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Beppe Grillo a Corato: «Siamo la rivoluzione francese senza la ghigliottina». Tutte le immagini

Giuseppe Cantatore, Cenzio Di Zanni
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Beppe Grillo a Corato - 14/05/13
Un pomeriggio estivo, in piena "controra" e una folla sempre più numerosa e trasversale, per età e orientamento politico. E' la piazza che ieri ha accolto Beppe Grillo nella tappa coratina del suo "Tsunami tour"
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Metti un pomeriggio estivo, in piena “controra”.  Il solleone su piazza Cesare Battisti e una folla sempre più numerosa e trasversale, per età e orientamento politico. E poi i “grilli quaratini”, attivisti, iscritti e simpatizzanti del Movimento per antonomasia: il M5S.  E poi ancora curiosi e avversari.

È la piazza che ieri ha accolto Beppe Grillo, nella tappa coratina del suo “Tsunami tour”, per il battesimo del candidato sindaco “a cinque stelle”, Domenico Ungari.

Una candidatura, la sua, nata dal basso, senza designazioni o giochi di potere, senza “i riti tradizionali” della politica.

«Abbiamo litigato perché non c’era nessuno che lo voleva fare, avevamo paura di quello che ci sarebbe successo. È il segnale del nostro senso di responsabilità – dice l'attivista Michele Tedone – poi abbiamo convinto Domenico Ungari […]. Una persona come voi, al suo posto potrebbe esserci uno di voi, uno che ha deciso di fare qualcosa per gli altri».

Le imminenti amministrative sono, nelle parole di Ungari alla piazza, «una partita che giocate tutti voi, se votate per me, votate per voi e salirete in comune insieme a me». «Non nascondetevi e non abbiate paura», è il suo l’appello alla partecipazione.

L’obiettivo dei cinquestelle coratini è «ridare a questa città la possibilità che tutti voi – afferma il candidato sindaco – saliate su quel Palazzo». «Un sogno», nella consapevolezza dei propri limiti, perchériconosce Ungari – «non ho tutte le soluzioni ai problemi e nessuno ce le ha, ma con il vostro aiuto si può fare molto».

Attesissimo l’intervento del leader del M5S.

«È già fatta andiamo via, abbiamo già fatto tutto», così Beppe Grillo nel suo esordio coratino, con tutta l’irruenza e l’irriverenza tipiche “dell’ex comico” genovese.

Il Grillo di sempre sfodera i suoi cavalli di battaglia: la stampa in gran parte asservita, la Rete come «unica forma d’informazione libera», il rinnovamento, la credibilità della classe politica, il taglio di stipendi e indennità, quel dilettantismo contestato ai suoi che diventa valore aggiunto.

«Capisco la diffidenza che avete per i giovani, capisco che per anni siete andati avanti dando il voto in cambio di qualcosa, della vostra sopravvivenza; per l’amor di dio, non è una critica, l’avrei fatto anch’io». Una dichiarazione sorprendente.

«Ti danno il posto, conosci quello, benissimo. Adesso – continua – vi dovete mettere in testa una cosa che è la verità: non c’è più nulla, non c’è più il voto di scambio, non vi danno più il lavoro. Se vi danno il lavoro lo stipendio ce lo mettete voi».

Eppure, il rischio del voto di scambio si fa ancora più plausibile, in generale: una promessa venduta come speranza, soprattutto nella disperazione. Un rischio concreto, nel malvezzo italiota.

«È un momento strano questo qua. L’Italia è divisa a metà, fra chi non ha più niente e chi galleggia, ma non si galleggerà più. A settembre/ottobre è finita» ammonisce Grillo. Una fotografia del momento e la previsione del prossimo futuro.

Il Beppe nazionale rivendica a sé la “disciplina” del malcontento generalizzato. «Io ho la rabbia dentro, come ce l’avete voi, quella rabbia buona che ci ha fatti aggregare in un grande sogno, ha portato a fare i banchetti, alle elezioni senza violenza. Di qua c’è la rabbia, di là l’odio. È diverso».

Secondo Grillo, il “sistema” ha paura del cambiamento “a cinque stelle”, perché «siamo la prima forza politica e non abbiamo una carica istituzionale al governo, non un ministero, la presidenza di una Camera o Commissione. Ma che Paese è questo – chiede – dove 9 mln di persone non sono considerate? Vuol dire che hanno una paura fottuta, che noi stiamo andando benissimo».

Grillo ne ha per tutti, nel suo j’accuse. Da Berlusconi che «sta facendo questo sporco gioco per andare alle elezioni e forse potrebbe anche essere rieletto, guarda che Paese strano siamo», fino ai democratici. «Quella del Pd era una manfrina» , perché «Gargamella non ha mai voluto governare con noi, voleva solo i nostri voti. Gli ho chiesto di restituire i rimborsi elettorali, non ha risposto, se non con otto punti vaghi».

La maggioranza che sostiene il governo Letta, invece, è un «partitone unico che non si sa più cos’è. Una diarrea cosmica». La sua prognosi è chiara: «meglio un dilettante onesto e trasparente che la gente che per anni ha ridotto il Paese in queste condizioni», nella consapevolezza che  «non siamo perfetti, siamo una parte di voi, e qualcuno lo perderemo per strada».

Una strada segnata, quella del Movimento. «Metteremo l’onestà dentro, dove non l’hanno mai vista. Ecco perché hanno paura», perché «il cambiamento si fa da qua, qui dove da 40 anni non cambia niente». Sembra questo l’unico riferimento alla dimensione locale.

Cambiamento, quindi, perché «noi siamo la rivoluzione francese, senza la ghigliottina».

mercoledì 15 Maggio 2013

(modifica il 26 Luglio 2022, 9:43)

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