I sogni a volte si realizzano, come i miracoli. Ieri è successo a Mauro Colabella, un giovane coratino 41enne che – da cinque anni – ha scoperto di essere malato di Sla.
Ieri è arrivato in Vaticano a bordo di un’ambulanza del Ser Corato: lì ha ricevuto la visita più attesa della sua vita, quella di Papa Francesco. Al suo fianco c’erano sua moglie Anna e il loro figlio Francesco, un bimbo di un anno che è «il primo miracolo ricevuto dalla vita».
Questa mattina abbiamo raggiunto telefonicamente Mauro e Anna. L’emozione fortissima si avverte ancora nelle loro voci.
«Sento ancora l’adrenalina che mi scorre nelle vene – dice Mauro – L’esperienza di ieri mi ha donato una sensazione di benessere, sono tornato carico di energia e vitalità». Un po’ «come quando abbiamo scoperto di aspettare un figlio» aggiunge Anna: «Francesco ci ha ridato la vita, non a caso abbiamo deciso di chiamarlo così: oltre ad essere il nome del papà di Mauro e del pontefice, ricorda il Santo di Assisi a cui mio marito è da sempre legato».
Poche parole, a parlare sono stati gli occhi. «Forza, coraggio, non mollare». Questo ha detto il Santo Padre a Mauro. Poi ha preso in braccio suo figlio. «Avrei voluto dirgli tante cose – racconta Anna – ma il quel momento mi ha vinta l’emozione. È un uomo capace di tanta tenerezza, ci ha guardati negli occhi, ha riempito i nostri cuori».
A rendere possibile questa occasione sono stati due sacerdoti coratini, don Peppino Lobascio e don Vito Martinelli: «Mauro – dichiarano – teneva moltissimo ad incontrare il Papa, abbiamo scritto due lettere indirizzate alla Santa Sede e tutto il resto ormai è storia».
La Sla – sclerosi laterale amiotrofica – è una malattia neurodegenerativa progressiva del motoneurone, che colpisce selettivamente i motoneuroni, sia centrali, sia periferici. È caratterizzata da rigidità muscolare, contrazioni muscolare e graduale debolezza a causa della diminuzione delle dimensioni dei muscoli. Ciò si traduce in difficoltà di parola, della deglutizione e, infine, della respirazione. Dopo aver indebolito fisicamente Mauro fino a rendere necessario l’utilizzo della sedia a rotelle, oggi la malattia lo costringe a letto, rendendo possibile la comunicazione con il resto del mondo solo attraverso gli occhi attraverso un computer collegato ad un puntatore oculare.
«La nostra vita è stata stravolta in cinque anni, è diventata un incubo – ammette Anna – Mio marito lavorava regolarmente. All’improvviso ha iniziato ad avvertire l’indebolimento delle braccia e delle gambe, fino alle prime volte in cui cadeva senza un apparente motivo. Per fortuna la diagnosi è arrivata presto ma non ci sono ancora cure in grado di vincere la patologia: le terapie e i farmaci servono solo a rallentarne il più possibile gli effetti. Ciò che ci permette di andare avanti è la grande forza d’animo di Mauro: nonostante tutto in molte occasioni è lui che mi dà il coraggio per non arrendermi».