Settimana Santa

«Il Cristo Risorto non va in quarantena»: il messaggio del clero coratino

La Redazione
Il clero della zona pastorale di San Cataldo
Nella lettera che di seguito pubblichiamo integralmente il clero, i religiosi e le religiose della Zona Pastorale San Cataldo - con un'unica voce - si rivolgono alla città
scrivi un commento 2637

Il clero, i religiosi e le religiose della Zona Pastorale San Cataldo “si riuniscono” intorno al grande messaggio che ha rivoluzionato la storia dell’uomo, quello del “Cristo Risorto”. Un messaggio che «non va in quarantena» e non teme i confini dello spazio e del tempo.

Il Covid-19 ha reso necessaria una quaresima unica nella storia, una Settimana Santa che non si era mai vista prima. Ha annullato le processioni e i riti della pietà popolare. Ha chiuso le porte delle chiese. Ma non ha avuto potere sul desiderio di preghiera della gente che, in molti casi, è aumentato.

Nella lettera che di seguito pubblichiamo integralmente il clero, i religiosi e le religiose della Zona Pastorale San Cataldo – con un’unica voce – si rivolgono alla città e annunciano la scelta di vivere le liturgie del triduo agli stessi orari del vescovo D’Ascenzo, a porte chiuse, per esser in comunione con lui.

«Carissimi fedeli in Cristo – scrivono – vogliamo raggiungervi con queste parole, cercando di alleviare la fatica e la stanchezza in questi giorni di quarantena, per riflettere sul mistero pasquale che andremo a vivere. Forse la frase che più si addice a questo tempo è quella del vangelo di Luca: “Resta con noi perché si fa sera”. È la supplica che i discepoli fanno a Gesù dopo l’apparizione a Emmaus. La loro invocazione sembra la nostra in questa quaresima, priva dei riti e della devozione popolare che la caratterizzano.
“Fitte tenebre si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante”, ha esclamato Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta, davanti a milioni di telespettatori a casa. Il vuoto che si riempie delle parole del pastore. Siamo con Cristo nell’orto degli ulivi, nel bel mezzo della notte e non sappiamo quando sorgerà il sole; anche se abbiamo certezza di quest’alba che arriverà! Il nemico invisibile ha sconvolto le nostre vite e sembra allontanare la Pasqua di Resurrezione. Il distacco dalla quotidianità ha modificato la liturgia tradizionale della settimana santa. Ma il Cristo che muore e risorge non va in quarantena. Il messaggio pasquale resta immutato. La vita continua a sconfiggere la morte, come afferma il preconio pasquale: “questa è la notte in cui Cristo ha distrutto la morte e dagli inferi risorge vittorioso”.
Forse questi giorni servono a restituire un significato umano a ciò che stiamo vivendo e sicuramente è il modo migliore per avvicinarci al mistero della Risurrezione. Questo tempo quaresimale trascorso a casa è stata la nostra passione, soprattutto per chi vive in condizioni indigenti. È vero, il sacrificio che ci è stato chiesto non si esaurisce da calendario nel giorno di Pasqua. Ma in occasione di questa festività possiamo umanizzare la quaresima in quella che sembra la nostra via Crucis fino al Golgota. Il calvario vissuto da Gesù insegna, in particolare quest’anno, a riappropriarci del valore della morte. A ricordarci che essa non è un numero o una tabella o una curva matematica. Essa è la via che porta alla rinascita anche quando fuori piove e il cielo è denso di nuvole. Lo scriveva don Tonino Bello nel suo messaggio di auguri: “La Pasqua frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del «terzo giorno».
Da quel versante le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto”. La nostra rinascita sia una Resurrezione nel nostro percorso di fede. La quaresima tra le quattro mura, in una casa che sia focolaio domestico più che un temuto focolare, è stata tempo di penitenza e riflessione soprattutto in questo periodo anomalo e mai vissuto prima. Dov’è Cristo? Ci saremo chiesti tante volte. Come Gesù in croce avremo esclamato: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Ma alla fine ci convince non un ragionamento sottile, ma l’eloquenza del cuore: “Perché la croce, il sorriso, la pena inumana? Credimi è così semplice quando si ama” (J. Twardowski).
La certezza che deve animare il nostro cuore deve essere questa: un padre non abbandona mai i suoi figli. Anche quando la speranza sembra svanire nella conta quotidiana delle vittime, nella paura di un domani incerto e nebuloso. Dio è nella preghiera nelle nostre case, nella solidarietà verso i più deboli, nell’assistenza ai nostri anziani. Cristo risorge quando riscopriamo il senso di comunità, quando non dimentichiamo la missione di testimonianza che ci ha affidato con tutta la sua vita. Quel grido che squarcia il sepolcro si staglia nell’isolamento delle nostre case, nel silenzio delle nostre strade.
“È risorto dai morti”, è Pasqua, annunciamolo nelle nostre famiglie, nelle tradizioni casalinghe di una giornata di festa. Nessuno si salva da solo, ci ha ricordato il Papa nella preghiera di piazza San Pietro. Ce lo ricorda Cristo quando muore in croce per noi e poi risorge il terzo giorno. Il nostro terzo giorno arriverà solo se non dimentichiamo il messaggio della resurrezione, la speranza di una nuova vita anche nelle tenebre di questi giorni. Il nostro cuore torni ad ardere come quello dei discepoli di Emmaus: prima impauriti e incapaci di riconoscerlo, poi gioioso nell’annuncio della Resurrezione. E sarà sufficiente a ripartire, anche se è notte attorno, a riconoscerlo proprio nello spezzare il pane: perché spezzare qualcosa di mio per gli altri è il cuore del Vangelo. Il Signore resta con noi, anche quando si fa sera».

sabato 4 Aprile 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 4:44)

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti