Spalla

«Trimòn», quando l’offesa dialettale diventa show

Elena Albanese
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«Ti chiamano trimòn...»
​Linus e Nicola Savino, durante la loro trasmissione radiofonica "Deejay chiama Italia", ci scherzano su e sdoganano definitivamente l'uso di "trimòn", raccontando la presunta origine del termine​
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In principio fu Michele Emiliano, allora sindaco di Bari, che per rispondere a chi lo offendeva sui social per non aver chiuso le scuole a causa del maltempo, rispose in rigoroso dialetto: «U’ chiù trimon di tutt sì tu». Ma all’epoca la diatriba si consumò tutta a livello locale, tant’è che un ignaro utente twitter chiese gentilmente di spiegargli il significato del termine poiché «sono di Napoli e sono curioso di sapere cosa vuol dire». Altrettanto educatamente, Emiliano gli rispose: «È un atto di autoerotismo barese».

Fosse accaduto oggi, forse quel signore non avrebbe più avuto necessità di domandare, poiché l’insulto è stato definitivamente sdoganato a livello nazionale – con dovizia di particolari – su Radio Deejay.

Il dialogo tra il direttore-conduttore Linus e la sua storica spalla Nicola Savino è andato in onda venerdì mattina durante “Deejay chiama Italia”, format trasmesso con successo da ormai vent’anni. Il tutto è partito dalla lunga coda che in quelle ore stava intasando la tangenziale di Bari a causa di un maldestro ladro la cui refurtiva, un ingombrante escavatore, era rimasta incastrata sotto un ponte all’altezza dell’uscita 9 di Santa Caterina. È il solerte redattore Matteo Curti, reduce da una recente vacanza in Puglia, ad apostrofare lo sfortunato con l’appellativo – appunto – di «trimòn».

«Anche se è un po’ volgare», precisa. Ma si sa che le parolacce, dette in una lingua sconosciuta, in questo caso il dialetto, perdono gran parte della loro violenza e diventano poco più che divertissement. Infatti, stuzzicati dal termine, Linus e Nicola, che spesso si autodefiniscono di matrice “terrona”, prima lo ripetono più volte ridendo del suo suono francese; poi, in un successivo intervento in diretta, ne narrano la presunta origine.

E via col racconto, che molti di noi pugliesi probabilmente già conoscono (tanto da essere stato segnalato in trasmissione addirittura da Apricena, ndr), di una delle visite del compositore Niccolò Piccinni nella natìa Bari, durante la quale aveva deciso di non prevedere alcun accompagnamento femminile per sé e la sua delegazione. I compagni di viaggio, indignati dal sacrificio d’astinenza richiesto loro, domandarono al Maestro: «E noi come faremo?». E lui, in francese: «Autrement», ovvero «Altrimenti, in altra maniera». L’espressione, ovviamente sconosciuta ai baresi, divenne per loro sinonimo dell’«atto autoerotico dei malcapitati nobili».

Dunque, via libera all’uso (moderato) del termine. Ma non osate dirlo a vostro padre. Potrebbe rispondervi – a giusta ragione – come l’esilarante personaggio di Diego Abatantuono nel film “Buona giornata”, girato in quel di Monopoli. «Mone, dumòne, ma trmòne… eccheccosa!».

giovedì 5 Ottobre 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 3:02)

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