Sacerdote da 25 anni

Celebra messa con il Papa. Per don Peppino Lobascio arriva il “dono” più prezioso

La Redazione
Don Peppino Lobascio
Domani alle 7 concelebrerà la messa con Papa Francesco in Vaticano, nella Chiesa di Santa Marta. Sarà possibile seguire in diretta la celebrazione sintonizzandosi sul canale 28 del digitale terrestre (TV2000)
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Arriva un “dono” particolare per don Peppino Lobascio: domani alle 7 concelebrerà la messa con Papa Francesco in Vaticano, nella Chiesa di Santa Marta. Sarà possibile seguire in diretta la celebrazione sintonizzandosi sul canale 28 del digitale terrestre (TV2000).

Il sacerdote coratino è stato ordinato presbitero il 9 aprile 1994 e, ieri pomeriggio, con il sorriso di sempre ha dimostrato quanto ogni giorno rinnovi con gioia il suo “sì” alla chiamata vocazionale. Così don Peppino Lobascio, attuale vicario del vescovo di Trani nella città di Corato, sta vivendo il suo 25esimo anniversario di sacerdozio. Circondato dall’affetto e dalla vicinanza dei suoi cari, dei confratelli – coratini e non – che condividono la scelta della vita consacrata.

Dopo il percorso di preparazione dal titolo “Mio Signore e mio Dio. Una risposta alla chiamata come conferma della Professio fidei” vissuto nei giorni scorsi e l’adorazione eucaristica sul tema “Il Sacerdozio Amore del Cuore di Gesù”, ieri il vescovo Mons. Leonardo D’Ascenzo ha celebrato la Santa Messa in chiesa Matrice.

Oggi invece, nella parrocchia Santa Maria Greca, si terrà una conferenza sul tema “La vocazione nell’Arte”: a condividere la sua riflessione sarà il prof. Andrea Dall’Asta s.j.

«Vi voglio confidare forse la più grande paura che ho, è quella di morire dentro, di diventare triste, di essere ad un certo punto una persona spenta e senza gioia – ha scritto ieri don Peppino – Si perché il prete può essere come il vino. Il vino una volta messo in cantina può svanire, diventare acqua o aceto.

Chiedo sempre al Signore di non farmi diventare una persona acida o una persona insulsa, perché ho conosciuto persone così. Pregate per i sacerdoti perché sappiano conservare il sorriso dell’anima, altrimenti si diventa come le cariatidi, quelle statue di pietra o marmo che sorreggono i portali delle chiese. Che brutta fine! La vita del prete è o dovrebbe essere una storia d’amore. E le sue parole, parole d’amore; il prete capace di non morire di morte ma d’amore».

mercoledì 10 Aprile 2019

(modifica il 21 Luglio 2022, 21:54)

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salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
5 anni fa

Non comprendendo (sono molto all'antica, o vi è in me un ostracismo superiore alla mia volontà) come funzioni la “condivisione” di un articolo, rimango però colpito dal numero che rappresenta quella del presente servizio: 620, seguita dai 255 della Settimana Santa. Certo sono felice per don Peppino, per quello che rappresenta per lui un avvenimento del genere ma, da laico interessato solamente alla società “naturale” (cioè quella istintiva e condizionata solo dalle convenzioni e dalle necessità di base), rimango perplesso dinanzi a quello che interessa, in particolar modo, alla gente. E' chiaro che le influenze sociali incidono storicamente, geograficamente e molto su un certo gruppo di persone, ma mi aspettavo, col tempo, un'apertura anche verso sbocchi più “tangibili”.