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Crisi olio, mancate risposte e ritardi cronici: e i prezzi crollano

La Redazione
Olio nuovo
Italia olivicola: «Mancano ancora i decreti attuativi per destinare risorse già stanziate agli agricoltori colpiti dalle calamità degli ultimi 2 anni»​. Coldiretti: «Puglia indietro anni luce»
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«Sostenere con maggiore vigore l’aggregazione dei produttori, attraverso il sistema delle organizzazioni di produttori e delle cooperative, garantire trasparenza e tracciabilità dei flussi di oli provenienti da altri Paesi e attuare tutte le procedure eccezionali riconosciute agli agricoltori che nell’ultimo biennio hanno subito gravi calamità, dalla xylella in Salento, alle gelate 2018 nelle province di Bari e Bat fino alle calamità naturali in Calabria e Sicilia».

Sono alcune delle richieste contenute nel documento che i rappresentanti di Italia Olivicola hanno consegnato nelle mani della Ministra Teresa Bellanova, ieri mattina, durante il tavolo d’emergenza convocato per provare a porre rimedio al drammatico crollo dei prezzi.

I rappresentanti della più importante organizzazione italiana della produzione hanno evidenziato che le conseguenze di questa crisi potrebbero rivelarsi catastrofiche per molte aree del Paese. Secondo Italia Olivicola, ad esempio, in Puglia la situazione venutasi a creare, con i prezzi delle contrattazioni crollati, secondo le rilevazioni della Borsa Merci della Camera di Commercio di Bari, da 4.50-4.50 €/Kg del 29 ottobre a 3.30-3.70€/Kg di martedì scorso, deriva innanzitutto dalle mancate risposte e dai ritardi cronici nella gestione dei problemi gelate e xylella, vista la mancanza dei decreti attuativi per impegnare risorse già stanziate.

Per contrastare l’arrivo incontrollato di oli comunitari ed extracomunitari, che spesso viene trasformato in prodotto italiano, invece, oltre ad una battaglia per allargare la registrazione telematica a tutti i Paesi produttori europei, secondo Italia Olivicola basterebbe “prendere come riferimento statistico, per i controlli, i dati di produzione e di rese produttive di cooperative e Op, perchè sarebbe più semplice isolare i soggetti che presentano dati distanti dalle medie”

«In Italia abbiamo la fattura elettronica, ma la bolla è ancora cartacea – spiegano i responsabili di Italia Olivicola -. Se la cisterna sbarcata in Italia non viene monitorata, un minuto dopo l’arrivo a destinazione la bolla cartacea non esisterà più e, con essa, anche la stessa cisterna. E difficilmente forze dell’ordine e Icqrf potranno risalire all’origine del prodotto. Basterebbe un indirizzo mail, un numero di fax o una app banalissima a cui tutti gli operatori, 24 ore prima di caricare o scaricare una cisterna, devono essere costretti a comunicare qualità, quantità e mezzo di trasporto del carico in oggetto – concludono nel documento rivolto alla Ministra Bellanova -. Questo sistema molto elementare, semplice, senza aggravi per le imprese, eliminerebbe il 90% delle operazioni illecite e consentirebbe agli organi dello Stato un controllo reale e mirato».

La posizione di Coldiretti. Negli ultimi 10 anni, dal 2009 ad oggi, è cresciuta in Puglia la produzione media di olio del 21,5%, a cui non ha corrisposto alcuna visione strategica, a differenza di quanto avvenuto in Spagna, rispetto alla realizzazione dei centri di ammasso e stoccaggio dell’olio. È quanto emerso dall’analisi di Coldiretti Puglia sull’andamento del settore olivicolo e oleario in Puglia, presentato al Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova dal presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, a capo della delegazione di olivicoltori e frantoiani al tavolo sulla crisi olivicola.

«Ringraziamo il Ministro Bellanova e concordiamo sulla necessità espressa di disegnare una strategia coordinata e una programmazione di lungo periodo per fronteggiare la crisi di mercato di olive e olio in Puglia, perché dall’anello più debole della catena fino alla trasformazione, tutta la filiera dell’olio è strozzata da pratiche commerciali che hanno fatto crollare del 40% il prezzo dell’olio, con l’ennesima occasione persa dalla Regione Puglia che non ha ancora consentito a cooperative e frantoi in tutta la Puglia di utilizzare oltre 40 milioni di euro del PSR Puglia per le strutture di stoccaggio che avrebbero potuto far fronte all’attuale stagnazione di mercato per eccesso di produzione”, ha detto il presidente Muraglia. “La Puglia è indietro anni luce – ha insistito Muraglia – e resta l’urgenza di costruire finalmente il Piano Olivicolo Nazionale, quando in Spagna ne hanno già fatti 5 e di rivedere i rapporti all’interno della filiera, coinvolgendo in prima istanza proprio la grande distribuzione, perché i prezzi allo scaffale di olio extravergine di oliva a 3 euro a bottiglia è inaccettabile».

