L'analisi

Il ciclone Cinque Stelle si abbatte su Corato: li premia un elettore su due. Flop Perrone e Spina

Vincenzo Pastore
Bruna Piarulli al suo comitato
Gli elettori hanno mandato un chiaro messaggio anche in vista delle prossime Comunali. Nel centrosinistra non funzionano le larghe intese, nel centrodestra va recuperata l'unità perduta anche in Consiglio
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L’ora più buia della Seconda Repubblica coratina si consuma nella notte, negli stessi momenti in cui a livello nazionale nasceva, probabilmente, la Terza. La valanga a Cinque Stelle abbattutasi sul Sud Italia non risparmia la Puglia e Corato, il centrosinistra è spazzato via, il centrodestra si ferma sotto la media nazionale.

Il Movimento fa l’en plein in regione, bottino pieno con 24 parlamentari eletti su 24, tra cui la coratina Angela Bruna Piarulli. A bocca asciutta i due favoriti della vigilia del collegio uninominale Puglia 3, gli ex sindaci di Corato e Bisceglie, Gino Perrone (senatore uscente) e Francesco Spina. Possono consolarsi se pensano al destino simile capitato a Massimo D’Alema, addirittura ultimo nel suo collegio di Nardò.

I primi segnali della debacle arrivano in concomitanza con i dati nazionali. Il ciclone grillino demolisce ogni ostacolo al Mezzogiorno. Nelle sedi dei comitati in città la tensione davanti ai televisori è palpabile, la paura di un clamoroso flop elettorale sale di minuto in minuto, gli aggiornamenti via smartphone confermano i cattivi presagi. Di tutt’altro tenore è il clima in via Roma, a casa dei cinque stelle coratini: l’attesa e le speranze per l’elezione della neo senatrice Piarulli esplodono in urla di gioia e applausi a tarda notte quando arriva l’ufficialità della vittoria.

Le cifre del M5S a Corato sono impressionanti: secondo i dati del Ministero dell’Interno, un coratino su due recatosi alle urne ha scelto i grillini sia alla Camera che al Senato, un dato che va al di là della tendenza pugliese (attorno al 44%). Un trionfo che vale anche un seggio alla Camera per la giovinazzese Francesca Galizia. I numeri raccontano l’ascesa: alle politiche 2013 i Cinque Stelle a Corato erano tra il 20% e il 24%, in un quinquennio hanno più che raddoppiato i consensi nonostante i balbettii alle Comunali 2014 (3,98%) che li hanno tenuti fuori dal consiglio comunale. In questo modo il paradosso è che il primo partito in città, con percentuali che sfiorano la maggioranza assoluta, è escluso dalla massima assise politica cittadina. Segnali ulteriori, in realtà, erano arrivati già con le Regionali 2015, in cui il Movimento si issava in testa con il 15,34%.

Fa notizia il crollo del senatore uscente: Perrone alza bandiera bianca fermandosi al 33,4% in città e al 28,8% come dato agglomerato. È la sconfitta più pesante e inequivocabile della sua lunga carriera politica. Nel 2013 era stato eletto a Palazzo Madama, nelle liste bloccate dell’allora Pdl, che a Corato registrò il 41,17%. Oggi la federazione che univa Forza Italia e Alleanza Nazionale non c’è più, ma certo il 16,25% dei forzisti al Senato e il 14,85% alla Camera sono lontani anni luce dai numeri di cinque anni fa. Non va meglio alla lista Noi con l’Italia-Udc: Raffaele Fitto, che in Puglia e a Corato ha sempre potuto contare su un pacchetto consistente di voti, si ferma tra il 5,9% alla Camera e l’8,4% al Senato. Alle Regionali di tre anni la lista dell’ex presidente della Regione (Oltre con Fitto) era al 13,37%. Si confermano così le previsioni nefaste che lo stesso Fitto aveva fatto a Salvini e Meloni in un fuori onda la settimana scorsa, durante la convention del centrodestra a Roma. Da registrare il consenso ricevuto dalla Lega in città, che si attesta tra il 5 e il 6%. Il 31% conseguito dalla coalizione è inferiore sia alla media nazionale che regionale.

Montecitorio resta, quindi, un’illusione, almeno per il momento: la certezza (?) per Perrone è il posto da assessore all’Urbanistica nell’amministrazione Mazzilli.

