Cultura

“Digiunando davanti al mare”, un monologo per ricordare Danilo Dolci

La Redazione
Danilo Dolci
Iniziativa dell'Interassociativo Rete Attiva in occasione dell'anniversario della sottoscrizione della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948
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Nell’anniversario della sottoscrizione della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948, l’Interassociativo Rete Attiva di Corato, in continuità con la manifestazione “UmanaMente”del dicembre 2018, propone il monologo “Digiunando davanti al mare”, progetto di Giuseppe Semeraro con la regia di Fabrizio Saccomanno.

Il monologo, già presentato con successo al festival organizzato a Riace da “La casa della poetessa”, intende ricordare le vicende umane di Danilo Dolci, poeta, intellettuale, pedagogo, attivista non violento. Dalle sue qualità umane e dal grande potere comunicativo “è stato creato un pezzo teatrale che tenta non solo di raccontarne i momenti più importanti ma di evocarli con il corpo nudo del teatro”.

L’appuntamento è per lunedì 9 dicembre alle 18.30, con sipario alle 19, nel liceo artistico.

La figura di Danilo Dolci rivive appieno nel corpo e nella voce di Giuseppe Semeraro in una messinscena densa e intensa, che racconta una storia reale, fatta di carne e fame, di mancanze, di istanze disattese e di gente dimenticata cui si dedica appunto Danilo Dolci. Una storia di disperazione da cui nasce la speranza, una parabola umana e civile che vede un popolo crescere e imparare a desiderare e a sognare ciò di cui ha bisogno.

Chi è Danilo Dolci. Triestino, nato nel 1924, slavo per parte di madre, dopo un breve viaggio in Sicilia decide di ritornarci e di combattere per i diritti dei più deboli, per un loro riscatto dalle condizioni disperate in cui vivono. Negli anni Cinquanta si batte con forme nuove per il lavoro, il pane e la democrazia, ricorrendo a scioperi della fame, coinvolgendo la popolazione e diventando spesso oggetto di repressione da parte delle forze dell’ordine, che arrivano al suo arresto per “lo sciopero alla rovescia”, che nel 1956 vide centinaia di disoccupati impegnati a riattivare una strada comunale resa intransitabile dall’incuria delle amministrazioni locali.

Il suo attivismo gli valse due candidature a premio Nobel per la pace e il riconoscimento a livello internazionale del suo operare. Sempre in quegli anni con i contadini progetta e realizza una radio clandestina, un asilo, una diga, l’università popolare. “Povero tra i poveri in una delle terre più povere e dimenticate del Meridione”, Dolci è stato anche scrittore e poeta: i suoi versi traggono linfa dalle quotidiane esperienze di lotta, dal lavoro con gli ultimi, dall’impegno educativo, pervenendo a esiti lirici altissimi.

Esistono contrade ove il diritto al lavoro è alla gente come appiccicosa striscia per mosche – più si dibattono più vi si impigliano, esistono contrade ove è come il profumato nettare di alti fiori di acacia per mosche – pure sognanti il miele – senza le ali.

giovedì 5 Dicembre 2019

(modifica il 21 Luglio 2022, 9:40)

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