Spettacolo

James Senese al Comunale

La Redazione
James Senese
Giovedì 9 marzo al teatro comunale lo spettacolo "Senese Napoli centrale"
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Artista senza tempo, una leggenda vivente, James Senese arriva giovedì 9 marzo al teatro comunale (porta ore 20.30, sipario ore 21) con “Senese Napoli centrale”. Lo spettacolo è inserito nel cartellone della stagione messo a punto dal Comune di Corato in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.

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Senese ha dato uno dei primi ingaggi all’indimenticabile Pino Daniele, con cui collaborerà ed avrà amicizia vera sino al suo ultimo giorno. “O’ sanghe”, ultimo album, è un nuovo orizzonte su cui si volge lo sguardo del sassofonista partenopeo, mai fermo due volte nello stesso posto.

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All’interno del disco tutti i riferimenti artistici che hanno fatto grande la sua musica, con una rinnovata carica espressiva. Funk, blues, venature jazz, e tanto mediterraneo, tanta Napoli nelle melodie, nelle storie raccontate; vita, lavoro, lotte quotidiane per la sopravvivenza, amore, fede. In “O sanghe” c’è groove da vendere, come solo James sa.

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Con “O’Sanghe” vince la Targa Tenco 2016 per il miglior album in dialetto. A settant’anni compiuti, Senese si conferma come un artista senza tempo, con una riconoscibilità immediata ed un cuore intatto, che parla agli ultimi. Dal 1° settembre scorso vi è stato un importante avvicendamento nella formazione live di James Senese Napoli Centrale: il batterista Agostino Marangolo entra a far parte della band guidata dal sassofonista napoletano.

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La formazione attuale vede James Senese alla voce e sax, Ernesto Vitolo alle tastiere, Gigi De Rienzo al basso e Agostino Marangolo, appunto, alla batteria. Questa è anche la band che ha registrato “Nero a metà” di Pino Daniele, forse il disco più famoso dello scomparso artista napoletano.

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James Senese. Cenni di vita, di musica
n«È molto difficile parlare di se stessi, nonostante la mia musica da molti anni dica chi sono, meglio di tante parole. Ciononostante voglio farlo con questo breve scritto. Sono arrivato all’età di 70 anni felice di questo traguardo. Il tempo è una cosa che assume significato col passare degli anni; da giovane ci fai poco caso, non te ne curi. Ma poi quando comincia a correre cerchi di fissarlo, di rallentarlo. Io lo faccio armato di sax e sentimento.

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Sono nato nel 1945, anno della fine della guerra, da padre americano e madre napoletana. Sin da piccolo ho sempre cercato di contrastare quello che ritenevo ingiusto, primo fra tutti il pregiudizio. Sicuramente il colore della mia pelle ha contribuito a sviluppare questo sentimento. Immaginatevi come poteva sentirsi nel 1960 un ragazzo di 15 anni napoletano guardandosi allo specchio, vedendosi diverso dai miei coetanei, e da quello che la società del dopoguerra imponeva. Insomma, ho avuto la mia parte di complessi da superare, cercando di sentirmi uguale agli altri che spesso non mancavano di far notare la mia “diversità”.

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Poi un giorno ho scoperto lo strumento che ha cambiato per sempre la mia vita, il sassofono. Lì ho condensato tutte le mie angosce, le mie paure, soffiandole via, letteralmente. Ho capito che potevo liberarmi di tutti i problemi, che potevo scacciare i timori che attanagliavano la mia anima. Sono di famiglia modesta, per non dire povera.

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Suonando decisi che avrei voluto parlare degli ultimi, di quelli che non ce la fanno, di quella parte di popolo che vive a testa bassa per portare a casa la pagnotta; ma avrei anche voluto parlare di amore e rispetto per le persone.

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Non mi è mai interessato il denaro. Ho rinunciato a contratti importanti che mi avrebbero però fatto tradire quello in cui credevo, e credo ancora; la coerenza e l’onestà artistica. Credo di essere diventato un buon musicista e un buon compositore, con sentimenti forti, lasciando da parte gli egoismi e i personalismi; ringraziando invece per quello che in 40 anni di musica ho ottenuto.

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Di questo devo dire grazie a Dio, alla mia famiglia, che mi hanno dato la forza e i giusti valori. Credo che soltanto il rispetto e l’accoglienza “dell’altro”, del diverso, possa contribuire alla pacificazione delle persone, e ci dia quella parte di felicità necessaria per amare il prossimo».

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“O’ sanghe”, sul disco
n«Perché “O’ sanghe”? Perché rispecchia tutto il dolore della gente che soffre perché senza casa, senza lavoro, senza amore, senza presente e futuro. Oltre ad avere un forte senso di ribellione e di riscossa nei confronti della società mi trovo sempre più spesso a combattere per i sentimenti perduti.

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Il mio canto oggi ha molto di religiosità perché nei miei testi mi rivolgo spesso a Dio per chiedergli il perché della nostra sofferenza, il perché dei nostri errori, il perché del nostro sentimento perduto, il perché la vita è un continua lotta piena di menzogne e cattiveria.

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Con le mie parole gli chiedo il perché non c’è più amore, il perché si ammazza e si tradisce, il perché della mancanza di rispetto per qualsivoglia persona. Dove si andrà a finire? L’uomo non è più uomo, ha perso la ragione. Posso comprendere che si reagisca e si cerchi di difendersi per delle giuste ragioni ma quando si arriva a dannarsi rinnegando ciò che Dio ci ha donato allora vuol dire che il male è penetrato dentro di noi in maniera irreversibile.

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Nel mondo ci sono infinite guerre, politiche e sociali, volute dai soliti potenti per i propri squallidi interessi ma purtroppo in mezzo a tutto ciò l’uomo non è più uomo, si lascia corrompere molto facilmente perdendo il rispetto di se stesso e degli altri. Una via Dio ce l’aveva indicata attraverso i Dieci Comandamenti ma nessuno li ha rispettati. Dio ci punirà. Lo sta già facendo. Ma forse possiamo ancora salvarci.

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Ma bisogna “jett ‘o sanghe”. Io ci credo» scrive James.

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lunedì 6 Marzo 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 14:56)

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