La bolla speculativa che sta interessando il settore oleario si è allargata anche alla sansa che, non trovando mercato che l’acquisti, per essere smaltita può solo diventare rifiuto speciale a spese di agricoltori e frantoiani. I prezzi bassi dell’extravergine hanno fatto crollare anche quelli dell’olio di sansa, un sottoprodotto della lavorazione delle olive che al momento non vale niente. D’altro canto cooperative e frantoi devono ‘liberarsene’ perché parte finale del ciclo di produzione dell’olio. La sansa diventa quindi per gran parte dei frantoiani da risorsa a rifiuto speciale che, se mandata ai biodigestori, può costare anche 25 euro al quintale, oltre ai costi di trasporto.

Per Coldiretti Puglia l’ipotesi di drenare i 5 milioni di euro destinati agli interessi sui mutui dal Decreto Emergenze per le gelate non ancora utilizzati, su interventi in de minimis a beneficio degli agricoltori che per il presidente Muraglia non risolverebbero in ogni caso i problemi strutturali del settore in Puglia.

Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – aggiunge Coldiretti Puglia – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva. Per questo serve intensificare l’attività di controllo e vigilanza anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati ma è anche necessario al più presto il recepimento della direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 – continua Coldiretti – per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori.

Occorre approvare la proposta di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, perché i contratti tra gli attori che operano lungo le filiere del cibo sono presupposto di valore per le produzioni locali, di remunerazione dignitosa per gli imprenditori agricoli e di qualità per i consumatori.

A favorire gli arrivi di olio straniero dall’estero è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denuncia Coldiretti – è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

Ma c’è poca chiarezza anche nei ristoranti dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti in una situazione in cui nei locali – conclude Coldiretti – è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161 che prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto.

Il piano “salva olio” di Coldiretti

1. Avviare un nuovo Piano Olivicolo Nazionale (“Piano 2.0”) pernrilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, pernmodernizzare gli impianti olivicoli, puntando – dice la Coldiretti – sullencultivar nazionali che rappresentano il nostro patrimonio di biodiversità;nfavorendo lo sviluppo e la sottoscrizione di contratti di filiera;

2.nSostenere il finanziamento per la realizzazione di centri di stoccaggiondell’olio;

3.nEsprimere solidarietà all’olivicoltura pugliese, sia per la parte colpita dallengelate che per l’area salentina compromessa dalla Xylella, sostenendola connazioni concrete a partire – sostiene la Coldiretti – dall’immediata attuazionendel Decreto sullo stato di emergenza attraverso i Decreti attuativi chensvincolo le risorse e consentono i reimpianti, gli innesti e la programmazionendelle attività dei frantoi e degli olivicoltori;

4.nGarantire adeguate risorse attraverso una strategia condivisa tra governo e UnionenEuropea per far fronte alla strage che ha devastato 21 milioni di ulivi,nmettendo in ginocchio il settore olivicolo del Salento, deturpando ilnpatrimonio paesaggistico, con un danno stimato per difetto di 1,2 miliardi dineuro ed il dimezzamento della produzione pugliese di olio di oliva chenrappresenta oltre il 50% di quella nazionale;

5.nDare maggiore trasparenza all’attribuzione dei finanziamenti dell’attuale Ocm,nin modo che i fondi vadano alle vere imprese olivicole e difenderenl’extravergine italiano nell’ambito dei negoziati internazionali dove – evidenzianla Coldiretti – l’agroalimentare italiano viene troppo spesso usato come monetandi scambio per interessi diversi;

6.nStringere le maglie ancora larghe della legislazione con l’approvazione dellenproposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita Commissionenpresieduta da Giancarlo Caselli;

7.nPretendere l’obbligo della registrazione telematica degli oli commercializzatinin tutti gli Stati membri, così come già istituito in Italia attraverso ilnSIAN.

8.nDifendere il panel test, strumento necessario per la classificazione e lanvalutazione delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini alnfine – sostiene la Coldiretti – di tutelare i produttori di oli di qualità ed inconsumatori;

9.nPromuovere una maggiore trasparenza dell’indicazione obbligatoria dell’originenin etichetta, per l’olio extravergine di oliva (con etichette leggibili per inconsumatori e prevedendo l’obbligo dell’indicazione dei Paesi di provenienzandegli oli che compongono le “miscele”) e per le olive da tavola che ad oggin- evidenzia la Coldiretti – non hanno alcuna indicazione obbligatoria innetichetta relativamente al Paese di coltivazione delle olive e promuovere la conoscenzane la cultura dell’olio evo di qualità tra i consumatori al fine di aiutarli anscegliere con maggiore consapevolezza;

10.nEliminare il segreto di stato sui flussi di importazione dell’olionextravergine, dopo la storica sentenza del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019nsull’accesso ai dati dei flussi commerciali di prodotti esteri, detenuti dalnMinistero della Salute e fino ad ora preclusi per ragioni pretestuose oransmascherate dall’Autorità giudiziaria, un risultato storico per la Coldirettinche ha sollecitato il pronunciamento, dopo la richiesta al Ministero dellanSalute.

giovedì 5 Dicembre 2019

(modifica il 21 Luglio 2022, 9:40)

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Francesco
Francesco
4 anni fa

Stupidi gli agricoltori al nord si fanno rispettare… il sud vale una miniera d'oro e sia abbassando a livelli davvero penosi… facciamoci rispettare una volta e per sempre….