Cronaca

La tragica storia di Onofrio, Marta e della loro bimba. Il servizio delle “Iene”

La Redazione
Marta Brandi
Lei, coratina, e lui, molfettese, raccontano il dramma vissuto con la morte della loro piccola per un ritardo del cesareo al "Di Venere"
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Il servizio va in onda in apertura. Era atteso per oggi, nella puntata de Le Iene. E puntuale è stato trasmesso. L’inviato del programma andato in onda su Italia Uno ha raccontato il dramma di Marta Brandi, coratina, e Onofrio Visaggio, molfettese: ecco il servizio.

La loro storia è ormai tragicamente nota. Hanno perso la loro bimba a causa del ritardo del parto cesareo nell’ospedale barese “Di Venere”. Un ritardo causato, secondo gli inquirenti, da una lite tra due medici per l’uso di una sala operatoria rimasta vuota per ore.

«È stato l’anno più brutto della mia vita – racconta Marta – Il 2 maggio mia figlia avrebbe dovuto compiere un anno. Quel giorno (era il 2016, ndr) ero felice, da lì a poche ore avrei avuto la mia bimba. Avevo avuto una gravidanza perfetta».

Invece qualcosa non funziona, Marta è in condizioni di urgenza, ma la sua situazione non viene presa in esame come si dovrebbe. «Ci dicono di restare tranquilli – racconta Onofrio – i minuti però passano. Alle 12.30 entra un’incubatrice grandissima e nessuno ci dice nulla. Poi un medico esce dicendo che mi moglie sta bene. E la bimba?, gli chiedo. Mi risponde “tua moglie sta bene”».

L’agghiacciante verità viene a galla dopo: ritardo di un’ora e mezzo perché le sale operatorie erano occupate per cesarei già programmati.

«Rispondono ad alcune delle nostre domande solo molte ore dopo – prosegue Marta – quando una ginecologa mi dice che mia figlia non ce l’ha fatta. Non mi capacito della sua freddezza. Nessuno mi dà spiegazioni. Per mesi sono stata male, non ho accettato il mio corpo. C’era un taglio cesareo, senza il frutto di quel taglio».

Eppure, continua a raccontare Golia con i due genitori e il contributo di una testimone, c’era una sala vuota, con tutto il personale pronto per eseguire un intervento. Solo che era la sala di chirurgia generale e un medico la reclamava per sé, visto che sarebbe servita per un intervento, altrettanto urgente, di appendicite. L’intervento ha però luogo solo alle 14.30.

L’inviato de Le Iene prova a chiedere spiegazioni ai medici coinvolti. Nessuno dei due però vuole rispondere. Anche il direttore sanitario non rilascia dichiarazioni. In compenso arrivano i carabinieri, chiamati per verificare che il comportamento dell’inviato sia corretto.

Il direttore generale dell’Asl Montanaro invece dichiara di «attendere che il giudice penale determini le decisioni. Se si tratta di negligenza? Potrebbe anche essere di più». A domanda sul perché, però, almeno non si sia chiesto scusa alla coppia che ha perso la bimba, vista la chiarezza delle carte, le risposte mancano. Si resta senza parole.

Il bello è che, per dirla con le parole dell’avvocato Felice Petruzzella, molfettese, le persone coinvolte «non negano l’alterco, né che la sala fosse vuota, tanto meno che non ci fosse un protocollo per la gestione delle urgenze».

Finisce il servizio, la sensazione di dolore e amarezza resta.

domenica 23 Aprile 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 11:46)

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