciascuno ha ciò che merita”. E' una frase retorica, che andrebbe cambiata col senso: “ognuno ha quello che, col tempo, ha costruito”. Perché infatti il popolo italiano si dovrebbe meritare quello che ha? Abbiamo creato uno Stato assistenziale senza prima però fondarne le premesse (ed una di queste è anche il responsabilizzarci sulle nostre azioni, prima di chiedere l'aiuto dello Stato stesso), e tale situazione ha perso gran parte del suo appoggio coll'ingresso economico in Europa. Noi ci meriteremmo quello che abbiamo se, ricevendo costantemente buoni esempi dalla politica e positivi stimoli esterni, avessimo continuato a comportarci male.