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Ristoranti, non tutti sono ripartiti. «Aprire? Potrebbe non convenire»

La Redazione
Ristoranti
Sono diversi i ristoratori che non hanno ancora riaperto. Tra questi Mariano Como e Dino Capozza, titolari rispettivamente de La pace dei sensi e dello Zinnannà
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Tra le porte che non si sono ancora schiuse dalla fine del lockdown c’è quella di diversi ristoranti che hanno scelto di attendere ancora. La paura è quella che aprire, con le spese di gestione di un ristorante, con il numero di coperti dimezzati e con il crollo verticale del turismo, potrebbe non convenire.

Mariano Como, il papà de “La pace dei sensi” non ha riacceso i fornelli della storica locanda su via San Benedetto.

Il motivo? «Ce ne sono almeno un paio. Il primo riguarda il drastico calo dei pranzi commerciali ovvero rappresentanti e lavoratori che vengono da fuori regione, che rappresentano l’80% della mia clientela e buona parte di quella di molti colleghi. Con la chiusura dei confini regionali la presenza di queste figure è venuta meno.

La seconda è il crollo del turismo e di quella fascia di visitatori “mordi e fuggi” che passano una o due notti nelle nostre strutture ricettive per poi raggiungere il Castel del Monte, Trani, Matera o Bari. Corato è posizionata in un punto nevralgico, a pochi passi dall’uscita dell’autostrada e al centro di diverse zone d’interesse. A queste – aggiunge – affiancherei anche l’annullamento delle cerimonie, quindi niente catering che rappresenta un’altra forma di guadagno».

E i coratini? «Non sono la fetta più grande del nostro tipo di ristorazione – continua Mariano – perché difficilmente escono per andare a mangiare in trattoria. In più c’è la paura di frequentare luoghi affollati. Io sto valutando di riaprire a giugno, un mese che già di per sé è difficile perché, con il primo caldo, la scelta ricade sulle città di mare, magari una bella insalata sul porto di Trani».

Intanto i costi non mancano. «Stare fermi per tre mesi è stato un dramma – conferma il ristoratore – e con i 1.200 euro forniti dal governo non siamo riusciti a coprire neanche in minima parte i costi di fitti, luce, gas e acqua. Questa pandemia ci ha reso inermi».

Anche Dino Capozza, titolare dello Zinnannà, ha deciso di aprire più in avanti, a giugno inoltrato, con il servizio in esterna. «Di solito tiriamo fuori i tavolini a metà giugno. Quest’anno ci proverò, valuterò ma rimanere aperti senza poter raggiungere il punto di pareggio tra entrate e uscite non ha senso».

Per lo Zinnannà il core business sono le feste e le grandi tavolate. «Anche per questo non ho ancora aperto. Con il divieto di assembramento non ha senso. Stiamo studiando nuove soluzioni, magari cambieremo modo di lavorare ma non sarà facile perché andremo ad attaccare un target totalmente nuovo».

Dino, che da anni si occupa di ristorazione, ha provato a fare un’analisi sul mercato del food dopo dieci giorni dalla riapertura. «Molti di noi sono in perdita. Per pareggiare le uscite, bisogna raggiungere circa il 65-70% del fatturato fatto gli anni passati. La caffetteria è partita con il 20% degli incassi e ora si è stabilizzata attorno al 50-60%, un po’ come le pizzerie che sono state aiutate dall’asporto. Sui ristoranti i dati non sono precisi, molti sono ancora chiusi. Tra dieci giorni avremo un dato più veritiero ma ci rimetteremo tutti una barca di soldi».

«Ora il gioco si basa tutto sulle liquidità – continua Dino – chi potrà permetterselo durerà più a lungo. Potrebbe esserci una scrematura più avanti, quando la crisi sarà tangibile. Per questo speriamo che questa emergenza passi in fretta. Nel frattempo dobbiamo riscoprirci solidali, spendere nella nostra città e riuscire a superare questo tsunami senz’acqua».

venerdì 29 Maggio 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 2:46)

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Angela 72
Angela 72
3 anni fa

forza ragazzi , avete il supporto di tutti i coratini

carlo mazzilli
carlo mazzilli
3 anni fa

queste storie mi fanno veramente piangere, perchè non sono storie di sfatigati e mangiapane che pretendono tutto dalla comunità, dallo stato, ma provengono da gente che si sfonda il cu…ore per lavorare, per progredire a fare bene il suo lavoro, che ricordiamolo, quello della ristorazione, dei bar, dei locali di intrattenimento è un lavoro durissimo, che non conosce soste, che non conosce orari, esposto a mille pericoli, a mille rotture di conigli, provenienti non solo dalla clientela ma da un controllo asfissiante e per lo più idiota da parte delle varie amministrazioni e organi di controllo. non potendo farlo personalmente, abbraccio attraverso queste righe tutti coloro che hanno fatto della gioia, della convivialità il,loro lavoro. e davvero, piango con loro.