Si celebra oggi, 10 febbraio, il Giorno del ricordo, solennità istituita per conservare e rinnovare «la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani dalle loro terre durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
«Molti nostri connazionali furono torturati e uccisi barbaramente, alcuni ancora vivi gettati nelle così dette “foibe” o voragini naturali» è il messaggio del commissario straordinario, Rossana Riflesso.
«È proprio per questo che nasce il “Giorno del Ricordo” per far sì che si tramandi nelle future generazioni il principio che ogni forma di sopraffazione, angheria, tirannia va disapprovata e che è indispensabile operare perché la società attuale e futura si fondi essenzialmente su ciò che dovrebbe rappresentare il punto cardine: il rispetto della dignità umana».
Al contrario delle “Fosse Ardeatine”, scontatissima reazione all'attentato di via Rasella, ideato da Giorgio Amendola, che ben se ne vide dal presentarsi ai tedeschi, risparmiando probabilmente la vita a centinaia di innocenti, le “Foibe” sono diventate motivo di “ricordo” solamente nel 2004. La causa è semplice: erano diversi gli autori delle uccisioni. Da una parte i tedeschi, da condannare sempre ed incondizionatamente; dall'altra i partigiani comunisti di Tito, che lottavano per la libertà delle loro terre. Da una parte una forte spinta politica che voleva solo evidenziare le colpe non sue (la sinistra), dall'altra la tendenza pacifica a non mettere in pentola cose scottanti e provocatorie (la DC). Ora che l'aria è cambiata, possiamo ricordare anche i martiri dell'Istria.
Mi preme aggiungere un'altra cosa: l'uso sempre più pressante del “congiuntivo esortativo” (…la società “si fondi”…), per spronare a fare un qualcosa che dovrebbe invece essere più che scontato e sentito, sta a significare che c'è un fallimento nella formazione storica del popolo al quale si è “costretti” a rivolgere un tale stimolo, e che quindi, se non si mutano i presupposti, il tutto cade nell'inutile.
Si, Amedeo, e questo dà ancora più forza alla motivazione del silenzio.