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Edmond Llalla, il professore d’arte che scappò dall’Albania sognando Michelangelo

La Redazione
Edmond Llalla con Gino Perrone e il Mons. Pichierri all'inaugurazione della scultura di Papa Giovanni Paolo II
Nel '91 sulla Vlora c'era anche lui. Da 28 anni a Corato, nel 2006 realizzò la scultura di Papa Giovanni Paolo II in piazza Buonarroti
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Per spiegare l’amore che Edmond Llalla nutre nei confronti dell’arte è utile raccontare un aneddoto. Qualche mese dopo il suo arrivo in Italia dall’Albania, insistette nell’accompagnare a Roma il suo datore di lavoro per la consegna di un mobile. Terminato lo scarico chiese di essere portato in Vaticano. Lì, davanti alla maestosa Pietà di Michelangelo le lacrime cominciarono a rigargli il volto. «L’avevo vista solo attraverso vecchie foto in bianco e nero sui libri d’arte occidentale che il mio professore teneva nascosti perché proibiti nel mio paese. L’ha scolpita a poco più di vent’anni, questo ti fa capire che genio sia stato».

Edmond era sulla Vlora l’8 agosto del ’91. C’era anche lui in quella fiumana di disperati che riempì il molo di Bari e fu trasferita allo stadio Della Vittoria. «Iniziarono a lanciare roba da mangiare dagli elicotteri – racconta – ma io me ne stavo in disparte mentre altri miei concittadini si azzuffavano per un pezzo di pane. Fui avvicinato da una volontaria che infilò tre, quattro di noi in auto e ci portò a Corato, nella chiesa evangelica». Tanti altri albanesi, invece, furono rispediti indietro, nel massiccio rimpatrio organizzato dal governo Andreotti.

Nella stanza che gli avevano preparato era solo. Lasciò moglie e figlia al porto di Durazzo. «Fiutai nell’aria il pericolo della traversata. Assieme a tanti profughi c’erano anche delinquenti armati sulla nave. Decisi di proteggerle non facendole salire con me sulla Vlora». Solo, senza soldi, documenti e con una manciata di parole in italiano tra le quali “professore”.

Sì, perché prima di lasciare un’Albania piegata dalla dissoluzione del regime comunista, insegnava arte in una scuola superiore. Aveva studiato all’Accademia delle belle arti di Tirana superando il difficile esame di ammissione. Scelse scultura e rimase affascinato dall’arte italiana “vietata” di Michelangelo, Bernini e Canova insegnatagli dal suo maestro Sabri Tuçi. Sua moglie frequentava l’altro corso, quello di pittura, lo stesso del giovane amico Edi Rama, attuale primo ministro albanese.

Lo stato non paga gli stipendi e Edmond decide di lasciare l’Albania. «La mia non era solo una fuga dalla povertà. Era anche l’inseguimento di un sogno, di quell’Italia sempre ammirata per le innumerevoli forme d’arte che custodisce». Un folle amore che gli fa rischiare l’arresto quando, a Galleria Borghese, tocca il marmo della Paolina Bonaparte di Canova, incantato dalle linee morbide dello scultore veneto.

I primi tempi sono duri. Lavora qua e là cercando di far valere la preparazione artistica. Si lega al professor Luigi Quinto e realizza la sua prima opera coratina pochi mesi dopo lo sbarco. Un libro aperto in legno e il volto in bronzo del preside Di Gennaro, ancora presente oggi al Cifarelli.

Sono quattro le opere pubbliche di Edmond Llalla a Corato. “L’albero della vita”, due metri di marmo di Carrara completamente scolpito a mano nel 2002. Si trova nel piazzale interno del Tannoia. L’anno successivo realizzò un busto bronzeo di Enzo Grossi, comandante e sommergibilista coratino, oggi nella sezione monumentale del cimitero coratino. La sua scultura più nota si staglia in piazza Buonarroti. Papa Giovanni Paolo II, a figura intera, fu scolpito tra il 2005 e il 2006 e inaugurata ad ottobre. «Vedere la scultura avvolta dalla bandiera italiana, accompagnata dall’inno italiano suonato dallanbanda dei Bersaglieri mi ha commosso», scrive Llalla nel suo portfolio.

