Venerdì sera secondo appuntamento con il “Festival della Legalità” che, grazie alla presenza del presidente del Parco Alta Murgia e di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, ha acceso i riflettori sul tema dell’ecomafia.
Si tratta di fenomeno che agisce in numerosi settori, dai rifiuti all’agroalimentare, continuando con l’edilizia, la macellazione clandestina e il bracconaggio.
Dall’ultimo rapporto ecomafia di Legambiente, la Puglia figura tra le quattro regioni del Sud coinvolte per il 45% in infrazioni ambientali, con 2.854 illeciti – di cui 711 a Bari – e 730 illeciti nel ciclo del cemento. «Purtroppo la Puglia è una regione a rischio soprattutto per i reati legati al ciclo illegale dei rifiuti – ha affermato Francesco Tarantini – sia per la sua posizione geografica vicina al sudest asiatico e all’Africa, sia per la conformazione del territorio che presenta numerose cave abbandonate. Certo dal 2015 in poi c’è stata una forte risposta dello Stato con una serie di leggi che ha dato ai magistrati la possibilità di affrontare i cosiddetti “ecoreati”, ma non basta.
Bisogna che la politica non si muova solo in emergenza, ma che pianifichi i suoi interventi. Occorre iniziare ad applicare il modello dell’economia circolare, organizzare e prendere parte alle varie manifestazioni sì, a cui devono seguire però decise e concrete azioni di cambiamento. Bisogna cambiare stile di vita, chiudere il ciclo dei rifiuti anche nella nostra regione, creare impianti per evitare che la raccolta del porta a porta non incida con i costi di trasporto e per far seguire un abbassamento della Tari. Bisogna procedere alla decarbonizzazione e non finanziare le fonti fossili».
Si è passati poi ad affrontare il tema parco dell’Alta Murgia, in merito al quale Tarantini ha detto di voler incontrare e coinvolgere i sindaci del parco e gli agricoltori. «È importante la formazione nelle scuole – ha sottolineato – educare alla bellezza, gestire l’emergenza cinghiali, liberare il parco dall’abbandono dei rifiuti, migliorare l’accoglienza, valorizzare i prodotti e il territorio, perché se è vero che sono aumentate le presenze, deve essere nostro impegno fare in modo che le persone ritornino. La collaborazione tra cittadini ed istituzioni è condizione necessaria per un reale cambiamento».
Anche in questo caso, un'importante annotazione: il lungo elenco di cose che si dovrebbero o potrebbero fare. E' chiaro che sfugge poi l'obiettivo principale, se frammentato in tante, troppe derivazioni, prospettate a caso. Sono d'accordo, chiaramente avendola da anni predicata, sulla necessità di insegnare nelle scuole la “correttezza” in senso lato, che comprende cioè educazione e rispetto. Privilegiandola nei programmi è compito di chi ci governa, e lo potrebbe fare anche un sindaco, esortando i vari capi d'istituto locali a comportarsi adeguatamente. Ma, almeno a livello centrale, i due partiti attuali di governo, ma questo vale un po' per tutti, fanno precedere le spinte ideologiche, anche stravaganti, che caratterizzano spesso i singoli politici, alle reali necessità del Paese.
Il porta a porta collegato a una diminuzione della Tari è una favola vero? Non ci crede più nessuno. È il contrario, il porta a porta fa lievitare la Tari.
Altro che “stili di vita” e chiacchiere varie, sul tema rifiuti va cambiato proprio il sistema. Ad esempio quello di conferimento, discarica e “riciclo”. Siamo in presenza di un autentico ciclo mafioso dei rifiuti ma le associazioni del settore ci mandano a caccia di farfalle con raccolta porta a porta e pulizia del mondo.