Quanto è difficile reinserirsi nel mondo del lavoro dopo una grave malattia? Riappropriarsi di quella normalità che per lungo tempo è svanita tra ospedali, cure e paure?
Daniele, 40 anni, cerca lavoro da un anno e mezzo. Una marea di curriculum inviati, poche risposte. Da qualche giorno non percepisce più nemmeno la piccola pensione d’invalidità garantita dall’Inps, 280 euro utili per contribuire alle spese di tutti i giorni della sua famiglia. «Per lo Stato sono sano ma in realtà ho problemi di salute che non mi permettono di poter svolgere tutti i tipi di attività perché non posso rimanere in piedi per tanto tempo, né posso alzare pesi».
Nel 2010 Daniele ha scoperto di avere la leucemia. Lavorava come autotrasportatore, un mestiere duro e faticoso che ha dovuto lasciare per combattere la malattia. Nel 2011 ha aperto un piccolo bar esaudendo un sogno covato per molto tempo, quello di possedere un’attività propria. Il morbo regrediva, le cure fatte a Parma iniziavano a dare i loro frutti, la vita scorreva felice fino a quando gli viene diagnosticata una nuova malattia ossea che ha colpito le ginocchia, effetto collaterale di tantissimi cicli di chemio.
«È stato l’inizio di un incubo – racconta – perché ero costretto a lavorare in piedi per molte ore, sopportando dolori lancinanti. Dovevo scegliere se mettere davanti lavoro o salute ed ho scelto la seconda opzione». Ad inizio 2019 chiude il bar e inizia a mandare curriculum. «Ne ho inviati tantissimi in questo anno e mezzo ma ho ricevuto solo pochissime disponibilità per un colloquio. Sono ancora in attesa».
Qualche giorno fa l’Inps gli comunica che non potrà più continuare a ricevere l’assegno mensile di 280 euro che gli spettava. «Secondo loro con delle protesi potrei tornare a svolgere tutte le attività ma non è così semplice e non me la sento di fare questo tipo di operazione alla mia età».
Daniele continua a rientrare nelle categorie protette. Aziende con un determinato numero di dipendenti devono per legge – salve alcune eccezioni – avere una percentuale di soggetti lavoratori che rientrano in queste categorie come chi ha una riduzione delle capacità lavorative superiore al 45% (il caso di Daniele). Lo Stato agevola questo tipo di assunzioni con sgravi fiscali.
«Quello che chiedo – conclude Daniele – è di poter tornare a lavorare e a guadagnarmi il pane con dignità, tornare a sentirmi utile. Non posso raccogliere pesi o utilizzare a lungo le gambe ma ho un cervello, orgoglio e una volontà infinita».
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