Politica

“Così, no”. Oggi la festa di inaugurazione del comitato referendario

La Redazione
Alle 19.30 in via Roma 100
Alle 19.30 in via Roma 100
5 commenti 651

Il Comitato per il No di Corato ha scelto una serata a base di dolci, musica e idee in comune per inaugurare la sua sede, in via Roma 100. L'appuntamento è per oggi alle 19.30.

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ll Comitato, aperto a tutti i cittadini che «ritengono che la Costituzione Italiana sia da attuare e non da demolire» si legge sulla bacheca facebook del movimento.

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«Il nostro – scrivono – è un comitato della società civile che ha messo insieme persone, storie, volti, esperienze e forze politiche differenti per tutelare la Costituzione rispetto ad una riforma ritenuta profondamente sbagliata e lesiva dei diritti dei cittadini e dei territori. La grande convergenza che si è realizzata si ispira allo spirito della Costituente segnato da dialogo e capacità di collaborazione al di là delle rispettive differenze».

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Chiaro l’obiettivo: «far sì che i cittadini chiamati a esprimersi sulla riforma costituzionale varata dal governo Renzi possano avere piena consapevolezza del loro compito. Si tratta di scrivere il futuro del Paese, non quello di un politico».

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domenica 13 Novembre 2016

(modifica il 23 Luglio 2022, 22:00)

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salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
7 anni fa

Da laureato trentennale in Politica (anche se ora, dall’avvento, dal 1999, delle lauree triennali, mi vanto solo della mia quinta elementare conseguita a Milano nel 1958), dico ai fautori del “si” e del “no”: ma l’avete mai letta la Costituzione, per giustificare il vostro caldeggiarla o il vostro denigrarla?

disco disco
disco disco
7 anni fa

commenti auto-celebrativi inutili

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
7 anni fa

…un dibattito che espliciti le ragioni del “si” e del “no”: con chi, fra chi? Tra di voi? O vi è la speranza di voler indottrinare coloro (quei tantissimi, cioè, che non hanno mai letto una pagina della Costituzione) che si disinteressano totalmente della cosa e che, per questo loro libero atteggiamento del quale vanno anche “fieri”, andrebbero rispettati e lasciati in pace? Poi, il “si” viene proposto da un fiorentino mentre il “no”, da due milanesi e un genovese: e lei, da, penso, meridionale, che apporto ha dato a tale diatriba, per la quale si infervora tanto? La scuola maestra di vita? Ammiro la sua buona volontà e il suo entusiasmo personale. Ma, guardandomi intorno, mi limito ad apprezzare lei. Una curiosità: dove insegna?

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
7 anni fa

Felice Tarantini è stato mio compagno di scuola, oltre che carissimo amico: frequentammo, dal 1961 al 1966 (quando ci siamo diplomati), il ginnasio-liceo insieme. Abbiamo avuto la stessa formazione. Non è vero che so “ben poco della scuola”: come “docente” dell’Università della terza età sono stato inviato, su richiesta di un dirigente di scuola media, ad insegnare, di pomeriggio, tutte le materie. Dopo aver notato la non eccessiva educazione dei ragazzi, suggerii ai professori di sacrificare, ognuno, cinque minuti della propria lezione per impartire “pillole” di buon vivere. Mi fu risposto: “non facciamo in tempo a finire il programma, figuriamoci se possiamo insegnare anche l’educazione” Cercai allora di farlo io, per quello che potevo. Complimenti comunque, per la passione che esprimi nella tua professione. Spero che riesca a creare molti emuli. Sempre nel ricordo del grande Felice.

salvatore di gennaro
salvatore di gennaro
7 anni fa

Caro Alfredo, se mi onori della lettura dei miei commenti, avrai notato la mia spasmodica ricerca del desiderio che il sud si impegni direttamente nell’agone politico, esprimendo movimenti o personaggi di rilievo nazionale tutti suoi. Nessuno mi segue in questo progetto, né posso attuarlo da solo. Quale arena è quella dove si va a rimorchio passivo di altri? E ci si compiace di farlo? Non è un allevamento di tori da combattimento, ma un’aia di capponi, nella quale io non mi ritrovo. E se continuo a commentare, è perché mi illudo che le nuove generazioni prendano coscienza del loro ruolo da protagoniste e non da comparse, nel sud. Ma questa “sacra esortazione”, oltre a me, chi altro la fa e dove altro si fa? Dove si dialoga più, a tavola, con i figli, tutti ormai vittime silenziose della televisione o dei tablet? Ecco il motivo della mia acre delusione. Cordialmente. Salvatore