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Chiusura alle 18, le tante anime della ristorazione coratina: «Non è facile andare avanti»

La Redazione
Bar e ristoranti
Piazza Di Vagno è deserta, così come piazza Sedile. Due dei luoghi più frequentati e che ospitano tanti locali. Immagine che stride con quella di un mese fa
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Passeggiando per le strade della città, soprattutto nel centro storico, sembra di rivivere il lockdown di marzo. Piazza Di Vagno è deserta, così come piazza Sedile. Due dei luoghi più frequentati e che ospitano tanti locali. Immagine che stride con quella di un mese fa.

Si naviga a vista, come a marzo. Perché i contagi aumentano vertiginosamente e, di pari passo, si susseguono i dpcm che, progressivamente, hanno limitato le attività della ristorazione a rimanere aperte fino alle 18 concedendo asporto e consegna a domicilio anche nelle ore serali. Il denominatore comune di un settore che ha diverse declinazioni – dal bar al ristorante, dal locale frequentato dai giovani alla pizzeria – è proprio l’incertezza e l’avvicinarsi del Natale rende nebuloso il futuro.

Fermo restando che a perdere sono tutte le tipologie di attività, ci sono differenze sostanziali tra le varie anime della ristorazione. Resistono i bar che hanno come core business la caffetteria, anche se la chiusura delle scuole potrebbe arrecare un danno non indifferente.

Chi meglio ha potuto adattarsi ad un mercato che si è forzatamente spostato dal posto a tavola verso il delivery sono le pizzerie. La pizza è un prodotto che non si cucina molto a casa e che in molti mangiano almeno una volta a settimana. Anche se mangiarla in pizzeria ha tutto un altro sapore, tanti non vi rinunciano.

Discorso simile può essere fatto per chi offre nel menù panini e altri prodotti di rosticceria, mentre la situazione è più complessa per i ristoranti. Un primo o un secondo può essere cucinato a casa e rischia di perdere “appeal” nella consegna. Eppure c’è chi prova ad affrontare questa sfida pensando a nuovi approcci come i ragazzi del Mulo Cojone che hanno riaperto a inizio ottobre dopo essere rimasti chiusi dal 9 marzo. «Proporremo dei piatti unici, difficilmente replicabili a casa, con ingredienti capaci di tenere la cottura durante il trasporto. Stiamo studiando tanto per affrontare questa pandemia».

Oltre al delivery e all’asporto si punterà a rafforzare l’offerta durante le ore diurne. «Stiamo pensando di aprire a pranzo nel weekend, cosa che non abbiamo mai fatto prima – spiegano dalla pizzeria La Comidaper permetterà a chi ama gustare la pizza seduto a tavola di poterlo fare». Come loro tanti che non avevano mai aperto a mezzogiorno. È il caso di diversi locali notturni che opteranno per l’aperitivo di sabato e domenica.

Uno degli interrogativi che l’intero settore si pone è se sia meglio un lockdown di un mese per poter lavorare a pieno regime durante le feste natalizie o continuare così, cercando di portare a casa qualcosa. Anche qui la risposta è soggettiva e varia da ristoratore a ristoratore. «Queste misure ci penalizzano fortemente» spiegano i titolari del MaPerò. «Abbiamo perso circa il 90% degli introiti che facevamo normalmente perché lavoriamo solo sulla caffetteria e c’è stato anche un drastico calo dei pranzi in settimana. Tenere aperto a queste condizioni un locale così grande e con tanti dipendenti non è facile. Siamo preoccupati e dispiaciuti soprattutto per loro».

Anche Massimo Procacci dell’omonimo ristorante è sfiduciato. «Il nostro prodotto non è adatto ad asporto e delivery e dobbiamo cercare di lavorare il più possibile a pranzo ma la gente ha paura. La prima cosa che ci chiedono quando prenotano è se abbiamo spazio in sala per garantire il distanziamento. Speriamo di poterci riprendere a Natale».

Intanto il Governo ha varato il decreto ristori. Il 150% in più rispetto al contributo ricevuto nello scorso lockdown per gelaterie e bar senza cucina, 200% per ristoranti e pizzerie. Una cifra che spesso non basta a coprire le perdite di questa lunga corsa a ostacoli della quale non si vede ancora il traguardo.

giovedì 29 Ottobre 2020

(modifica il 20 Luglio 2022, 19:10)

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Luigi Murgiano
Luigi Murgiano
3 anni fa

Ma tra quelli che si lamentano ci sono pure i gestori di locali che non emettono scontrini e ingaggiano a nero ragazzini sottopagati?

Coratino  indignato
Coratino indignato
3 anni fa

No comment.. !! Solo tanta paura di non riuscire d andare avanti !

Lucia Del Console
Lucia Del Console
3 anni fa

Speriamo che finirà presto questa epidemia perché il lavoro serve a tutti vorrei che tutto ritorna come prima