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«Di soli giornali non si può più vivere». A Corato le edicole si trasformano

Francesco De Marinis
Francesco De Marinis
Edicola
In Italia chiudono 4 edicole al giorno. Anche la nostra città avverte la crisi della carta stampata ma resiste, puntando su altri settori
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Lì dove una volta erano esposti, in lunghissime file, quotidiani, magazine, settimanali e inserti, oggi ci sono borse in pelle, prodotti di cancelleria e qualche giocattolo. Lo spazio destinato ai giornali è sempre più risicato e la morfologia delle edicole è radicalmente cambiata. Perché di edicola pura non si può più vivere.

È l’amara constatazione che, nei giorni scorsi, ha spinto l’associazione di categoria a promuovere iniziative per far sentire più forte la voce degli addetti ai lavori, in un periodo storico che registra la chiusura in Italia di 4 edicole al giorno. Una crisi verticale che parte dal crollo della vendita dei giornali e che non risparmia nessuno. Neanche Corato, dove il numero degli esercizi tiene, mentre le edicole stanno mutando forma, stanno diversificando, prediligendo settori di vendita più redditizi.

Rosa Olivieri e suo marito Savino sono lì da 25 anni esatti. Nel ’95 rilevarono l’edicola su via Trani fondata negli anni Sessanta. «Le vendite dei giornali sono calate del 50-60% in pochi anni. Ad esempio, se prima vendevamo 50 copie de La Gazzetta del Mezzogiorno al giorno, oggi è tanto se ne riusciamo a piazzare una quindicina. Pensare di tirare avanti con la sola vendita dei giornali è impossibile». Con due scuole a pochi passi, Rosa Olivieri ha sempre lavorato con la cartoleria che, anno dopo anno, ha tolto spazi e importanza alla carta stampata. Con l’avvento di Amazon e delle piattaforme on line, anche il mercato scolastico si è contratto ma resiste, grazie al “lato umano” del negozio fisico. «Siamo un punto di riferimento per i ragazzi ed i loro genitori. La conoscenza dei testi, il consiglio, la disponibilità e quel volto familiare fanno ancora la differenza».

Anche Carlo Galise, titolare dell’omonima e storica edicola di piazza Matteotti, ha stravolto la sua identità di edicolante. «La mia è stata una scelta di cuore – racconta – perché sono voluto tornare alle origini. Il mio bisnonno più di un secolo fa vendeva cappelli prima di portare per la prima volta il giornale a Corato negli anni trenta, tanto da diventarne distributore». Magazine e quotidiani sono relegati su un paio di scaffalature, in un angolo. «Servo qualche cliente affezionato e poco più, lo faccio solo per mantenere la tradizione. Avere i giornale in negozio ormai è un di più».

Aldo Papagno è il più giovane. Ha rilevato la sua “Edicolaldo”, davanti al PalaLosito, cinque anni fa. Non ha avvertito la crisi dell’editoria semplicemente perché quando ha aperto era già scoppiata. «Le vendite dei giornali sono costantemente basse, infatti il fatturato più alto lo faccio con la cartoleria e con i prodotti per bambini. Ho la fortuna di avere scuole a due passi». Ma cosa si vende di più? «Fumetti, inserti e figurine. Ovvero ciò che è legato al collezionismo. Tra i giornali (periodici e quotidiani), vanno per la maggiore quelli che costano meno mentre il calo più significativo riguarda i quotidiani locali».

A Corato il numero delle edicole è diminuito ma non è crollato, come è accaduto in centri più grandi solo grazie al già citato trasformismo. Il grande colpevole della crisi è senz’altro internet che ha ridefinito il concetto stesso di editoria. La notizia, immediata e gratuita, corre sul web. Sono drasticamente diminuiti i lettori e chi compra i cartacei ha un’età media che va dai 50 anni in su, come se acquistare il quotidiano sia diventata ormai mera abitudine. Ci sono, però, altre concause come la liberalizzazione delle edicole. Prima serviva una licenza, oggi non più ed è possibile aprire un’attività anche in prossimità di un’altra edicola, “diluendo” il già esiguo numero di clienti.

Per Galise c’è anche un altro fattore determinante. «Ad un certo punto iniziarono ad uscire riviste da un euro, la metà del prezzo di copertina delle altre. Una corsa al ribasso che ha penalizzato la qualità del prodotto e gli edicolanti stessi. Noi guadagniamo il 20% circa su ogni copia. Su certi giornali il margine è di pochi centesimi».

L’estinzione delle edicole non è mera questione economica ma ha anche risvolti culturali e sociali. «Ricordo i tempi, neanche tanto lontani – racconta Carlo Galise – di quando le edicole erano punti d’incontro e di dibattito. Politici, professori o semplici cittadini si riunivano qui davanti e commentavano le notizie uscite sul quotidiano. Un fermento che non esiste più». Gli fa eco Rosa Olivieri. «C’era grande attesa, ad esempio, quando usciva Lo Stradone. Bisognava aprire presto per garantire ai primi clienti, quelli che prendevano il treno, di acquistare la loro copia».

Probabilmente il concetto di edicola pura scomparirà totalmente, divorato dalla rapidità del web e dalle nuove tecnologie. I dati vanno verso questa direzione e gli editori si stanno attrezzando da tempo per superare indenni questo cambiamento epocale. E allora, che ne sarà delle edicole? Come già sta avvenendo si trasformeranno in qualcosa di diverso o chiuderanno. C’è chi strizza l’occhio ad Amazon, cercando di diventare punto di ritiro, attirare clienti e vendere qualcosa in più. «L’edicola deve diventare punto di riferimento del rione – dice Aldo Papagno – fornendo più servizi al cittadino. In questo lo Stato ci deve dare una mano, non solo alleggerendo le tasse ma aiutandoci a poter accedere a questi servizi». La sfida alla sopravvivenza continua.

martedì 4 Febbraio 2020

(modifica il 21 Luglio 2022, 7:34)

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Fiorenzo Spina
Fiorenzo Spina
4 anni fa

ma fa parte dei tempi. Le informazioni viaggiano sulla rete e non più su carta. Oltretutto è anche più ecologico. non si può rimanere ancorati ai tempi passati. Che dovrebbe dire allora il vecchio seggiaro, quello che faceva le corde o u mestcarrier

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
4 anni fa

Gli edicolanti hanno evidenziato in modo ampio ed esauriente il problema. Ogni volta che vi è un cambiamento nella società, si cerca sempre di cercarne la causa responsabile: è un'indagine continua e insoddisfacente, dato che i mutamenti sono sempre avvenuti, lenti o veloci e per motivi concomitanti, ed hanno lasciato il loro segno, mai retrovertibile. L'uomo ha grandi capacità di adattamento, ed ha seguito con rassegnazione, talvolta con drammaticità, l'evolversi delle diverse situazioni sociali, economiche, politiche, climatiche.

Adriana Lotito
Adriana Lotito
4 anni fa

Anche le cartolerie non se la passano bene! Io ho un attività di fronte ad un istituto superiore,ma vi assicuro che facciamo fatica ad arrivare a fine mese, questo grazie al web e alla cineseria presente sul mercato.