Spalla

Puglia, regione a km 0

Elena Albanese
Prodotti a chilometro zero
Consensi bipartisan per la legge, approvata in Consiglio regionale, che prevede la realizzazione di filiere corte e cibo locale e stagionale nelle mense scolastiche. Ma non proprio tutti sono d'accordo...
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È stata approvata quasi all’unanimità (con un solo voto contrario) in Consiglio regionale la legge sul cosiddetto Km zero nella produzione, lavorazione e somministrazione di prodotti agricoli e agroalimentari, della selvicoltura, dell’acquacoltura e della pesca.

La proposta, avanzata da Enzo Colonna di Noi a sinistra, sarà finanziata con 500mila euro. A trarne vantaggio saranno, per esempio, i bambini delle scuole, nelle cui mense arriveranno finalmente cibi sani e di stagione, garantendo loro un’alimentazione che segua il più possibile le regole della dieta mediterranea.

L’obiettivo è anche quello di realizzare filiere corte, limitando il più possibile il numero degli intermediari e cercando di creare, ove possibile, un rapporto diretto tra chi produce e chi consuma. A tal proposito la legge ha anche introdotto le modalità di concessione di un vero e proprio marchio denominato, appunto, “Puglia km zero”.

Soddisfazione bipartisan per l’obiettivo raggiunto, che vede l’avallo anche di Coldiretti, da sempre in prima linea nelle battaglie a favore dei piccoli produttori locali. «L’effetto nefasto di una cattiva alimentazione non è solo l’obesità – dice il direttore regionale dell’associazione Angelo Corsetti – perché il 35% dei tumori, secondo i dati della Lilt, si sviluppa a seguito di un’alimentazione scorretta. Ciò dimostra l’importanza prioritaria di formare una vera e propria cultura della buona tavola, un’educazione che deve partire necessariamente dall’età scolare per vivere poi meglio e più a lungo. I prodotti tradizionali e tipici rispondono all’esigenza di garantire sicurezza alimentare, tutela ambientale e salvaguardia della storia e del patrimonio di tradizioni del territorio». Il marchio di filiera sarà dunque un «segno distintivo e una garanzia certificata che rappresentano un riconoscimento formale della provenienza e della qualità dei prodotti da utilizzare sia sui banchi alimentari che sui menù degli esercizi di ristorazione e nelle mense pubbliche».

Unica voce fuori dal coro quella della consigliera regionale di Forza Italia Francesca Franzoso, contraria alla legge perché secondo lei, anziché stimolare i produttori pugliesi a intraprendere le sfide della concorrenza, mettendosi in gioco con le grandi aziende, li rinchiude «nel mercato locale o “protetto” da agevolazioni e tutele pubbliche, tagliandoli fuori dalla regole della competizione».

Il km zero li agevolerebbe nel breve periodo, ma lungo andare rischia di renderli ancora più vulnerabili e di estrometterli dal mercato qualora non ci fosse più l’aiuto della «mano pubblica».

«Il nostro compito non può essere quello di legiferare per incoraggiare gli agricoltori a rimanere chiusi nel loro piccolo ma, al contrario, dobbiamo produrre ogni sforzo per aiutarli a pensare in grande. Mettendosi insieme. Facendo sistema per sfondare in un mercato in cui non esiste più il concetto di confine. La teoria del chilometro zero è antistorica, frutto di una politica con la testa rivolta all’indietro, che chiude le porte al futuro e al progresso che porta con sé», è la convinzione della Franzoso.

mercoledì 18 Aprile 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 15:54)

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