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Ospedale unico, con il «Piano Spaccavento» non conta più “il dove”

La Redazione
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Una proposta del Comitato Ospedale Unico «a misura dei bisogni e a portata di mano di tutti i cittadini»
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“Avere o non avere un Ospedale Unico?” Questo è il problema, secondo il Comitato guidato da Felice Spaccavento. Con l’obiettivo di trovare una soluzione che sia «a misura dei bisogni e a portata di mano di tutti i cittadini», il Comitato ha messo a punto una nuova proposta.

«Pensiamo – scrivono dal Comitato – che sia l’ora di un grande cambiamento. Pensiamo che il nostro territorio meriti di meglio. Pensiamo che si debba evitare la desertificazione sanitaria della nostra area, in parte ci siamo già riusciti, ma vogliamo di più: vogliamo rilanciare l’offerta sanitaria sul nostro territorio e metterla alla pari dei migliori standard nazionali e internazionali.

Vogliamo evitare che, desertificato il territorio, una popolazione di 200mila abitanti sia costretta all’esodo verso il capoluogo le cui strutture sono già oggi in affanno. E le guerre di campanile, col loro orizzonte miope, porterebbero inevitabilmente a questo. Lo sappiano i cittadini di tutte le nostre Città.

Non vi mettete d’accordo? Allora niente per nessuno. Questo diranno e poi sarà troppo tardi per rimediare. Meglio prevenire.

Pensiamo che le guerre di campanile debbano far parte del passato, e che anzi l’Ospedale Unico debba essere per così dire il nuovo campanile collettivo, il simbolo che ci unisce, e che identifica una terra millenaria che ha bisogno di guardare con più speranza al futuro.

Per questo, oggi, qui, spieghiamo meglio il nostro progetto, affinché sia chiaro a tutti che il problema non è dove, ma cosa e se.

La scelta è una sola: non dove, ma tra avere o non avere un Ospedale Unico che in realtà sarà un sistema integrato dove ogni città sarà attivamente coinvolta, nessuno vince e nessuno perde, ma tutti guadagnano in copertura sanitaria e in possibilità di sviluppo del territorio.

Su questo Piano ci aspettiamo non solo il consenso dei Cittadini informati. Ma anche quello delle istituzioni locali e intermedie.

La Regione è con noi, con l’autorevole firma del presidente Michele Emiliano – e la Carta di Ruvo segna la via. Ora c’è solo da scegliere, tra Sanità e desertificazione, tra sviluppo pacifico e guerricciole insensate, tra un guadagno per tutti e la rovina per ognuno.

Una scelta fin troppo facile, no? Sia chiaro: il Piano Spaccavento è solo la nostra proposta. Noi non abbiamo potere decisionale.

Una proposta seria e concreta che porgiamo alla Commissione tecnica come base di lavoro, se riterrà, e all’opinione pubblica come fondamento di una corretta informazione sulla reale situazione, sulle sue criticità ma anche, vivaddio, sulle grandi possibilità che abbiamo proprio davanti a noi. A un soffio, con la buona volontà e l’aiuto di tutti».

Il Piano Spaccavento

«Tre poli integrati dislocati con scelta commissione tecnica nelle città di Molfetta, Corato, Terlizzi: polo acuzie (c.d. ospedale unico) con tutti i reparti specialistici più la rianimazione, novità assoluta per il nostro territorio; polo day services e day hospital con tutti gli ambulatori per esami, diagnostica e lo smaltimento della chirurgia veloce che non necessita di ricovero, più lungodegenza; polo riabilitativo riabilitazione cardiologica, pneumologica e ortopedica, più lungodegenza. Questi tre poli sarebbero piazzati nelle città attualmente in lizza per l’Ospedale Unico.

Bitonto, Giovinazzo, Ruvo: nelle altre tre città verranno dislocati presidi come case della salute, hospices, cure palliative, malattie rare, terapia del dolore eccetera. oltre gli uffici e i centri direzionali. Con ambulanze medicalizzate autosufficienti e ambulanza 118 in ogni Città per garantire collegamenti veloci con il Polo Acuti.

La Sanità territoriale è il futuro e molto si può e si deve fare fuori del classico ospedale inteso nel senso tradizionale.

Il tutto, adeguatamente strutturato e gestito nell’interesse del paziente, sarà un unicum organico e completo che assicurerà all’intero territorio una protezione sanitaria mai avuta prima, fungendo nel contempo da importante volano economico-sociale in tutte le realtà coinvolte.

Note importanti per l’informazione del cittadino e dei decisori politico/istituzionali. Da notare che gli ospedali con la lungodegenza/riabilitazione godono generalmente di maggiori finanziamenti e inoltre generano statisticamente il maggiore indotto economico (parenti eccetera).

Paradossalmente proprio la Città che avrà l’Ospedale Unico per gli Acuti, al di là del prestigio, avrà probabilmente i minori riscontri economici, occupazionali e di sviluppo indotto.

I fondi e l’indotto migliori sono come setto su lungodegenza e riabilitazione. Questo va adeguatamente sottolineato in sede di corretta informazione e di confronto. Altro che guerre del campanile. Dobbiamo imparare a farli suonare a distesa i nostri campanili, sulla stessa musica dello sviluppo armonico e della Salute del territorio.

Il nuovo ospedale Unico sarà forse il vero campanile, il simbolo che accomunerà e darà identità a un territorio troppo disperso e perciò rimasto nei decenni scorsi schiacciato dai poli più organizzati. In realtà si può e si deve dire che il vero Ospedale Unico è quello che comprende tutti questi poli, senza lasciare fuori nessuno e nessuna Città. Nessun ospedale sarà meno importante dell’altro. Non si perde nulla ma tutti guadagnano.

Con il Piano Spaccavento non ha più senso chiedersi dove sarà collocato l’ospedale unico, perché l’ospedale unico è ovunque, a misura dei bisogni e a portata di mano di tutti i cittadini».

mercoledì 13 Giugno 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 13:29)

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Marco
Marco
5 anni fa

E' il caso di dire, è una battaglia contro i Mulini (Campanili) a vento…

Amedeo Strippoli
Amedeo Strippoli
5 anni fa

Purché si muova. Qualcosa. L'importante oltre a parlarne, poi qualcuno decida in tempi accettabili. Soprattutto che vengano dati dei servizi sanitari degni di questo nome. Eliminando la strafottenza e con umiltà imparare dalle regioni più all'avanguardia, considerando che la maggioranza del personale che fa servizio al Nord è meridionale