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L’Isola d’Elba in mountain bike, la sfida vinta di due coratini in vacanza

La Redazione
L’Isola d’Elba in mountain bike
Ben 150 km di coste, un'orografia molto variabile, con una notevole escursione altimetrica quando si passa dalle zone costiere al suo interno
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«Dopo due anni di attesa e tante ore passate al computer, cercando di disegnare il percorso perfetto, finalmente sono riuscito a trovare un compagno di viaggio, Ignazio Campanale, che con entusiasmo ha accettato la sfida di girare l’Isola d’Elba in mountain bike». Inizia così il racconto di Licio Maino, un coratino per cui la vacanza è tutt’altro che banale.

«Sì, perché di una sfida si trattava, per il notevole impegno sia fisico che mentale. L’Isola d’Elba, la terza isola più grande d’Italia con i suoi 150 km di coste, presenta, infatti, un’orografia molto variabile, con una notevole escursione altimetrica, passando dalle zone costiere al suo interno. Ma, si sa, per un giovanotto di 22 anni, questo non costituisce un problema. Non posso dire la stessa del sottoscritto, classe 1971, ma con un po’ di allenamento è possibile superare qualsiasi difficoltà.

Avevamo in mente di andare piano, fermarci per fare foto, goderci l’acqua fresca di una fontana, chiacchierare con un vecchietto seduto in piazza di qualche paesino, fare un bagno in qualche caletta sperduta, insomma volevamo “viaggiare”. Vi racconto come è andata.

Confortati dalle ottime previsioni meteo, decidiamo di partire il 9 giugno alle 4 di mattina. Una levataccia ma per l’Elba tour questo e altro. Bici e bagagli in auto, caffè e via. Si parte alla volta di Piombino, che raggiungiamo con più di un’ora di ritardo rispetto al previsto, a causa del traffico sul grande raccordo anulare di Roma. Riusciamo comunque a salire sul tragetto delle 13:30, dopo aver lasciato l’auto in uno dei tanti parcheggi del porto di Piombino.

Tutti “gasati” per l’inizio dell’avventura, ci godiamo la traversata fino a Portoferraio sul solarium del tragetto, scattando un po’ di foto a mano a mano che ci avviciniamo all’isola d’Elba.

Scesi a Portoferraio, riempiamo le borracce ad una fontana pubblica, ma una gentile signora ci sconsiglia di bere quell’acqua e ci riforniamo ad un bar. E non sarà l’ultima volta, visto che anche in altri paesi dell’Elba ci sconsiglieranno di bere l’acqua delle fontane pubbliche.

Ci dirigiamo subito verso il mare e dopo vari saliscendi arriviamo ad Enfola, un promontorio unito al resto dell’isola da un basso istmo: prima sosta foto! Risaliamo sulla strada principale su una bella salita e capiamo che ci attenderanno molti saliscendi nei successivi due giorni. Dopo pochi chilometri, giungiamo ad un gruppo di case sul mare e passando davanti ai tavolini di un ristorante (fortunatamente chiuso), imbocchiamo la prima sterrata del tour. A tratti il sentiero non è affatto agevole, ma a tratti diventa molto interessante perché immerso nella boscaglia con vista mare.

Usciamo poi su una strada asfaltata che ci permette di ammirare la spiaggia del Forno e facciamo il pari e dispari per una sosta bagno, ma optiamo per proseguire. Giunti sulla provinciale, proseguiamo dritti verso Procchio, località molto nota e frequentata, soprattutto da stranieri. Tutta l’isola d’Elba è letteralmente invasa da un gran numero di tedeschi, che evidentemente hanno capito quali sono le vere “partenze intelligenti”.

A Procchio sostiamo per mangiare qualcosa e bere una birra fresca e incontriamo un gentile signore che ci dà qualche consiglio sul percorso. Da quel punto in poi, ci inoltriamo all’interno dell’isola, per scoprire l’Elba più selvaggia e lontana dal turismo di massa, ed infatti è un susseguirsi di panorami, profumi, salite impegnative e discese tecniche completamente immerse nella boscaglia, che ci regalano emozioni forti!

Giunti a Poggio, proseguiamo su asfalto fino a Marciana, piccolo e caratteristico paesino a 375m s.l.m., che ancora oggi conserva quell’impronta medioevale di un tempo, dalle porte d’accesso, alle strette viuzze a gradoni, ornate da piante e fiori che i marcianesi coltivano sui propri balconi. Poco distante, immersa nei boschi di castagni e lecci, sgorga la rinomata sorgente di Napoleone, dove ovviamente ci fermiamo per dissetarci. Pochi chilometri dopo, riprendiamo su un sentiero sterrato in discesa, davvero entusiasmante, perché tutto pedalabile e coperto dal bosco, che in poco tempo ci porta sul mare alla splendida spiaggia del

Cotoncello, in località Sant’Andrea, una delle più belle che abbiamo visto durante il viaggio. Da lì, risaliamo in collina e finalmente arriviamo in hotel, dove ci attende una cena nel giardino esterno con splendido panorama serale.

