Attualità

Oltre il lavoro, Adriano e Claude testimoni della vera integrazione

Marianna Lotito e Francesco De Marinis
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A Corato c’è “Vapulì”
La videointervista a Claude e Adriano: amici oltre che colleghi, grazie a "Vapulì" e al programma "Fare sistema oltre l'accoglienza"
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Amici oltre che colleghi, Adriano e Claude. Coratino il primo, originario della Costa d’avorio il secondo.

Le loro strade si sono incrociate perché entrambi partivano dal grande desiderio di trovare un lavoro stabile. La risposta, sia per l’uno che per l’altro, è arrivata grazie a “Fare sistema oltre l’accoglienza”, un «programma di inclusione per persone in condizioni di vulnerabilità». Nato nel 2016, in seno alla Ong di ispirazione cattolica denominata “Amu – Azione per un Mondo Unito”, il programma ha come scopo «l’inserimento di giovani e adulti, minorenni e maggiorenni, stranieri ed italiani in contesti socio-lavorativi esistenti sul territorio».

“Fare sistema oltre l’accoglienza” si basa sulla «creazione di una vera e propria rete nazionale, fatta di famiglie, aziende, associazioni ed anche istituzioni che possano interagire, cooperare e facilitare l’inserimento dei più deboli all’interno della società».

Nella nostra città è la Fondazione Vincenzo Casillo ad aver aderito alla rete: con la Arc En Ciel srl (guidata d Cosimo Zanna, Angela Ventura e Giovanni Vita) ha avviato il servizio a domicilio “Vapulì” ed ha assunto Adriano e Claude. Dopo aver frequentato un corso di formazione a Milano, entrambi sono in grado di utilizzare un macchinario a vapore che permette di eseguire il lavaggio di auto ed altre superfici senza generare acque reflue e senza inquinare.

Adriano e Claude trascorrono insieme molte ore della giornata perché, oltre al lavoro, ci sono le partite di calcio: entrambi hanno scoperto la bellezza che c’è in ognuno, sono riusciti a riempire di senso la parola “integrazione”. Visto questo risultato, l’obiettivo di Arc En Ciel adesso é quello di formare presto un’altra squadra come la loro, di creare altre occasioni di lavoro e di indipendenza.

La consapevolezza di poter contare sempre l’uno sull’altro, come raccontano nella videointervista, è ormai la base del loro rapporto: “Claude è davvero una persona di cuore” dice Adriano, con occhi sinceri. Ha affrontato i pericoli della Libia e poi il mare aperto per arrivare in Italia sul barcone. In Costa d’Avorio ha lasciato suo padre, la sua mamma purtroppo non c’è più. Di sogni da realizzare, come Adriano del resto, ne ha ancora tanti. Intanto però, guarda il cielo con un sorriso e da cristiano confessa: “spero in Dio”.

domenica 8 Aprile 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 16:24)

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Daniela Manzitti
Daniela Manzitti
6 anni fa

Con Adriano non c'è nessuno che possa trovarsi male…che sia bianco o nero. Ad ogni modo, si dovranno inventare tantissime aziende come questa, perché i ragazzi coratini disoccupati sono moltissimi, e anche quelli “accolti” cominciano ad essere troppi per una cittadina di queste dimensioni e non tutti sono volenterosi come Claude a cui faccio i miei complimenti. Però qualcuno si prendesse la “briga” di fare in giro nelle sale slot e club vari, a tutte le ore…

Pio Pio
Pio Pio
6 anni fa

Vorrei anch'io un lavoro, ma non sono immigrato e la mia operosità e grande volontà non impietosisce nessuno.

 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

Sfogo sintomatico di una situazione via via in crescendo. Essa è frutto di errori o di compromessi: l'aver trasformato l'Italia da nazione votata al turismo e all'agricoltura, in nazione industrializzata; la mancanza di una cultura demografica; l'aver abbandonato un assetto socio-economico, quello degli anni '50 (quando venivamo chiamati “la Cina d'Europa), favorevole allo sviluppo, anche se cozzava contro regole etiche che difficilmente possono collimare, da noi, con quelle economiche; l'aver fatto fronte ai primi problemi sociali, affidandosi esclusivamente all'assistenzialismo, mostrando debolezza nei confronti dei sindacati (il fatto che ora non contino più nulla, la dice lunga) senza curarsi dei debiti dello Stato; aver fatto capire che il “caos”, appartiene alla nostra normalità.

 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

Ma come uscirne? E' chiaro, e l'ho detto molte volte, che la mancanza di capacità politica dipende da due fattori: la nostra atavica impreparazione all'autogestione; la mancanza del “senso dello Stato” (che fa compiere azione nell'esclusivo interesse di esso), dovuta all'eterogeneità dei ceppi costituenti il popolo italiano. Ci sono mali ormai incurabili, poiché divenuti endemici, tutti legati al “denaro”: essi, ed anche questo l'ho già detto, possono essere curati esclusivamente con l'abolizione della carta moneta. Ma lo sprone a farlo deve provenire dalla Banca Centrale Europea. Un ridimensionamento della “casta”, un incremento del “senso dello Stato”, un intervento sui mezzi di formazione (tv e scuola), una distribuzione più equa della ricchezza, una spesa statale più logica.

Amedeo Strippoli
Amedeo Strippoli
6 anni fa

Complimenti a tutti e due, purtroppo una rondine non fa primavera. Comunque, in Italia ci sono migliaia di immigrati che da anni lavorano onestamente, producono reddito e pagano regolarmente le tasse, ma per contro abbiamo circa 500000 clandestini che non sappiamo cosa fanno, di cui alcuni preda della criminalità organizzata (italiana e no). Questo è il vero problema da risolvere e da sollevare non solo in campagna elettorale. Quindi, senza mezzi termini, dico ai politici di ogni colore e credo datevi da fare, prima che gli Italiani diventino veramente razzisti e non solo a parole. Gli episodi di Comacchio, Firenze e Macerata dovrebbero far riflettere e che sono, forse, le avvisaglie dell'insofferenza che incomincia a serpeggiare negli animi di tanti italiani, radicalchic compresi.