Di fatto Edmond si sente per metà italiano e coratino. «Mi muovo sporadicamente di qui. Quando torno in Albania sono un ospite», scherza. Sono ormai 28 anni che Edmond Llalla scolpisce e realizza opere, soprattutto per privati, a Corato e non solo. «Fare l’artista è molto difficile, anche economicamente – spiega – ma sia io che mia moglie abbiamo dato il massimo per poter regalare un futuro luminoso a nostra figlia, che oggi vive e lavora a Berlino». Lei, la famiglia e l’arte sono il sole attorno al quale si muove la sua vita. Quando ne parla sgrana gli occhi e sorride. «Quando potrò vorrei fare una mostra personale attraverso la quale esprimere la mia arte, senza commissioni di terzi e utilizzando tanti materiali diversi. Lasciare il mio segno su questa terra».

venerdì 15 Novembre 2019

(modifica il 21 Luglio 2022, 10:37)

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Francesco Nocca
Francesco Nocca
4 anni fa

Edmond ..è una persona fantastica ed anche un bravo Artista, io sono uno delle persone che lui ha conosciuto venendo a Corato, bravo Edmond continua così!

carlo mazzilli
carlo mazzilli
4 anni fa

cioè, tutto il mondo sogna di vedere le opere d'arte italiane… e noi in italia non solo non le conosciamo, ma le teniamo chiuse, le lasciamo deperire, rubare, allagare, vandalizzare, crollare etc.etc.
un popolo di santi, navigatori e teste di c°°°°!

Edmond Llalla
Edmond Llalla
4 anni fa

Ringrazio veramente di cuore ❤ la Redazione Corato Live per la cura e professionalità con cui ha redatto l'articolo che racconta la mia vita personale ed il mio contributo al tessuto artistico di Corato. Ringrazio la comunità coratina che mi ha caldamente accolto e stimato come persona ed artista. Ringrazio in modo particolare il giornalista Francesco De Marinis
che mi ha consentito di esprimere la mia storia mettendomi a mio agio e riportando in maniera precisa il corso degli eventi.

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
4 anni fa

Conosco bene il valente e sensibile Edmond: sua moglie Zamira è stata la premurosa badante di mia madre, fino alla morte della a me cara congiunta, e la figlia Mighena alunna promettente di mia moglie. Hanno dovuto affrontare grossi sacrifici, sempre con tenacia ed orgoglio, e dei quali mi hanno sempre tenuto al corrente. Auguro ancora loro tanta serenità e fortunate, e sicuramente ponderate, svolte di vita.

Tina Quatela
Tina Quatela
4 anni fa

Mi dispiace tanto che un'opera come quella di piazza Buonarroti, sia abbandonata a sé stessa! Nonostante le nostre segnalazioni, ci hanno risposto che ne hanno fin sopra i capelli di questa piazza! Quindi lasciamo tutto in balia di drogati ubriaconi che si sono impossessati dello spazio dove è posta la bellissima opera di questo bravo artista. Davvero un peccato! Come cittadina, sono arrabbiata!

Angela  Mazzilli  Ventura-Corato
Angela Mazzilli Ventura-Corato
4 anni fa

Gentile prof. Edmond, non conoscevo la sua storia…avevo “solo” sentito parlare di lei, e, per caso, ho conosciuto la sua gentile moglie in pullman, una volta, in “viaggio” verso Andria. La ringrazio vivamente per ciò che ha fatto per l' Italia e per Corato. E GRAZIE per essersi emozionato nel vedere la statua del “suo” papa avvolta nel nostro tricolore, e per essersi commosso durante l'esecuzione dell' inno Italiano. Le auguro OGNI bene.