Attualità

“Welcome refugees”, uno striscione per accogliere i migranti

Cenzio Di Zanni
"Welcome refugees"
A esporlo alcuni attivisti del Corato against racism (Car), il collettivo antirazzista sorto da circa un anno che si erano dati appuntamento in zona mercato
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Nella tarda mattinata di ieri uno striscione che recita “Welcome refugees” (benvenuti rifugiati) è stato appeso sull’edificio del quartiere California che – da circa due settimane – ospita 42 richiedenti asilo, tutti provenienti dai Paesi nordafricani.

A esporlo sono stati alcuni attivisti del Corato against racism (Car), il collettivo antirazzista sorto da circa un anno che – fin dall’annunciato sit-in indetto dal movimento Noi con Salvini, poi impedito dall’autorità di pubblica sicurezza per ragioni di ordine pubblico – si erano dati appuntamento in zona mercato. Un gesto simbolico, perché «l’accoglienza non la fa uno striscione», come chiarisce subito Vincenzo De Benedittis, uno degli volontari del Car.

Sono stati gli stessi ospiti a issarlo in cima all’edificio, fra gli sguardi curiosi di chi passeggiava placidamente lungo le bancarelle del mercato settimanale, sotto il solleone.

«Noi non intendiamo contrapporci ad alcuna forza politica – continua De Benedittis – la nostra preoccupazione principale è mettere in piedi, in maniera volontaria e autorganizzata, delle pratiche di accoglienza concrete».

Fra gli altri obiettivi, per cui il Car ha «stabilito un primo contatto con gli ospiti» c’è il «porre a livello sociale e culturale la questione della relazione fra migrazione e accoglienza, perché ci rendiamo conto di quanto sia problematica», ammettono dal collettivo. Un segnale, quindi, per contribuire a diminuire «l’impatto sociale di un cambiamento che ogni quartiere avrebbe bisogno di metabolizzare».

Ma come ha reagito il rione in questi giorni? L’abbiamo chiesto a un residente, uno studente 24enne. Se da un lato la «componente giovanile è stata più aperta, comprese molte giovani famiglie», dall’altro i residenti più anziani sarebbero apparsi fra i più refrattari: «Dicono che se ne devono andare». È anche «una questione di ignoranza», dice, prima di raccontare come in un caso – addirittura – una donna «all’inizio ha avuto paura e non riusciva a uscire di casa».

Tuttavia, la maggior parte della popolazione ha vinto la diffidenza e la ritrosia, ed è «riuscita a creare un rapporto quasi collaborativo», come racconta lo studente. Buoni esempi, quindi, a testimonianza di quanto il percorso di integrazione ha negli aspetti culturali e nell’informazione le sue pietre miliari.

domenica 20 Settembre 2015

(modifica il 25 Luglio 2022, 0:30)

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fiorenzospina
fiorenzospina
8 anni fa

w il modernismo delle chiacchiere, w il modernismo quando conviene, non sia mai dire “non sono d’accordo” ti darebbero del Salviniano all’istante