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Nicholas Vernice, da New York a Corato per riscoprire le proprie radici

La Redazione
Nicholas Vernice
Newyorkese con chiare origini coratine, è stato invitato dall'università Aldo Moro di Bari per relazionare sul rapporto tra la sanità e l'immigrazione. Poi ha fatto tappa in città per vedere la casa natìa di suo nonno
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«Una emozione dietro l’altra che porterò con me per sempre». Queste le parole del dott. Nicholas Vernice, newyorkese con chiare origini coratine, invitato dall’università Aldo Moro di Bari per relazionare su un suo lavoro sul rapporto tra la sanità e l’immigrazione, nel corso della settima edizione di “The Migration Conference”.

Un grande evento internazionale cui hanno partecipato oltre 500 relatori provenienti da tutto il mondo. Fra questi, appunto, anche il dottor Vernice, nipote di Domenico e Luisa Vernice, i primi della sua famiglia a lasciare Corato per gli States. «È la prima volta che vengo in Italia – dice Nicholas Vernice – accompagnato dai miei genitori Nick e Rosanna Vernice, e l’emozione che ho provato è stata enorme perché presentare il mio lavoro in questa grande manifestazione mondiale e farlo nella terra dei miei nonni e dei miei genitori, è stata una cosa irripetibile».

Nicholas Vernice è medico presso il “Weill Cornell Medical College di New York City: tra le sue specializzazioni c’è anche quella sulle conseguenze che l’immigrazione può avere sulla salute dei cittadini statunitensi. «Negli Stati Uniti – continua il dottor Vernice- non esiste una legge unica sull’immigrazione a livello federale, mentre ogni stato ne ha una propria che produce effetti diversi sulla salute delle rispettive popolazioni».

Dopo la sua relazione ha voluto vedere, insieme ai suoi genitori e la sorella Alex, la Corato che aveva conosciuto solo attraverso le parole del nonno Domenico. «Mio nonno mi aveva descritto Corato così come era nel 1950, anno in cui emigrò negli States, invece ho scoperto una grande città, bella e all’avanguardia e, da quello che ho sentito, anche operosa».

Tra i suoi desideri, vedere la casa natìa di suo nonno, ma anche conoscere il primo cittadino che, quando ha saputo di questa richiesta, ha accolto gli ospiti a Palazzo San Cataldo. «Sono molto contento di aver avuto il piacere di conoscervi e di sapere che Corato vi abbia impressionato positivamente» ha detto il sindaco D’Introno. «Mi auguro di rivedervi prossimamente per mostrarvi una Corato ancora migliorata. Ricordate che la nostra e la vostra città, possiede delle grandi qualità soprattutto nel campo dell’enogastronomia, note in tutto il mondo ma che solo i “figli” residenti all’estero, possono aiutarci a renderla ancora più famosa. Infine voglio che portiate sempre nei ricordi di questa esperienza il “cuore” che rappresenta Corato, per non dimenticare mai le vostre radici».

lunedì 24 Giugno 2019

(modifica il 21 Luglio 2022, 17:38)

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salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
4 anni fa

“Radici”: si fa presto a parlare del loro rispetto, quando tutto è proiettato verso il loro declino, il loro abbandono, il loro superamento, in un Paese dove il concetto di “tradizione” in senso lato, è ormai sepolto. E questo aspetto negativo va a incidere sul comportamento di molti nuovi arrivati, ormai quasi unici nella lettura delle pagine di cronaca nera : non trovando leggi o vincoli ferrei ai quali attenersi, non sentendosi obbligati all'integrazione, al rispetto delle regole, mantengono invece le “tradizioni” dei Paesi dai quali provengono, conservando immutate le loro “radici”. E' lo scotto che si paga nell'essere noi, un popolo assai debole: prodighi di attenzioni verso gli altri, restii a pretenderne un contraccambio. E nella Storia i popoli così, nel tempo scompaiono.