Ad Andria

Mons. Luigi Mansi: «Non solo giustizia. Anche parole di luce e speranza»

La Redazione
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«Non solo giustizia. Anche parole di luce e speranza»
«C'è la giustizia umana che fa il suo corso e c'è la giustizia di Dio, per la quale egli non è mai insensibile davanti al dolore innocente e lo trasforma in un bene prezioso per i suoi figli»
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Una cattedrale stracolma di gente: sono i parenti delle vittime, gli amici, i cittadini che insieme hanno pregato per le 23 vittime di quel tragico 12 luglio di un anno fa. Tra i presenti anche i sindaci di Andria, Corato, Barletta, il presidente della Regione Emiliano, sparsi tra i banchi e senza la fascia tricolore.

Un fiume di gente composto che ha seguito la cerimonia religiosa e l’omelia di S.E. Mons. Luigi Mansi ad Andria.

«Ci ritroviamo qui nella Chiesa Cattedrale, madre di tutte le chiese, per vivere insieme il nostro ricordo in preghiera di quel terribile 12 luglio di un anno fa – ha detto – quando l’incidente ferroviario sul binario Andria-Corato falciò in maniera tragica e violenta 23 vite di nostri parenti, familiari e amici. E mentre noi siamo raccolti in preghiera, il Signore è venuto a visitarci con la sua Parola che, come una carezza, fascia i nostri volti rigati di lacrime».

Dopo la lettura delle scritture, mons. Mansi ha rimarcato l’importanza che le stesse hanno nel contribuire a «leggere la nostra triste vicenda con gli occhi della fede per ricavarne non una sterile e passeggera consolazione, ma una prospettiva di eternità che è l’unica in questo momento a poter lenire tanto dolore».

Nella prima lettura, una pagina della storia sacra del popolo ebraico nella quale Giuseppe, che era stato venduto per gelosia dai fratelli, ora diventato nientemeno che viceré d’Egitto, senza farsi ancora riconoscere, provvede ad arginare con un largo dono la fame della sua famiglia. «Egli che ha ricevuto del male, ora comprende che quel male, paradossalmente sta diventando per lui occasione per compiere un’opera di bene verso la sua famiglia. E così non ricambia i suoi fratelli col male, ma li colma di doni. Questa inattesa bontà d’animo e di gesti concreti provoca un attento esame di coscienza nei suoi fratelli che rileggono fatti che erano stati all’origine con la giusta ammissione delle loro colpe.

Ecco, fratelli e sorelle – ha proseguito il Vescovo della nostra Diocesi -, è passato un anno dall’incidente, avete perso affetti cari, tante vite spezzate senza una ragione. Come nella storia di Giuseppe, i tempi con i quali Dio governa comunque la storia sono lunghi, talvolta lunghissimi. Ma mentre scorrono, si compiono disegni di grazia e di bene che all’inizio è del tutto impossibile anche solo immaginare. Egli, il nostro Dio, non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande. Siatene certi, cari fratelli, che i vostri cari dal luogo in cui sono ora, cioè nel cuore di Dio Padre, seguono con infinito amore lo scorrere delle vostre vite e con la grazia di Dio Padre, trasformano ogni giorno di più le vostre lacrime in semi di grazia e di vita e perfino di gioie più certe e più grandi. Siatene certi.

E così il brano del Vangelo ci ha raccontato la scelta di Gesù dei dodici apostoli. Scorre l’elenco dei nomi che giunge dolorosamente all’ultimo: “Giuda l’iscariota che poi lo tradì”. Vien da dire: Ma se Gesù sapeva che soggetto era quello, perché lo chiamò? Gesù ha voluto dare anche a Giuda la possibilità di vedersi toccare il cuore dalla prospettiva evangelica del vivere, che era quella dell’amore e della misericordia infinita, ma Giuda non è stato capace di trarne vantaggio per sé e, come tutti dolorosamente ricordiamo, per pochi denari consegnò ad una morte atroce il suo maestro. Vien da dire: che cosa non si fa per un pugno di denari, come si avvelena la storia con il cuore avvelenato da falsi valori! E poi pagano gli innocenti.

Ecco, cari fratelli, la storia umana è un impasto di gesti di amore infinito da parte di Dio e di miserie, disattenzioni e vere e proprie cattiverie umane, che concorrono intrecciandosi nel gioco delle cause e delle responsabilità, a rendere lo scorrere del libro della vita, in un alternarsi di pagine di dolore e di pagine di gioia».

Ma la certezza che viene annunciata dalla lettura delle scritture lette durante la funzione religiosa sta nel fatto che «Il libro della vita, tutto intero, è comunque nelle mani di Dio. Mai nessuno sulla terra può avere la pretesa o l’ambizione di rendersene padrone. E se lo fa, deve sapere che c’è il tribunale di Dio che chiama finalmente ogni cosa per il suo nome. C’è la giustizia umana che fa il suo corso e ci auguriamo che lo faccia con rapidità e verità, e c’è la giustizia di Dio, per la quale egli non è mai insensibile davanti al dolore innocente e lo trasforma in un bene prezioso per i suoi figli, soprattutto quelli verso i quali è dovuto correre per far percepire la dolcezza della sua consolazione e per asciugare con le sue carezze le lacrime dai loro volti. Con il suo figlio Gesù l’ha fatto, a garanzia che lo fa per tutti.

Egli ha trasformato il frutto della cattiveria calcolata dei fratelli di Giuseppe e quella ancor più calcolata del tradimento di Giuda in pagine inattese e imprevedibili di grazia e di bene per l’umanità intera. E che sia così per tutti, cari fratelli e sorelle!»

mercoledì 12 Luglio 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 7:41)

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