Il convegno

Sui percorsi della Fede: il passato, il presente e il futuro delle processioni

Marianna Lotito
Marianna Lotito
Il ritratto dell'Addolorata realizzato da Rino Sgarra
Svelato questa mattina il percorso di tutte le processioni della settima Santa: ecco l'elenco
scrivi un commento 1809

Ormai ci siamo. Mancano ancora pochi giorni e per le strade si inizierà a “respirare” l’aria della Settimana Santa. Sui portoni compariranno i fogli delle confraternite che annunciano il passaggio delle statue. E poi i divieti di sosta e di circolazione, i ceri nel centro storico. Il venerdì e il sabato Santo saranno le giornate delle lenzuola bianche con il fiocco nero, segno del lutto, delle processioni all’alba e di quelle notturne. Delle bande, dei confratelli, delle candele e degli altarini.

Solo dopo, per Pasqua, si arriverà alle tavole imbandite: «dai “quaresimali salentini” a base di mandorle al calzone con gli sponsali passando per le scarcelle e la focaccia barese con pomodorini e olive nere» come ha detto questa mattina in teatro Giovanni Forte, docente dell’istituto alberghiero di Corato.

Tutte delizie che gli studenti dell’istituto “Oriani-Tandoi” hanno offerto a chi ha partecipato al convegno dal titolo “Fede, storia, tradizione: i riti della Settimana Santa a Corato”. Ad organizzarlo il Comune di Corato, in collaborazione con la Confraternita “San Giuseppe” e con l’Arciconfraternita “Santa Maria Greca”. In platea gli studenti coratini e i cittadini appassionati al tema.

Sul palco del comunale è arrivata anche un’antica tavola di legno, datata ’800, su cui l’inconfondibile mano di Rino Sgarra ha dipinto l’Addolorata. Ad averla fatta realizzare è un giovane sacerdote coratino, don Luigi Ciprelli, attualmente in servizio a Trani.

Una «cornice» – quella fatta di colori, suoni e profumi – su cui da anni lavora Gaetano Armenio, ideatore del progetto “I Riti della Settimana Santa in Puglia”: «oltre a Corato abbiamo selezionato ben 23 Comuni, dal Gargano al Salento. Sono quelli in cui le comunità partecipano». Anch’egli, dal palco del Comunale, rivolgendosi agli studenti ha sottolineato: «siamo protagonisti di un evento collettivo a cui diventa impossibile rimanere indifferenti: è il nostro territorio che si racconta ed è capace di attrarre visitatori da tutto il mondo».

Lungimirante e di grande significato l’intervento di don Gino Tarantini, capace di mettere in luce un rischio concreto: «com’è avvenuto nelle grandi città, i riti e le tradizioni della pietà popolare potrebbero perdersi se non ci si aggiorna: questo patrimonio crollerà appena i più grandi non ci saranno più». L’antidoto è nell’essenza: «io credo che ci sia bisogno di recuperare il Senso: solo così colori, suoni e profumi saranno pieni. Non possiamo rimanere sul piano delle emozioni, esse fanno parte di una cornice che – se non ha sostanza – perde valore».

Concorde Benedetto Antonio Calvi, incaricato dalle confraternite di San Giuseppe e Santa Maria Greca di raccontare durante il convegno «segni e simboli della Settimana Santa». Colpisce, tra gli altri, il suo commento alla “buffa”: «è l’accessorio di stoffa bianca che noi confratelli utilizziamo per coprirci il volto. Prima veniva indossata solo quando le statue “uscivano” o “rientravano” in chiesa, adesso anche mentre le si porta in spalla per strada.

La “buffa” ci aiuta a non cadere nell’esibizionismo, a riuscire a vivere il momento della processione con discrezione, a mettere da parte i protagonismi. Molti confratelli pregano quando portano la statua: dovremmo farlo tutti».

Con questo spirito nascono anche nuove usanze. «Alcuni anni fa – racconta Calvi – percorrevamo via Castel del Monte quando si ruppe il perno che manteneva la croce fissa sulla scapola di Gesù. Un confratello del Santissimo Rosario (di cui don Gino Tarantini è il padre spirituale) venne da me e mi ricordò del Cireneo che aiutò Gesù e disse “siamo disposti a portarla noi”. E così fu: vissero tutto il resto della processione portando sulle spalle la pesante croce di legno. Questa, sebbene nata come una situazione di emergenza, ora è diventata una usanza».

Nella conclusione di Calvi un invito che guarda al futuro: «i riti appartengono ad ognuno di noi e per questo dobbiamo ritenerci tutti responsabili nel tramandarli e custodirli. Oggi siamo qui per difendere la nostra cultura ma anche per trasmetterla alle nuove generazioni.

Chiunque di voi abbia voglia può raggiungerci: come confraternita di San Giuseppe abbiamo accolto il “devoto portatore”, una figura riconosciuta dalla diocesi. Sono dei cittadini che per fede chiedono di poter portare in spalla le statue pur non facendo parte della confraternita: indossano una divisa che noi stessi prestiamo, identica a quella dei confratelli, senza però la tracolla».

Anche quest’anno orgoglioso del risultato il sindaco Massimo Mazzilli: «dare oggi un programma unitario permette ai cittadini di conoscere tutti i dettagli e la dice lunga anche sulla volontà di lavorare in maniera condivisa. Anche quello realizzato quest’anno è un lavoro pregevole».

Confermata anche la collaborazione della Pro Loco “Quadratum”: «come avviene dal 2008, saremo impegnati con passione ed entusiasmo nell’allestimento del centro storico con le lanterne realizzate artigianalmente dai nostri soci» afferma il presidente, Gerardo Strippoli.

I percorsi
Venerdì mattina l’Addolorata raggiungerà i quartieri delle parrocchie San Giuseppe, Sacra famiglia, Sacro Cuore e San Gerardo, con l’immancabile momento di preghiera vicino al centro anziani di don Luca; venerdì sera i Misteri saranno nel quartiere dell’Incoronata; sabato mattina il gruppo scultoreo della Pietà attraverserà invece i quartiere di Santa Maria Greca, San Domenico e San Francesco con il momento di preghiera vissuto come sempre nei pressi della casa di Luisa Piccarreta.

mercoledì 21 Marzo 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 17:22)

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti