Un po’ di Playstation, una sfida ai giochi da tavolo, le lezioni a distanza e l’affetto degli educatori. Di questo si vive in una casa famiglia da due mesi a questa parte, ovvero da quando il lockdown imposto dal governo ha costretto a casa milioni di italiani, compresi bambini e ragazzi che risiedono nei centri come la “Casa famiglia della mamma” di Corato.
«Non è stato per niente facile», esordisce Francesco Zonni che della struttura è coordinatore. Dall’11 marzo – in anticipo rispetto al primo decreto – è stato chiuso il centro diurno, ovvero l’opportunità per i ragazzi non residenti di poter fare delle attività nel pomeriggio. Tutti gli altri sono rimasti lì, lontani dai genitori e senza la possibilità di ricevere visite.
«Così dice la legge – spiega Zonni – alla quale noi ci atteniamo per proteggerli dal virus. Anche i genitori e i parenti hanno capito che le restrizioni sono a fin di bene. Rimane la sofferenza di dover rimanere chiusi nella struttura, lontani dagli affetti familiari. Ci sono le videochiamate che, tutto sommato, riescono a sopperire parzialmente alla mancanza fisica ma non è la stessa cosa».
La reazione alla clausura varia a seconda dell’età. «Con i più piccoli è stato più facile. Non hanno la stessa coscienza dei più grandi che hanno subito una bella botta. Abbiamo provato a tenere alto il morale della truppa, a proteggerli dalla negatività con un sorriso in più, mascherando le nostre preoccupazioni. A volte è stato salutare anche per noi: riacquistare un po’ di tranquillità cercando di infonderla nei nostri ragazzi».
Nel centro lavorano una decina di operatori. Niente tirocinanti, niente volontari. Le misure anti-covid ne impediscono l’accesso. All’esterno è stata ricavata una zona dove accogliere i fornitori, lontana dall’ingresso. All’interno è d’obbligo l’uso di mascherine, copriscarpe e guanti. In più è stata effettuata la sanificazione degli ambienti. «All’inizio vederci così bardati li ha spiazzati – racconta Francesco – poi piano piano si sono abituati. Abbiamo limitato molto la componente fisica, i baci, gli abbracci. A livello psicologico è molto dura. Siamo anche doppiamente attenti fuori di casa per ridurre al minimo il rischio».
Per colmare questo vuoto emotivo e far passare le giornate con il sorriso sono stati acquistati nuovi giochi e trovato qualche computer in più. La sorpresa più bella è arrivata dai tanti che hanno deciso di donare qualcosa alla struttura in questi mesi. «Desidero ringraziare di vero cuore – dice Ugo Zonni, presidente della cooperativa – chi in questo periodo particolare ha dimostrato affetto e vicinanza. Imprenditori, squadre di basket, associazioni, gruppi di famiglia, anonimi, la Polizia di Stato e amici comuni a cui va il nostro caloroso abbraccio e un grazie di cuore».
«La cosa più bella? – aggiunge Francesco con un sorriso– Che si siano ricordati di noi».
Complimenti A tutto lo staff!!! E un' applauso a chi si e ricordato di loro …BRAVI!.!!!!!
♥️ Tutti nel mio cuore sempre