Spettacolo

Malinconia, dolcezza, estro: vibrano le emozioni sulle note di Gino Paoli e Danilo Rea

Lucia M. M. Olivieri
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Malinconia
Un programma insolito, che ha abbinato ai grandi successi del cantante genovese i "ricordi" degli incontri che hanno segnato la sua storia musicale
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Emozioni che sanno di infanzia e di età adulta, malinconia mista a dolcezza, testi che si riscoprono e note ardite tra dita veloci: è difficile descrivere il groviglio di sentimenti e sensazioni che si sono rincorse ieri tra le mura ovattate del Teatro Comunale, dove due giganti – Gino Paoli e Danilo Rea – hanno incantato un pubblico variegato ed entusiasta.

Un programma insolito, che ha abbinato ai grandi successi del cantante genovese i “ricordi” degli incontri che hanno segnato la sua storia musicale: le grandi successi come “Sapore di Sale”, “Averti accanto”, “Una lunga storia d’amore”, “La gatta” hanno fatto da contrappunto alle canzoni dei grandi cantautori italiani, francesi e della tradizione classica napoletana. Un timbro inconfondibile, che ha reso “O’ sole mio” un capolavoro jazz con virtuosismi mai esagerati al pianoforte, che ha esordito con un’aria classica, “Una furtiva lagrima” di Donizetti, per poi scivolare nei classici della musica mondiale.

Nel corso dello spettacolo non sono mancate anche riflessioni sui grandi temi della vita, a introdurre alcuni pezzi particolari: «Il mare è buono ma anche cattivo, il mare è dolce e feroce, il mare è brutto e bello, è qualcosa di talmente complicato…è un po’ come la vita, un gioco strano, dove tutto è il contrario di tutto, e per definirla abbiamo mezzi così inutili, ambigui… che sono le parole» e via con le note di “Sassi” abbinata a “Summertime”. Ed è un passaggio naturale, come ascoltare improvvisazioni ed essere rapiti dalla voce senza tempo di Gino Paoli e dalle dita abili di Danilo Rea.

«Poesia e amore: non si sa cosa sono. Una magia, un mistero, fuori da qualsiasi spiegazione» per parlare di due giovani innamorati che si ritrovano in un “Albergo a Ore”, del tempo che non passa in una lunga storia d’amore, delle canzoni da indossare e da mangiare con “Ti lascio una canzone”.

Il lirismo,la purezza delle note che delicate uscivano dalle dita di Danilo Rea, l’estro creativo, sempre discreti ma inappuntabili, hanno amplificato la magia di un concerto che ancora vibra “nell’immensità del cielo”.

giovedì 16 Novembre 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 0:50)

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Uno
Uno
6 anni fa

Mamma mia che palle… Paoli è sempre stato noioso , nella accoppiata con Rea da sfogo a uno dei momenti più soporiferi della storia . Bravi. Ottima scelta ! E quanto sarebbe costata sta rottura ? Mmmmahhh.