Non farà il salto nella capitale neppure Francesco Spina: l’ex sindaco di Bisceglie si ferma a Corato al 13,5%, mentre nel collegio timbra il 19,56%. Risultati ben al di sotto delle attese per un candidato scelto dal centrosinistra proprio per la sua capacità di attrarre preferenze. Non ha pagato la scelta di affidarsi a un politico da sempre nell’orbita del centrodestra e il cui passaggio (assieme alla sua giunta e alla sua maggioranza a Bisceglie quando era primo cittadino) nelle fila dei Democratici suscitò clamore persino a livello nazionale. Frana il Pd: il 16-17% conseguito nel 2013 si è ridotto al 10-11% di quest’anno, ben al di sotto della pur precaria media nazionale. I dem si ritrovano così spettatori quasi impotenti della sfida tra M5S e centrodestra, fotocopia dello scenario che si sta delineando nel Paese.

Gli elettori hanno anche bocciato l’elemento di trasversalità che ha supportato la candidatura di Spina a Corato: da Natalino Petrone a Renato Bucci, passando per Mario Malcangi. Le larghe intese alla coratina non funzionano. E se funzionano (vedi anatra zoppa nel 2013) non ti permettono di governare a lungo.

Non va meglio a Liberi e Uguali, il cartello elettorale lanciato dai presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso: i dati disastrosi a livello nazionale sono stati imitati anche in città (tra il 2,5 e il 3%).

Il dado è tratto in modo inequivocabile. Premiati con un voto schiacciante quelli che hanno fatto campagna tra la gente, senza cinema, senza sale ricevimenti, senza accordi di partito, senza le logiche politiche da Prima Repubblica. Dopo dieci anni dalla loro nascita, l’exploit grillino non si può più giustificare con il solo voto di protesta.

I coratini oggi hanno voglia di entrare nella Terza. Il messaggio è diretto a tutti i protagonisti della vita politica della città in vista delle prossime Comunali. Spetta al Movimento Cinque Stelle configurarsi come forza politica stabile e credibile anche a Corato. Spetta al centrodestra recuperare le varie anime al proprio interno, ristabilendo quel modello unitario da sempre carta elettorale vincente. Il centrosinistra, infine, deve semplicemente ricominciare daccapo: oggi le sue percentuali somigliano più a quelle di una lista civica.

lunedì 5 Marzo 2018

(modifica il 22 Luglio 2022, 18:04)

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M.G
M.G
6 anni fa

L'Italia è caduta talmente in basso….che ormai i cittadininon sopportano più le cose decise ed architettate dai soliti noti e fatte in modo da non lasciare spazio a nessuno. …serve chiarezza e trasparenza. …..sicuramente questa crisi…misteriosa che c'è nella nostra città ha influito. .tantissimo sul voto politico. .gli addetti ai lavori sanno e si fanno la guerra…in consiglio comunale. ……i cittadini”baccaloni”come me che li ha votati .
….Non sanno nulla……attenti potreste perdere le poltrone anche in consiglio comunale. …vogliamo chiarezza ne abbiamo il diritto

 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

L'augurio di una ripresa del centro destra e centro sinistra, espresso a fine articolo, fa intendere che in Italia non è concepibile una voltata di pagina, un ripudio di politiche sbagliate o inadeguate, un desiderio di rinnovamento. Il problema non è il cambio di regime ma il riuscito tentativo, con una legge elettorale contorta, di non permettere il cambio. Una legge che aveva studiato, furbescamente, il mantenimento in vita di partiti da “prefisso telefonico o quasi” e l'impossibilità di azione da parte di una terza forza politica “emergente ma non sconvolgente”, data la certezza nel loro”zoccolo duro” da parte dei partiti tradizionali, che rendesse indispensabile, per tale terza forza vincente, scendere a patti con una delle altre due, con la certezza, poi, della sua “resa” finale.

 salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
6 anni fa

Ci si chiede perché il PD, nonostante i successi sbandierati dai suoi dirigenti, abbia perso. Il popolo italiano ha due aspetti: uno “vecchio”, formato dal gregge rassegnato e accondiscendente; l'altro “nuovo”, formato dall'attuale generazione, tutta tecnologia e scalpitio. E questo fenomeno si è manifestato in modo macroscopico proprio nel “docile” sud. Il caso dei migranti, mai risolto e sempre più grave, ha destato anche il sonnecchiante “gregge”, del quale problema considera responsabile l'attuale governo. Il divario tra classe politica e il popolo, eluso anche da chi si considera di sinistra, ha fatto capire che i privilegi sono duri a morire, e che le chiacchiere sono superiori alle iniziative, le quali vengono considerate dei semplici palliativi o delle toppe ai problemi.