Spalla

Abbandono selvaggio rifiuti, i Comuni vanno alla guerra al grido di “Wee lurdacchion”

Nicola Palmiotto
Il manifesto del Comune di Adelfia contro i "Lurdacchioni"
Dai manifesti di Adelfia, ai droni di Corato e alle fototrappole di Bari e Ruvo fino alla lotta telematica di Giovinazzo, tutte le strategie di repressione del fenomeno
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Prendi il “furbetto del sacchetto” e sbattilo in prima pagina. Nel caso di Adelfia direttamente sui manifesti pubblici. È questa la trovata del sindaco Giuseppe Cosola, che per contrastare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti per le strade e le campagne si è inventato uno slogan tutto made in Puglia: «Wee lurdacchion, ripresi con le mani nel sacco», con tanto di foto che ritraggono alcuni cittadini mentre scaricano immondizia. E per rincarare la dose un’altra frase lapidaria: «Bravo hai vinto una muta di 600 euro».

È ormai senza quartiere la lotta dei Comuni contro il fenomeno dell’abbandono selvaggio dei rifiuti, diventato particolarmente insopportabile nelle città dove il vecchio sistema dei cassonetti è stato sostituito con quello della raccolta differenziata. Infatti i “furbetti”, come certi soldati giapponesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, non si arrendono nemmeno di fronte all’evidenza, continuando scaricare la propria immondizia nei cestini stradali, in prossimità degli svincoli delle complanari o nei pressi delle stradine di campagna.

Sindaci che frugano nell’immondizia
Ogni amministrazione ha dovuto quindi inventarsi una serie di contromisure adeguate. A Bari il sindaco Decaro in persona qualche tempo fa si è messo a frugare nell’immondizia per trovare tracce, ovvero dati sensibili, che permettessero di risalire al proprietario dei rifiuti abbandonati per strada, facendo anche ampio ricorso all’uso di fototrappole. Un espediente, quello delle fototrappole utilizzato, anche a Ruvo, comune in cui la raccolta differenziata si fa già da due anni, per beccare in flagranza di reato chi si sbarazza dei rifiuti contravvenendo alle regole. E sono diversi gli sporcaccioni che con questo sistema sono stati messi nel sacco.

Droni e altre diavolerie
A Corato invece, dopo aver provato qualche anno fa con manifesti ammiccanti che invitavano i cittadini a “metterli fuori” (i rifiuti), la lotta dell’Asipu (l’azienda municipalizzata che gestisce la nettezza urbana) è passata a mezzi ancora più avveniristici: un’auto civetta, varie fototrappole e perfino un drone, che sono serviti per pattugliare anche i territori di Terlizzi e Ruvo.

Ma i “furbetti” stanno sempre un passo avanti e ne sanno una più del diavolo, riuscendo spesso a sfuggire anche all’obiettivo delle telecamere nascoste. A Giovinazzo l’amministrazione comunale ha portato la lotta al “next level”, annunciando nei giorni scorsi l’entrata in vigore di un sistema di controlli incrociati tra dati catastali, nuclei famigliari e frequenza con cui vengono esposte le pattumelle (dato rilevato da appositi braccialetti indossati dagli operatori della raccolta). Una lotta telematica che promette di non lasciare scampo davvero a nessuno.

Se anche questo non dovesse bastare resta una forma di giustizialismo arcaico: la delazione. A Molfetta infatti sono gli stessi cittadini che filmano e fotografano gli sporcaccioni, pubblicandoli sul web. Pazienza se qualche volta ci scappa la privacy. Contro gli sporcaccioni, questo ed altro.

giovedì 19 Ottobre 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 2:08)

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 "salvatore di gennaro"
"salvatore di gennaro"
6 anni fa

La “riservatezza” (o “riserbo”, dato che solo i non acculturati e gli imbecilli distruggono la nostra bellissima e ricca lingua, surrogandola con parole inglesi) ha fatto molti danni, poiché dietro tale parola magica si nascondono tante malefatte. Rispettare il privato della gente è giusto, ma solo se il tipo di società al quale si riferisce tale riguardo, lo merita.

Aldo capogna
Aldo capogna
6 anni fa

Un sindaco che ha uscito fuori… gli attributi!