All’indomani sveglia comoda, colazione e si riparte sulla provinciale che, nella parte occidentale dell’isola d’Elba, segue la costa in maniera precisa, senza grossi saliscendi. Attraversiamo paesini tipici elbani (Chiessi, Pomonte) e spiagge famose (Fetovaia, Cavoli). Proprio a Cavoli incontriamo un coratino, amico di Ignazio a conferma che i coratini sono proprio dappertutto. Superata Marina di Campo, la provinciale lascia il litorale e si inerpica verso l’interno per poi ributtarsi sulla costa, in località Lacona. Nella discesa a velocità sostenuta con curve e controcurve, ci prendiamo il lusso di superare addirittura una moto. Lasciamo la provinciale e percorrendo strade secondarie, giungiamo a Capoliveri, famosa per la Legend Cup, inserita fra le prove del Campionato del mondo MTB (mountain bike) Marathon. Il grazioso paese, situato in collina ed al centro di una verde penisola, domina il mare circostante, dando la possibilità di ammirare panorami stupendi su gran parte dell’Elba e le isole circostanti dell’Arcipelago toscano. Dopo un breve consulto, decidiamo di trovare un hotel vicino al mare per fare un bagno nel meraviglioso mare dell’Elba, cui segue una meritata cena all’aperto, davanti ad un fantastico panorama sulla baia di Pareti.

La terza ed ultima tappa del viaggio si rivelerà la più bella, ma anche la più faticosa. Gli anglosassoni amano dire “no pain, no gain”, ovvero senza sacrifici, non si ottiene alcun risultato.

Come il giorno precedente, saliamo sulle biciclette intorno alle 10:00 e iniziamo subito con una salita molto panoramica, che dal livello del mare ci porta a 170m di quota in pochissimi chilometri, fino ad intersecare uno dei sentieri principali del bike park di Capoliveri. Euforici ci godiamo il percorso in compagnia di decine di altri bikers e passiamo nei pressi delle miniere a cielo aperto, testimoni della passata realtà economica dell’Isola. Dopo qualche chilometro in piano, riprendiamo a salire fino ad arrivare in un punto molto panoramico, adatto per fare alcune foto. Segue una lunga ed entusiasmante discesa con vari tornanti di circa 2.5 chilometri, che percorriamo con un biker “serio”, ovvero dotato di una bicicletta enduro, ottima per le discese impegnative, casco integrale e protezioni. Lo facciamo passare avanti e notiamo che si volta verso di noi, forse stupito del fatto che non riuscisse a seminare due tipi con biciclette non certo adatte a quel tipo di percorsi e per di più equipaggiate di portapacchi e borse varie. Al termine della discesa ci fa i complimenti e lo salutiamo, perché nel frattempo abbiamo intravisto tra la vegetazione una spiaggetta meravigliosa (Buzzancone), incastonata fra due promontori rocciosi, praticamente deserta e senza servizi di alcun genere. Indossiamo di gran carriera i costumi da bagno e ci tuffiamo in mare.

Riprese le bici, percorriamo un sentiero che segue la costa, fino ad arrivare a Porto Azzurro, uno dei comuni più famosi dell’Elba. Ci facciamo un giretto per gli stretti vicoli del centro storico, dove sostiamo per fare uno spuntino, sapendo che da quel memento in poi ci attendono delle salite toste.

Infatti, appena usciti dal paese, prendiamo una sterrata che, dopo poche centinaia di metri, si inerpica verso l’interno dell’isola con pendenze importanti. Ma la fatica è più che compensata dalla bellezza selvaggia del sentiero, di origine romana, sia per i panorami, che per la flora che ci circondano. Ad un tratto giungiamo su una sterrata più larga e battuta e un cartello attira la nostra attenzione, annunciando la presenza a pochi metri di un punto ristoro, il cui nome, Terra e Cuore, ci fa ben sperare. E le nostre aspettative non vengono deluse, in quanto siamo accolti in maniera veramente cordiale da Vincenzo, che ci propone diverse specialità gastronomiche da lui prodotte in loco. Optiamo per un gelato alla vaniglia con latte di capra, davvero squisito, che gustiamo davanti ad un panorama unico che spazia su gran parte dell’isola d’Elba, sia verso la baia di Portoferraio che verso Porto Azzurro, dall’isola di Montecristo alle isole di Pianosa e Capraia.

Ci vorremmo intrattenere a lungo, ma il tempo stringe e salutiamo Vincenzo, che ci regala anche una confettura di marmellata. Proseguiamo lungo il percorso GTE (Grande Traversata Elbana), l’itinerario principale che attraversa l’isola, passando sui rilievi che formano l’ossatura dell’Elba. A volte la pendenza della salita ci costringe a fare tratti a piedi, ma questo ci agevola a trovare diversi punti per delle foto meravigliose. Raggiungiamo Cima del Monte (509 m), da cui inizia una lunga discesa, che a tratti diventa abbastanza tecnica sui sentieri Elba Gravity. Giungiamo poi a Nisporto sul mare per una sosta rigenerante ed infine ci fermiamo in un hotel a pochi chilometri da Portoferraio, giusto in tempo per un bagno in piscina. Poi subito a cena per recuperare le energie profuse nella lunga tappa.

L’indomani ci basta un’ora per arrivare a Portoferraio e imbarcarci alla volta di Piombino, dove riprendiamo l’auto per tornare a casa.

Durante il ritorno, tiriamo le somme sui numeri del tour (155 Km con ben 3200 m di dislivello positivo) e con Ignazio ripensiamo ai momenti più belli e intensi di questa avventura. Momenti che rimarranno per sempre scolpiti nella memoria e più ancora nel cuore.

Un ringraziamento speciale va a coloro che hanno creduto nel progetto del tour dell’isola d’Elba: Farmacia Cantatore, Antica Fattoria, Talia Ottica, Agape Lounge Bar, L’Ulivo B&B, Antica Fattoria, Officina autorizzata Peugeot Ferrucci.

Ma soprattutto ringrazio Ignazio, che mi ha accompagnato in questa impresa, che alcuni ritenevano insensata ma “le imprese insensate sono le uniche per cui vale veramente la pena di vivere”».

lunedì 17 Luglio 2017

(modifica il 23 Luglio 2022, 7:32)

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