C’è voluto quasi un anno per sentirsi dire dal ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, che sulla ex discarica Maccarone «continuerà a monitorare le attività in corso anche al fine di un eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali».
La risposta del Governo è arrivata il 28 aprile scorso nella mani dell’onorevole Angelo Attaguile che, su segnalazione della sezione coratina di Noi Con Salvini, il 29 giugno 2016 presentò una specifica interrogazione per illustrare la situazione e chiedere al Governo quali provvedimenti intendesse prendere.
«Non c’è bisogno di ricordare la pericolosità della discarica, entrata in funzione nel 1975 quando le normative di protezione ambientale erano praticamente inesistenti – scrivono oggi dal partito di Salvini – Le analisi del terreno hanno rivelato la presenza di metalli tossici (stagno, arsenico, berillio, zinco, cobalto) e idrocarburi pesanti. Fino a due anni fa non c’era nemmeno una recinzione che la delimitasse e ne segnalasse la pericolosità. Ad aggravare la situazione è la sua vicinanza a case abitate e insediamenti industriali».
Rispetto alla pericolosità del sito Galletti conferma le analisi citate da Attaguile. Le conclusioni però «sono vaghe, addirittura sconcertanti» secondo Noi con Salvini. Il Ministro afferma che «allo stato attuale la Regione Puglia, per la successiva valutazione e approvazione in conferenza di servizi, è in attesa di ricevere da parte del Comune di Corato il progetto di messa in sicurezza permanente della discarica».
Per quel progetto gli uffici comunali hanno già inoltrato, il 10 febbraio 2015, una richiesta di finanziamento presso l’assessorato “qualità dell’ambiente servizio ciclo rifiuti e bonifica” della Regione Puglia, per un milione di euro per procedere alla messa in «sicurezza permanente» del sito in questione.
«Significa, praticamente, che il Comune prima ha chiesto i fondi e poi si impegna a inviare il progetto» scrivono da Noi con Salvini.
«Al di là del linguaggio tecnico volutamente fumoso – proseguono – ecco un’altra sorpresa: “nelle more di reperire risorse finanziare per la realizzazione delle opere di messa in sicurezza permanente, il Comune di Corato ha informato questo Ministero che il giorno 26 settembre 2016 ha proceduto alla realizzazione della recinzione del sito in questione”.
Tradotto in soldoni, significa: che i soldi per finanziare la messa in sicurezza non ci sono; che l’unica iniziativa concreta adottata finora dal Comune è l’aver provveduto a recintare il sito. Si resta davvero basiti dalla lentezza della risposta da parte delle istituzioni e da quella della nostra amministrazione (il cui ufficio igiene, va dato atto, aveva segnalato fin dal primo momento la pericolosità della discarica sconsigliandone la realizzazione). Continuiamo e continueremo a tenere alta la guardia su questa vicenda. La salute dei cittadini prima di tutto».