Era il 3 luglio 2019 quando la giunta regionale, su indicazione del Ministero della Salute, approvò il documento unico di riordino della rete ospedaliera pugliese. All'interno del provvedimento – che, come data massima di attuazione, riportava il 31 dicembre 2020 – era inserita anche classificazione delle strutture sanitarie pugliesi secondo la quale l'ospedale "Umberto I" di Corato era inserito tra le 17 strutture regionali di primo livello. Ad oggi, però, quel piano non trova ancora piena applicazione all'interno del presidio sanitario cittadino. Se, infatti, struttura e organizzazione non mancano, nell'ospedale coratino restano delle incongruenze tra ciò che è previsto sulla carta e ciò che invece avviene in corsìa. Tutto questo, ovviamente, si traduce in disagi per l'utenza.
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Si comincia dal Pronto Soccorso. Secondo quanto previsto dal piano di riordino, un ospedale di primo livello dovrebbe avere un reparto di pronto soccorso organizzato come unità operativa complessa e non, come avviene a Corato, come unità semplice a livello dipartimentale. In soldoni, la pianta organica prevede la presenza di 12 medici distribuiti sui vari turni, mentre in realtà ce ne sono solo 5. In pratica solo uno per turno. Una forte disparità che, per i pazienti, determina tempi di attesa più lunghi e turni decisamente più ravvicinati e prolungati per i medici. Tra pochi giorni, però, la situazione potrebbe però peggiorare ulterioriormente: dal 1° novembre, infatti, i medici a disposizione scenderanno a 4, mettendo ancora più in difficoltà il reparto. Questo stato di cose genera problemi anche nel momento in cui deve essere effettuato il trasferimento di un paziente con un'ambulanza medicalizzata. In condizioni normali, infatti, ad accompagnare il paziente dovrebbe essere proprio il medico in servizio al pronto soccorso. In questo caso, però, l'accettazione resterebbe sguarnita. Si fa quindi ricorso al medico del reparto cui si riferisce la patologia del paziente da trasferire, togliendolo però dall'unità in cui è in servizio.
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È la classica coperta corta, che – se possibile – è ancora più corta nel reparto di Chirurgia. In questo caso, il piano di riordino prevede addirittura la presenza di una unità operativa complessa. Eppure in servizio ci sono solo due chirurghi, nonostante – da pianta organica – debbano essere quattro volte tanto. Il risultato è che la Chirurgia, di fatto, non può operare: i pazienti chirurgici vengono assistiti e viene effettuata la consulenza, ma non possono essere ricoverati e per l'intervento devono essere per forza di cose essere trasportati in altri ospedali, a volte anche molto distanti. È stato persino segnalato il caso di un paziente con appendicite trasferito a San Giovanni Rotondo.
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Lo stesso discorso vale anche per il reparto di Ortopedia. Inquadrato dal piano di riordino come unità operativa semplice, vede in servizio due soli medici (dovrebbero essere almeno il doppio) che, anche in questo caso, possono effettuare solo piccole attività ambulatoriali. In pratica, zero interventi chirurgici ortopedici. È persino accaduto, talvolta, che i pazienti si siano dovuti recare in altre strutture sanitarie – Molfetta, per esempio – anche per le consulenze. Insomma, a venire meno non sono le professionalità, ma il numero dei medici in servizio.
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Ma una buona notizia c'è. Quando, anni fa, si parlava di ospedali di primo livello, è apparso chiaro che la chiave per ottenere questa classificazione sarebbero stati i posti letto di Terapia Intensiva. Dopo lunga attesa, nell'agosto dello scorso anno la giunta regionale ha approvato in via definitiva il potenziamento della rete ospedaliera e ha assegnato all'ospedale di Corato 8 posti di rianimazione. Da poco sarebbero stati appaltati i lavori per predisporre il nuovo reparto: le opere dovrebbero iniziare a breve, appena terminate quelle attualmente in corso in Pediatria. Un motivo in più per colmare le altre mancanze e rendere il presidio cittadino coerente con quanto affermano i documenti e, soprattutto, con quanto richiedono gli utenti.
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Mamma mia…..che sfacelo