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Il dramma del pizzo a Corato è una realtà. Il racconto di chi lo ha subito

Giuseppe Di Bisceglie
Giuseppe Di Bisceglie
Il cratere causato dall'esplosione della bomba carta in via Gambara
De Scisciolo (Associazione Antiracket) alle vittime di estorsione: «Denunciate»
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La bomba è arrivata, almeno per un caso, quando si è deciso di non pagare più. Era il segno che a Corato il sistema del pizzo, delle estorsioni, aveva iniziato a insinuarsi nel tessuto produttivo cittadino. In soli tre mesi sono finite in manette otto persone, verosimilmente appartententi a due gruppi diversi. Tutti taglieggiavano lavoratori, imprenditori, titolari di negozi.  Si ricorderà la bomba a Via Reggio dello scorso novembre, per la quale sono finite in manette quattro persone. Il video, agghiacciante, delle telecamere di videosorveglianza ha ripreso passo dopo passo l'attentato dinamitardo. Ma non può essere dimenticato ciò che avvenne tre giorni prima: a saltare in aria fu un distributore di sigarette in via Roma o altri due episodi, certamente al vaglio degli inquirenti avvenuti in via Gambara e in via Trieste soltanto poche settimane prima. 

Il problema del pizzo a Corato c'era già da diverso tempo ma è emerso quando qualcuno non ce l'ha fatta più e ha smesso di pagare. O quando qualcuno si è opposto al sistema ed ha avuto il coraggio di denunciare. «Cosa dovevo fare? Cosa deve fare una persona che si alza al mattino per andare a lavorare e si ritrova braccato da gente che vuole i suoi soldi per lasciarlo lavorare in pace?» confida con amarezza uno degli imprenditori taglieggiati. Per ovvi motivi di privacy e sicurezza non ne riveleremo l'identità ma abbiamo raccolto la sua testimonianza. Con la sua denuncia è stato possibile arrestare, lo scorso dicembre, quattro presunti estorsori, a loro volta accusati di aver compiuto una rapina ai danni di un fruttivendolo. Quel negozio, dopo quella rapina, non ha più aperto. 

«Mi avevano chiesto 1500 euro al mese, 500 euro a testa per tre persone, per farmi stare tranquillo» racconta l'imprenditore che ha denunciato. All'inizio era la richiesta del "caffè": «non li conoscevo, ero quasi stupido da quella richiesta, tant'è che mi avvicinai a uno di loro e dissi: ma dici sul serio?» prosegue il racconto. Presto però si capì che gli estorsori non stavano scherzando. «Lo capii quando iniziarono ad essere rubati degli attrezzi dal cantiere. La vessazione durò per tre o quattro mesi ma io non ho mai ceduto» continua. 

Un racconto lucido, quello dell'imprenditore coratino, quasi consapevole che se avesse mollato anche una sola volta sarebbe finito in una spirale dalla quale non sarebbe più uscito. Inevitabile chiedergli se abbia paura e se tema qualche ritorsione, dopo la denuncia: «Paura? Non la chiamerei così ma certamente ho messo in conto che potrei ricevere delle ritorsioni». E non ci sarebbe da meravigliarsi, giacché chi voleva danneggiarlo conosceva benissimo il suo numero di telefono ed anche l'indirizzo della sua abitazione. «Sono persino venuti sotto casa a minacciarmi, mi hanno telefonato…» rivela. Fino a quando, preoccupato che il danneggiamento del suo pontile potesse procurare un danno serio a qualche passante, e non soltanto un danno di natura economica, ha capito che bisognava prendere al più presto delle iniziative per fermare la banda. «A chi mi chiedeva il denaro ho persino proposto di venire a lavorare da me come manovale per guadagnarsi ciò che pretendeva. Ovviamente non ha accettato preferendo il linguaggio delle minacce». Quando la situazione stava per degenerare l'imprenditore ha avuto il coraggio di rivolgersi alla Polizia e raccontare tutto. Da lì si sono attivati una serie di canali, di dialoghi interforze, di attività serrate di indagini che hanno portato all'arresto dei presunti responsabili del taglieggiamento; le stesse persone ritenute responsabili della violenta rapina ai danni di un fruttivendolo. 

A tale risultato, però, si è potuti giungere soltanto perché qualcuno ha denunciato, fornendo agli inquirenti elementi utili alle indagini sulle quali la Procura ha potuto poi raccogliere indizi ed emettere le ordinanze di arresto. «Le denunce a Corato e in generale nel nord barese sono poche» fa però sapere Renato De Scisciolo, dirigente nazionale dell'associazione Antiracket, alla quale si rivolgono persone vittime di estorsione e di usura. «Il fenomeno, è innegabile, esiste anche nella città di Corato; sappiamo che ci sono vittime di estorsioni ma che c'è anche tanta difficoltà a denunciare» continua De Scisciolo, facendo sapere che è in corso una interlocuzione tra l'amministrazione comunale e l'associazione al fine di portare anche a Corato uno sportello per le vittime. «È opportuno ricordare che  per coloro che collaborano, denunciando, sono previsti gli aiuti e i contributi derivanti dalla legge 44 del 1999 ed inoltre vi è la sospensione degli atti esecutivi e delle cartelle esattoriali. Si tratta di misure che puntano al recupero di quelle attività messe a dura prova dal fenomeno estorsivo che, senza l'aiuto, rischierebbero di crollare. Il nostro invito è a denunciare» conclude De Scisciolo. 

mercoledì 6 Aprile 2022

(modifica il 10 Agosto 2022, 20:25)

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fc
fc
2 anni fa

Di fatto si smentisce la poco credibile affermazione di coloro i quali hanno per molto tempo sostenuto il contrario. Adesso, tardivamente e ipocritamente, sembrano preoccupati del fenomeno in città ormai fuori controllo.

Pier Luigi
Pier Luigi
2 anni fa

Onore a chi non si piega e ha il coraggio di denunciare tali falliti cronici che pretendono il pizzo.

franco
franco
2 anni fa

mi si permetta di chiedere al dirigente De Scisciolo quanto tempo e a cosa sono sottoposti coloro che hanno la sventura di essere taglieggiati e si rivolgono- dopo le denunce- alla Sua associazione, che per carità, risulta benemerita, ma credo purtroppo troppo burocratica per accedervi-credo

Angela  Mazzilli Ventura-Corato
Angela Mazzilli Ventura-Corato
2 anni fa

GRANDE onore e merito a questi coraggiosi imprenditori locali che denunciano il pizzo !!! 🥇 Sono molto orgogliosa di essere una Vostra concittadina !!! Bravi ! 🏆

bau
bau
2 anni fa

Agli strozzini carcere niente benefici altrimenti chi ha subito minacce ci saranno altri scagnozzi che prenderanno le loro parti

io
io
2 anni fa

le pene per queste (diciamo) persone devono essere esemplari. oltre ai danni alle vittime, questa gentaglia mina il tessuto socio economico di un paese, creando danni collaterali davvero gravi.